Titolo originale: La ciociara
Regia: Vittorio De Sica
Soggetto: dal romanzo omonimo di Alberto Moravia
Sceneggiatura: Cesare Zavattini
Cast principale: Sophia Loren, Jean-Paul Belmondo, Raf Vallone, Eleonora Brown
Nazione: Italia, Francia
Anno: 1960
La ciociara, uscito nel 1960, è un capolavoro di Vittorio De Sica e una delle interpretazioni migliori di Sophia Loren
Dal romanzo omonimo di Alberto Moravia, Vittorio De Sica e Cesare Zavattini traggono soggetto e sceneggiatura del film La ciociara. Il ruolo della protagonista della storia, Cesira, viene affidato ad una intensissima Sophia Loren, affiancata da un ottimo Jean-Paul Belmondo, recentemente scomparso.
Il film ebbe un grande successo. Fu presentato in concorso al Festival di Cannes e due anni dopo vinse anche il Golden Globe. Per la sua interpretazione Loren vinse anche l’Oscar nel 1962.
Parte della critica (tra cui Paolo Merenghetti) spiega implicitamente il successo della pellicola negli USA definendolo uno spettacolo europeo prodotto all’americana.
Infatti, Carlo Ponti inizialmente doveva produrre il film per la Paramount e affidarne la regia a George Cukor e il ruolo della protagonista ad Anna Magnani. Insomma, grandi nomi di fama internazionale, a cui si aggiunse quello di Sophia Loren nel ruolo della figlia di Cesira, la giovane Rosetta. Il rifiuto di Magnani spinse Ponti ad affidare il ruolo di Cesira alla stwssa Sophia Loren, che era già una diva amata all’estero per i suoi ruoli nelle commedie all’italiana. Ponti rinunciò ai partner americani e affidò la regia a Vittorio De Sica.
La trama de La ciociara è tratta dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia
Il film La ciociara è ambientato, come il romanzo, nei mesi cruciali tra il 1943 e il 1944. L’Italia è in piena guerra, prima sotto i bombardamenti degli anglo-americani, poi, dopo l’armistizio, sotto l’occupazione tedesca.
Dopo il bombardamento del quartiere di San Lorenzo, la vedova bottegaia Cesira (Sophia Loren) fugge con la figlia dodicenne Rosetta da Roma, dopo aver lasciato negozio e magazzino in custodia a Giovanni (Raf Vallone), con cui ha una relazione fugace.
Torna a Sant’Eufemia, il paese della Ciociaria, nel Basso Lazio, di cui è originaria. Qui ritrova parenti e amici della sua infanzia e giovinezza. Si riunisce a questa comunità, rinfoltita dall’arrivo di altri sfollati dalla città.
Tra questi, conosce l’intellettuale antifascista Michele (Jean-Paul Belmondo) che si innamora di lei, anche se è più grande di lui. È un sovversivo, come dice suo padre Filippo, ma ha voglia di lavorare, come constata la concreta Cesira, che ben presto inizia a ricambiare l’interesse del giovane.
L’Italia all’indomani dell’armistizio si trova ad un bivio e le discussioni politiche sono all’ordine del giorno. Gli sfollati sono una comunità sempre più unita dalle difficoltà di una vita molto dura: il cibo che scarseggia ma va spartito tra tutti; le case affollate e fredde nel lungo inverno; i bombardamenti sempre più frequenti anche nelle campagne; l’incertezza totale sul futuro prossimo.
Il fronte si avvicina anche a Sant’Eufemia. Un gruppo di tedeschi che cerca di sfuggire all’avanzata degli Alleati costringe Michele a guidarli attraverso i monti. Arrivano le truppe alleate e nella generale euforia Cesira decide di tornarsene a Roma insieme con Rosetta. Si fermano a riposare in una chiesa diroccata dove però sopraggiunge improvviso un gruppo di soldati marocchini, le cui truppe erano aggregate a quelle alleate. I soldati violentano la donna e la ragazzina.
Ne La ciociara echeggia il tratto neorealista di De Sica e Zavattini
Inquadrature che sembrano dipinti caratterizzano la regia di Vittorio De Sica ne La ciociara, soprattutto nelle scene negli interni.
Cesare Zavattini e De Sica, maestri del Neorealismo, portarono nel film tutta la tematica di questo “movimento” del cinema italiano del dopoguerra. Zavattini tagliò molto il romanzo di Moravia, ma – secondo la critica dell’epoca (Segnalazioni cinematografiche, vol. 49, 1961) – ne rese anche più umani i personaggi e addolcì molte delle asperità polemiche o descrittive dell’opera letteraria.
Come detto sopra, l’Italia rappresentata nella storia si trovava ad un bivio e le discussioni politiche erano molto aspre.
Il personaggio di Michele rappresenta l’idealista gioventù intellettuale del Paese, apparentemente poco pratica e concreta, ma che poi si rileverà coraggiosa nelle fasi dell’occupazione e della Resistenza. Ma Michele è anche la rappresentazione della coscienza di un’Italia che nel 1943 stava prendendo sempre più coscienza dei propri errori.
Quando questo film intenso uscì nel 1960 forse gli italiani non avevano molta voglia di ricordare il recente passato.
La grandezza di De Sica e Zavattini fu, di nuovo, quello di regalare al grande pubblico un film onesto, che non faceva sconti ai fascisti, ma neppure idolatrava i liberatori.
La scena dello stupro di gruppo è tanto fulminea quanto agghiacciante. A Vittorio De Sica – e prima ancora ad Alberto Moravia come autore del romanzo omonimo – va il merito di non essersi uniti al coro silenzioso sulla tragedia delle cosiddette marocchinate, che ha coinvolto le popolazioni del Frusinate.
Il silenzio imbarazzante e imbarazzato ha imperato per decenni ed è iniziato da subito, già dalle vittime scioccate, come le stesse Cesira e Rosetta ne La ciociara. Ciò non ha impedito, però, che una ferita così dilaniante segnasse profondamente quelle popolazioni.
La ciociara, quindi, è un film sulla feroce ingiustizia e insensatezza della guerra, nella quale le donne e i più deboli finiscono per pagare sempre un prezzo altissimo.
La ciociara è soprattutto la grande interpretazione di Sophia Loren
Il grande successo de La ciociara ha coinciso con un successo enorme per la sua protagonista. Sophia Loren ha ottenuto numerosi premi per l’interpretazione di Cesira: nel 1961 il David di Donatello, il Nastro d’argento e il premio per la migliore interpretazione femminile al Festival di Cannes; nel 1962 arrivarono anche il Bafta e l’Oscar.
Riconoscimenti più che meritati, perché in questo film Sophia Loren è perfetta. Da un lato, la sua bellezza è esaltata all’ennesima potenza dalla fotografia in bianco e nero di Gábor Pogány, con un bellissimo gioco di chiaroscuri soprattutto nei primi piani. Ma, dall’altro, la diva appare qui più brava che bella, riuscendo a interpretare con intensità una protagonista che vive drammi e ansie atroci ora come donna, ora come madre.
Di fatto, questo è il primo film con cui Sophia Loren dimostra di essere una grande attrice capace anche nei ruoli più drammatici. Ecco quindi che il rifiuto iniziale di Anna Magnani di interpretare Cesira si è rivelato un punto di fortuna sia per il film sia per Loren.
Qui la diva è affiancata da un ottimo Jean-Paul Belmondo, attore della Nouvelle Vague francese, in un ruolo insolito per lui: il giovane timido e introverso, che deve ancora iniziare a vivere, molto fedele alle proprie idee e ai propri ideali.
3 motivi per guardare il film:
- per Sophia Loren, magistrale in questo film;
- perché fa riflettere sull’ingiustizia della guerra, senza se e senza ma;
- perché De Sica e Zavattini insieme sono sempre una garanzia.
Quando vedere il film:
quando volete regalarvi il piacere di guardare un classico del cinema italiano, riconosciuto in tutto il mondo.
Stefania Fiducia
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