Il tabù mestruale ispira il doloroso e lieve racconto delle età della donna.
Il sangue, dirompente segno vermiglio, su panno bianco, in lino. Il ciclo mestruale così è materia prima colma di simbolismi. Mentre suggerisce riti quotidiani arcaici che segnavano ciclicamente il tempo delle donne. Dall’infanzia alla senilità, il ciclo mestruale delinea un orizzonte conoscitivo tramandato di madre in figlia. Conforto, vergogna, in sinestesia solcano la mente e il corpo femminile.
Il sangue delle donne fra tempo biologico e tempo storico.
68 artiste sono coinvolte nel progetto internazionale “Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco”. Curato da Manuela De Leonardis coordinato per la mostra all’Auditorium Vallisa a Bari, da Antonella Zito (Fondazione Pasquale Battista). La missione è trattare la “pezza” usata anticamente per tamponare il sangue mestruale. Sarà allora il panno lo strumento per tracciare un affresco sociale fra occidente e oriente? Scopriamolo.
L’idea parte nel 2014 quando vi è l’adesione delle prime 14 artiste.
Approda per la prima presentazione nel 2016 alla Casa Internazionale delle Donne a Roma. Inoltre, da questa iniziativa nasce nel 2018 il volume Il sangue delle donne | The blood of women. Tracce di rosso sul panno bianco | Traces of red on a white cloth, in cui sono raccolte le opere e i testi scritti dalle 68 artiste.
Attraverso il ciclo mestruale si rintraccia perciò una progenie artistica sempre personale.
Virginia Ryan con l’opera “Dry Your Tears (I Cried Tears of Blood)”, 2014, pannolino, bronzo dorato.
Virginia è nata in Sudafrica e associa il panno ad un ricordo familiare. Con commozione affiora l’amorevole e timoroso ricordo del menarca. Dunque vediamo il panno di lino, conservato in una scatola di kleenex, che tampona un altro fluido corporeo: le lacrime. Il panno è una reliquia, rimuove ma non cancella. La Ryan protetta dal calore materno, avverte le sofferenze dei connazionali turbati dalla guerra civile in corso. Un’imboscata della storia scuote la routine di comuni cittadini. Il ciclo mestruale è precisamente il documento/monumento di una tragedia umana.
Hanako Kumazawa con “Ecate”, 2016, pannolino, terracotta, castagno, foglia d’oro, pigmento, cristallo.
La scultrice giapponese risiede in Italia da oltre vent’anni. Il suo lavoro narra la dimensione dei ritmi biologici femminili secondo le fasi lunari. Tramite la dea Ecate che ci presenta le tre età della vita: la pubertà come luna crescente, la maturità come luna piena, la senilità come luna calante. Il sangue delle donne, qui nelle forme della dea, è dunque collettività e universalismo. Per l’artista è essenziale che la “sua” Ecate mostri fieramente il panno quadrato macchiato dal purpureo vitale in circolo. Si presenta ai nostri occhi l’incanto dell’estensione terrestre, marina, celeste.
11. Silvia Levenson Una ogni tre giorni, 2015 Pannolino, filo, perline colorate 45×45 cm (ph Marco Del Comune) (1) 7. Silvia Giambrone Cheers!, 2016 Pannolino, bottiglia di vetro dimensioni reali Il sangue delle donne 16. Silvia Stucky Lacrime delle cose, 2018 Pannolino, colori per stoffa 59×59 cm (1) 1. Manal Al Dowayan Perpetual Minor, 2016 Pannolino, inchiostro per serigrafia 47×50 cm (1) 10. Ilaria Abbiento Come la marea, 2018 annolino imbevuto di acqua di mare, boccetta di vetro, fotografia, filo rosso 23,5×11 cm
L’artista di origine armene Sonya Orfalian presenta invece: Senza titolo, 2015, pannolino, ferro, legno.
Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada.
(Matteo, 10, 34)
L’artista non immagina il sangue mestruale. Un fiotto copioso sgorga da una ferita sì, ma perchè offeso dal femminicidio e ancora dalle mutilazioni genitali e dagli abusi come azioni di guerra. Per giunta il panno qui è affiancato da una spada. E cioè: il palcoscenico è un tagliere di legno ovvero un altare sacrificale. Gli oggetti rievocano l’azione meccanica di attacco e difesa. E come tale le donne sono vittime ma anche carnefici. D’altra parte il corpo femminile è sempre un bersaglio. La spada/baionetta richiama anche l’onta del genocidio armeno. “Il grande crimine” ossia lo sterminio di un popolo per ragioni di sangue.
Il ciclo mestruale è un flusso in continuità e in proiezione.
L’artista italiana Novella Oliana introduce: What I need to be myself elsewhere/Ciò di cui ho bisogno per essere me stessa altrove, 2017, pannolino, stampa inkjet su carta, filo rosso. Il sangue per l’artista è una superficie. Osserviamo dunque il sangue mestruale riaffiorare da acque cristalline. Tal che in una sovrapposizione di ambienti, Il mare e il sangue appaiono flussi perpetui in sequenza. Come non riflettere allora sulla salute riproduttiva anche come salvaguardia di un ecosistema.
Il ciclo mestruale quando le iniziative culturali auspicano progresso sociale.
È il 2016 quando la rivista americana Newsweek propone in copertina la foto di un tampone mestruale. Inizia così l’indebolimento di un pervicace oscurantismo visivo. Per non parlare dell’incessante azione internazionale che porta alla ribalta le fratture sociali legate al ciclo mestruale. Ricorderete a tal proposito il documentario premio Oscar 2019 “Period. End of sentence” che racconta la storia di un gruppo di donne indiane autogestite. L’impresa osserva le donne emanciparsi lavorando ad una, se pur embrionale, produzione artigianale di assorbenti a basso costo. Il risultato? Vantaggi stupefacenti nella vita delle nostre contro lo scetticismo imperante. Il panno di lino è per loro in realtà sperequazione economica e sociale di genere.
Il ciclo mestruale è una decisiva occasione di riscatto sociale e di riconoscimento identitario.
L’operazione cinematografica è ispirata all’intuizione di Arunachalam Muruganantham, (“Padman“). L’imprenditore indiano è salito agli onori di cronaca per aver avviato una produzione industriale di assorbenti igienici a basso costo. Non senza un acceso scontro con le ostinate superstizioni dell’India rurale.
L’indagine della giornalista francese Élise Thiébaut nel testo “Questo è il mio sangue“.
Il lavoro, del 2018, esamina gli aspetti e i dispositivi nel recente fenomeno di “rivoluzione mestruale”. La consapevolezza del corpo femminile non può che partire da un intervento globale nel dibattito pubblico.
9. Sasha Huber Three Generation Blood Line, 2016 Pannolino, filo di ryon 50×52 cm (1) 5. Vlasta Delimar Celebration of Menstrual Blood, 2002-2016 Pannolino, zip, fotografia a colori, spilli 28×16 cm (1) 15. IVANA SPINELLIAnatomica, 2015 Pannolino, vetro, pasta per modellare 10x13x13 cm (1) 14. Elly Nagaoka Il Ciclo dei cicli, 2015 Pannolino, colori ad olio 13,5 x 24,5 cm (1) 13. Florencia Martinez The red square, 2018 Pannolino, ricamo, filo grigio e filo rosso 47×68 cm (1) 12. Lina Pallotta FLASH & BLOOD, 2018 Pannolino, stampa digitale 51×45 cm (1) 18. Ruchika Wason Singh Landscape 1985-2012 (I), 2015 Pannolino, pittura acrilica e inchiostro Sumi-e 47×52 cm (1) 4. Tomaso Binga San guè, 2016 Pannolino, stampa, spille da balia 70×66 cm (1) 8. Maïmouna Guerresi Red carpet, 2015 Pannolino, pigmento 44×47 cm (1)
Il clamore mediatico amplia l’offerta giuridica in tema mestruazioni. Non in Italia, però.
Nel 2016 gli esponenti del partito Possibile propongono per la prima volta in Italia un disegno di legge per ridurre l’Iva sugli assorbenti. L’esito, come sappiamo, è a tutt’oggi negativo. Inutili in aggiunta anche le successive proposte promosse dal PD nel 2018 e nel 2019, più quella di Pierpaolo Sileri (M5S) del 2018. E questo considerando il contrasto alle direttive europee cui gli altri stati membri hanno già aderito. Ma ancora: la proposta di legge che vorrebbe introdurre il congedo mestruale. Presentata alla Camera nel 2014 dal PD, è tuttavia ferma al Senato dal 2017, approvata come disegno di legge. Insomma è evidente il vischio burocratico che arresta una così fertile corrente. Marciamo!
Marilù Piscopello
“Il sangue delle donne. Tracce di rosso sul panno bianco”
Bari, Auditorium Vallisa, Piazza del Ferrarese 4 , 5 – 19 settembre 2019
Orari: tutti i giorni 10.00/13.00 – 17.30/21.30
Ingresso libero.