A Quiet Place 2 – Il sequel di cui avevamo bisogno

A Quiet Place 2 recensione

Il secondo capitolo del silenziosissimo sci-fi horror firmato John Krasinski, era inizialmente atteso per aprile 2020 nel nostro Paese ma, per i motivi che tutti conosciamo, l’uscita nelle sale è stata rimandata più volte. Senza mai cedere allo streaming, per volere dello stesso regista, è finalmente approdato nei cinema italiani il 24 giugno 2021 dopo aver macinato numero da record (in tempi pandemici) oltreoceano. Un segnale fortissimo per l’industria, che vede il pubblico in prima linea nel voler condividere l’esperienza di un mondo ridotto a brandelli, dove anche il più piccolo rumore può costare la vita.  

Dove eravamo rimasti

Al termine della precedente pellicola, il sacrificio di Lee ha permesso la sopravvivenza della propria famiglia e potenzialmente, dopo 474 giorni di terrore, potrebbe aver dato speranza all’intera umanità. Gli Abbott sono però costretti ad abbandonare la loro casa, e le abitudini faticosamente preservate, in seguito alla home invasion aliena subita e all’arrivo di una vita. In questo nuovo mondo, dove non è concesso emettere un suono, il trovarsi con un neonato è sinonimo di pericolo costante, ma del fumo in lontananza potrebbe essere il segnale di un amico. Tuttavia, con l’arrivo di una nuova razza dominante sul pianeta, l’uomo è profondamente cambiato e fidarsi del prossimo è un lusso che non ci si può più permettere. 

“Restare in silenzio non ti basterà”

La forza della famiglia

Nato tra le mura domestiche, l’intero progetto “A Quiet Place” ruota intorno al tema della famiglia.  E non poteva essere diversamente se pensiamo che tutto iniziò nel salotto di casa Krasinski, con una Emily Blunt tanto entusiasta per il concept del marito da obbligarlo ad affidarle il ruolo di Evelyn Abbott (decisione che si rivelò assolutamente vincente). Con il primo film, che il regista ha rivelato essere una vera e propria “lettera d’amore per le figlie”, vengono esplorate le dinamiche del rapporto genitori-figli, tra incomprensioni e carichi di responsabilità in preparazione di ciò che verrà.

Il messaggio è chiaro: il mondo è alla deriva ma la speranza risiede nei più giovani. Proprio in questo secondo capitolo, con l’abbondono della casa di famiglia e della reinventata quotidianità, avviene un passaggio di testimone generazionale significativo. Se da un lato troviamo una madre disposta a tutto pur di salvare e tenere al sicuro i propri figli, dall’altra una ragazza lotterà con tutte le sue forze (facendo di testa sua) per far sì che il sacrificio del padre non sia vano.

È Regan, interpretata dalla giovane e talentuosissima Millicent Simmonds, attrice realmente sorda dall’età di 1 anno, ad essere ancora una volta il perno della narrazione. Singolare e di assoluta riflessione è il fatto che, in un mondo minacciato da creature aliene killer dotate di super-udito, la chiave per la salvezza sia una giovane non udente che porta tra le mani un apparecchio acustico guasto, ultimo dono di un padre coraggioso. 

Non si parla durante il film!

È noto a tutti che il comparto sonoro e la riscoperta del silenzio, abbiano giocato un ruolo fondamentale nel successo di quello che, ormai, potremmo definire un franchise, dato che si vocifera da tempo di uno spin-off programmato per il 2023. Togliere al cinema horrorifico uno dei suoi elementi caratteristici (l’urlo) è stata una scelta tanto azzardata quanto vincente ma, in questo capitolo, c’è un po’ più di respiro in questo senso.

Si sono trovati luoghi e stratagemmi per i quali sussurrare è a volte concesso, tanto che possiamo persino godere di un ottimo accompagnamento sonoro firmato Marco Beltrami e di una criptica “Beyond The Sea” alla radio. Resta però affascinante l’utilizzo della lingua dei segni ed il tema della comunicazione, che qui si alza notevolmente di livello con l’inserimento di un personaggio extra-familiare: Emmett, interpretato da Cillian Murphy, in difficoltà nel relazionarsi con la giovane non udente. 

Tutte le scelte giuste per un sequel d’eccezione

“A Quiet Place II” è un sequel che diventa una vera e propria eccezione dato che, soprattutto nel genere thriller-horror, siamo abituati ad un abbattimento qualitativo con il proseguimento delle saghe. Qui, invece scopriamo un titolo, unicamente sceneggiato dal nostro ex venditore ammiccante Jim Halpert (The Office), che non tradisce mai l’opera precedente divenendone la naturale conseguenza.

Dopo un breve e funzionale opening del Day One, che ci mostra i primi attimi dell’Apocalisse, facendoci assaporare il nostro Lee ancora per qualche momento, siamo esattamente dove eravamo rimasti. Come se gli Abbott fossero rimasti lì, ad aspettarci, prima di andare avanti a lottare.

A una sceneggiatura così precisa e coerente, si uniscono una regia ed un montaggio (curato da Michael P. Shawver) capaci di esaltare ogni momento di tensione. Nonostante, come abbiamo detto precedentemente, il gruppo si divide e abbiamo due linee narrative differenti, si passa dall’una all’altra con una maestria rara che eleva ulteriormente il carico emotivo. Potete stare tranquilli amanti del genere, c’è da saltare sulla sedia in più di un occasone!

Il cast che già conoscevamo (Emily Blunt, Noah Jupe e Millicent Simmonds) sono, a mio avviso, ancora più in parte rispetto al capitolo precedente. Sempre totalmente credibili, le prove di un cast rodato vengono impreziosite da un innesto perfetto sia per carisma che per espressività: Cillian Murphy. L’attore irlandese riesce a dare al suo Emmett, un uomo devastato dalla perdita, l’ambiguità che necessitava, instillando nello spettatore sentimenti contrastanti per buona parte della pellicola dato che, come vedremo, il bene degli Abbott passa anche dalle sue scelte.

Concludendo, non è possibile non citare le scenografie e i luoghi scelti per le riprese in esterna; così come la fotografia, capace di cambiare volto più volte a seconda della situazione e dove possiamo trovare sia delle sequenze girate con luce naturale, sia toni più “sporchi”, che oscuri e tenebrosi. 

Non chiamatelo solo “horror movie” 

“A Quiet Place II” è un’esperienza da vivere davanti al grande schermo, che porta lo spettatore a tenere gli occhi spalancati e a non fiatare, quasi come se la salvezza degli Abbott dipendesse da lui. Protagonisti ai quali, come rarissime volte accade, entrano nel cuore del pubblico che non esiterà a temere seriamente per la loro incolumità.  Gestendo perfettamente i tempi action ed emotivi, il sequel di Krasinski amplifica i concetti di famiglia, sacrificio, fiducia e lotta per un futuro migliore, rispetto al precedente capitolo. Da sottolineare è il modo in cui ciò avviene: allontanandosi dalla comfort zone del genere ed imponendo una nuova figura non udente come motore narrativo, dandole in mano la chiave per la salvezza dell’umanità, non solo in termini di trama ma soprattutto metaforici. Non chiamatelo soltanto: “horror movie”, sbagliereste enormemente.  

Michele Finardi

IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (trucco, costumi, luci, effetti speciali)
Planner di salotti cinefili pop fin dalla tenera età, vorrei disperatamente vivere in un film ma non riesco a scegliere quale!

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