Victor Victoria, musical en travesti, ha quarant’anni ma non li dimostra

Victor Victoria film recensione

– Non mi importa se sei un uomo.

– Sì, ma io non sono un uomo.

– Non me ne importa lo stesso

Titolo originale: Victor/Victoria
Regia: Blake Edwards
Sceneggiatura: Blake Edwards, dal soggetto di Hans Hoemburg
Cast principale: Julie Andrews, James Garner, Alex Karras, Robert Preston, Lesley Ann Warren
Nazione: Regno Unito, U.S.A.
Anno: 1982

Victor Victoria è un musical ancora attuale, nonostante sia uscito al cinema ben quaranta anni fa

Qualche settimana fa abbiamo ammirato, sul palco del Festival di Sanremo 2022, Drusilla Foer, ovvero un attore uomo (Gianluca Gori) che finge di essere un donna dal fascino irresistibile e dall’eleganza impeccabili. La protagonista di Victor Victoria invece, è una soprano, Victoria (Julie Andrews), che finge di essere un uomo, il quale finge di essere una donna.

Il film sceneggiato e diretto da Blake Edwards è ambientato nella Parigi del 1934. Victoria Grant fa letteralmente la fame, perché non riesce ad essere scritturata, nonostante il suo enorme talento.

Victoria conosce Carroll Todd (Robert Preston), un cantante omosessuale, spiantato quanto lei, che le offre ospitalità e sostegno, dopo una scena esilarante in un ristorante, dove la donna ha finto di trovare uno scarafaggio nell’insalata per non pagare il conto.

Todd si accorge per caso che Victoria, in abiti maschili, sembra proprio un uomo e la convince a cercare lavoro come cantante fingendosi un uomo gay che si traveste da donna. Si inventa, quindi, il personaggio del conte polacco Victor Grazinski e lo presenta all’impresario Cassel (John Rhys-Davis), che gli fa fare un spettacolo nel suo locale, di immediato successo.

Il conte Victor inizia ad esibirsi in numeri musicali vestito da donna, con una voce pazzesca e, alla fine del concerto, si toglie la parrucca e rivela di essere un uomo.

Dal palco il suo fascino conquista il gangster americano King Marchand (James Garner), il quale resta sorpreso quando la cantante si rivela come il conte Grazinski e, soprattutto, scioccato quando si accorge di essere attratto da un uomo.

Il segreto di Victoria, però, gli verrà presto svelato, alla fine di una rissa rocambolesca in un locale, anche perché anche la donna si sta innamorando di lui. Ma non sarà l’unica rivelazione per Marchand. La relazione tra Victoria e King avrà le sue difficoltà. Tuttavia, la storia si concluderà con un happy end immancabile in una commedia hollywoodiana e, a maggior ragione, in un musical.

Con Victor Victoria Blake Edwards si conferma un maestro della commedia.

Questa commedia è stata spesso definita come uno dei film migliori di Blake Edwards, degno di quelli girati da un altro maestro del genere, Ernst Lubitsch.

Si tratta di un progetto in stile retrò, che si ispira ai musical della MGM degli anni ’40 e ’50.

Un bel musical, di quelli anomali in cui i dialoghi non sono mai cantati, un po’ nello stile di Cantando sotto la pioggia o La La Land e i numeri musicali sono inseriti nel loro contesto verosimile, quello dello spettacolo o del concerto inscenato nel film. La bella colonna sonora è di Henry Mancini, autore delle soundtrack di altri film cult di Blake Edwards, come Colazione da Tiffany e Hollywood Party. Vinse anche l’Oscar come miglior canzone.

La sceneggiatura vivace è dello stesso Edwards dal soggetto di un film tedesco del 1934 scritto da Hans Hömsburg, che aveva già avuto un primo remake nel 1957.

Oltre ai travestimenti, si mescolano anche i generi: il musical, la commedia con le gag di apertura che servono a delineare i caratteri, il film d’amore romantico. L’effetto comico è garantito dall’equilibrio puntuale tra umorismo di parola e comicità di immagine, grazie non solo alla regia ma anche all’immenso talento di protagonisti e caratteristi.

Oggi forse i dialoghi non passerebbero indenni dalla criptocensura di un eccesso di politicamente corretto, visto che sono pieni degli epiteti offensivi, ora – giustamente – inaccettabili per indicare i gay in un film.

In realtà, la storia è un inno alla diversità e all’apertura mentale, ma soprattutto all’accettazione di se stessi per come si è e degli altri per come sono.

Tanti sono gli stereotipi sull’omosessualità, il genere, l’identità di genere e la sessualità che questo film mette in luce e sbeffeggia.

Il fine di Victor Victoria è mettere a nudo le varie ipocrisie, presenti nella società occidentale all’epoca del film (inizio anni ’80), ma non del tutto e dappertutto scomparsi al giorno d’oggi. A distanza di quarant’anni esatti, il film è ancora molto attuale e sollecita ancora gli spettatori ad interrogarsi mentre ride e sorride delle gag e dei dialoghi.

La trama scherza sull’omofobia e sui pregiudizi, ma anche sull’impotenza maschile, la finzione dell’orgasmo femminile, i ruoli “tradizionali” dell’uomo e della donna.

Victoria potrebbe smettere di fingersi Victor Graziski, ma non vuole perché nei panni del conte ha avuto successo e ha scoperto che, come uomo, può fare molte più cose che come donna. Si è emancipata. Questa idea che una donna possa avere libertà e successo solo se “veste i panni di un uomo” è ancora molto presente nel paradigma del lavoro e del potere, che continuiamo ad agire ancora negli anni ’20 del XXI secolo, come fossero i ‘30 o gli ’80 del precedente.

Ma Victoria non è l’unica a fingere, anche King è un simulatore: è un uomo d’affari che fa affari con i gangster,  ma “finge” di non essere un gangster. Gli da fastidio che gli altri pensino che sia omosessuale, non gli basta conoscere la vera identità di Victoria e la verità sulla loro relazione. La sua idea della propria virilità, come del potere negli affari, è molto condizionata dai pregiudizi.

Un luogo comune che comunque ho trovato divertente nel film è ben espresso in questo dialogo tra Victoria e Toddy:

– King Marchand è arrogante e presuntuoso, uno sciovinista e un gran rompiscatole.

– Credo che potrei innamorarmene.

– Anch’io.

D’altronde, lo diceva anche Ennio Flaiano: i grandi amori si annunciano in un modo preciso. Appena la vedi, dici “chi è questa str**?”.

3 motivi per guardare il film:

  • per i numeri musicali e la voce di Julie Andrews;
  • perché commedie così a Hollywood non le sanno più scrivere;
  • perché è divertente.

Quando vedere il film:

quando avete bisogno di leggero divertimento e voglia di una sceneggiatura scritta bene.

Stefania Fiducia

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Area tecnica (fotografia, trucco, costumi, luci)
Stefania Fiducia
Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.
victor-victoria-film-recensioneUn film divertente, scritto e recitato benissimo, uno dei migliori di Blake Edwards, impreziosito dalla voce sublime di Julie Andrews. Poco conosciuto dalle nuove generazioni, è ancora attualissimo dopo 40 anni. Vi consiglio di recuperarlo.

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