Una Diva. Un’Attrice di talento. Un’Interprete capace di unire la forza e la delicatezza in ogni personaggio. Valentina Cortese
Come definire Valentina Cortese? Un’Artista forse… Sì un’Artista! Un’artista che si è spenta qualche giorno fa a 96 anni.
Una donna che nella sua immensa forma di espressione riusciva sempre ad essere all’altezza di qualunque situazione, compreso il non recitare da tempo.
Eh sì! Valentina Cortese infatti era lontana dalla scena dal 2014, quando fece al Teatro Argentina di Roma un’apparizione straordinaria. Tante volte il palco le era stato amico, concedendole applausi, riconoscimenti e la compagnia di tante personalità importanti. Primo fra tutti l’amato Giorgio Strehler. Con lui il Teatro era una passione da dividere e condividere. Molti i loro sodalizi di coppia sula scena, soprattutto sul palco del Piccolo di Milano, tra cui El nost Milan di Bertolazzi, Il gioco dei potenti (rifacimento dello shakespeariano Enrico VI), Santa Giovanna dei Macelli di Brecht, I giganti della montagna di Pirandello, fino a giungere a Il giardino dei ciliegi di Cechov dove il pubblico assocerà il suo volto alla nobile e malinconica Ljuba.
Vide anche la regia di personalità quali Gruber, Garinei e Giovannini e Chéreau, ma sicuramente gli anni con il regista triestino l’hanno resa ancora più grande nel panorama teatrale.
Anche il cinema però le aveva dato tante soddisfazioni in passato.
Il primo ruolo riconosciutole dietro al bianco lenzuolo avvenne a soli 18 anni in Il bravo a Venezia, accanto a Rossano Brazzi. Finché non arrivò il successo, diretta dal Maestro Alessandro Balsetti, con lo scandaloso La cena delle beffe. Come non notare quel volto innamorato del personaggio di Amedeo Nazzari, insieme ad altre personalità del cinema di allora come Clara Calamai, Memo Benassi, Luisa Ferida e Osvaldo Valenti.

Anche Hollywood si accorge di lei.
Verrà diretta da personalità come Robert Aldrich, Dassin, Mankiewicz e Robert Wise. Reciterà con attori come Spencer Tracy, Humprey Bogart, Jaqueline Bisset, William Holden, Ava Gardner, diventando amica e confidente di Cary Grant, James Stewart, Gregory Peck, Ingrid Bergman, Paul Newman, arrivando addirittura a rifiutare (poi divenuto un rimpianto) un ruolo in Luci della città, di Charlie Chaplin.

Anche il cinema italiano però non l’abbandonerà mai.
Antonioni la dirige in Le amiche e le farà vincere il primo Nastro d’Argento. Zeffirelli l’avrà accanto in tre pellicole, come Fratello sole, sorella luna; Gesù di Nazareth e Storia di una capinera. E poi Fellini, Vanzina, Mario Bava e molti altri.
La grande conferma dell’Olimpo recitativo avvenne nel 1975, con la candidatura all’Oscar come attrice non protagonista, per Effetto notte diretta François Truffaut. Non lo vinse ma la Bergman, vincitrice e sua grande amica, si scusò con lei prendendo l’ambita statuetta durante la cerimonia, dicendo che a parer suo quell’anno il prestigioso premio doveva essere proprio di Valentina Cortese.
Da questa personalità però non si distaccò mai l’eleganza: venne per questo celebrata per sempre come ‘diva’, poiché con charme e gentilezza esprimeva sempre classe. Una donna divenuta importante, però, senza dimenticarsi delle sue umili origini: confessò infatti che il suo foulard in testa (mai saputo se tenuto per stile o per rispetto ai suoi anni) era per omaggiare quei contadini che l’avevano cresciuta.
Un esempio per tanti. Una Signora, capace di esprimere e lasciar trasportare il fuoco divino della Recitazione, in un modo che ormai (e aggiungo purtroppo) non si usa più.
Francesco Fario