Antigone eroina, martire, ma soprattutto donna

Antigone film 2019

C’è più di un motivo se la vicenda di Antigone è, da secoli, adattata in ogni forma, fino ovviamente ai film. Se i temi toccati dalla tragedia di Sofocle riescono ancora a riecheggiare così fortemente oggi.

Una delle ragioni è che il mondo, e principalmente l’umanità, stenta a cambiare, a migliorare. Come faceva allora Sofocle, anche oggi stiamo qui a domandarci quale sia la legittimità del potere, quale sia la priorità tra accettare un ordine imposto dalla legge e accettare la propria legge morale. E la forza di quella tragedia si evince soprattutto quando arriva una regista canadese, prende quella storia immortale, la tradisce a più riprese, eppure mantiene intatta la potenza e il sentimento della sua protagonista. Come spesso accade negli adattamenti cinematografici, il tradimento dell’originale è la chiave di volta per capirlo e rispettarlo veramente.

E così, nel film di Sophie Deraspe, la giovane protagonista non è più la figlia di Edipo, ma una studentessa che arriva in Canada con la sua famiglia dal Libano. Ismene, Eteocle e Polinice (con grande coraggio e fascino, il film mantiene intatti i nomi originali) sono, con Antigone, il nucleo di una famiglia di immigrati che deve integrarsi in una società nuova e diversa. Una società esigente ma, al tempo stesso, pericolosa per le innumerevoli scorciatoie che offre. Il celeberrimo finale della tragedia è qui ribaltato con enorme rischio, ma con la consapevolezza che nel 2019 è quasi più “sconvolgente” sapere che una donna è libera in questo mondo piuttosto che murata viva.

Tra Mito e Diritto: “La figlia di” Edipo

Il punto centrale per capire questo adattamento moderno è tutto nel ruolo della protagonista. Eroina sicuramente, martire certamente, ma più di tutto e prima di tutto donna.

La regista canadese saggiamente collega i temi della tragedia, legati agli abusi morali del potere, agli abusi odierni della polizia, alla facilità con cui purtroppo si spara, alle difficoltà dell’integrazione. Riesce persino a inquadrare la figura del mito che diventa Antigone nella facilità con cui, oggi, si creano facilmente i miti sui social. Ma soprattutto capisce che il coraggio di Antigone, la sua dignità, il profondo senso di ribellione per una giusta causa, sono i veri temi portanti. Oltre la politica, oltre il potere. Il ruolo centrale del diritto di una donna a farsi sentire, e scegliere chi poter essere, vale allora come vale oggi.

E allora Antigone che diventa donna a cielo aperto, libera dal destino della tragedia, fuori dalle mura maledette di Sofocle, è la rivoluzione necessaria. Per lei, per noi, e per chissà quante altre donne in futuro.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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