Quest’anno il teatro Eliseo compie 100 anni.
100. Non è mica poco! È un secolo che quel teatro ospita registi, attori, spettatori concedendo loro una pausa dal corso ineluttabile della storia. Intrattenendo, formando, consolando. Quando si raggiungono certi tipi di traguardi, è d’obbligo celebrarli. E l’Eliseo ha tutta l’intenzione di festeggiare nel migliore dei modi. Lo dimostra con lo spettacolo d’inizio stagione.
La stagione del centenario. Il teatro Eliseo festeggia i suoi primi 100 anni
Il Cyrano De Bergerac.
Il famoso Cyrano De Bergerac di Edmond Rostand. Celebrare il teatro attraverso un nuovo allestimento di un grande classico nato per il palcoscenico. Questo vuole fare lo spettacolo di Nicoletta Robello Bracciforti. Una produzione che si presenta importante, ambiziosa, spettacolare. Una versione celebrativa. Lo si nota subito nel momento in cui si apre il sipario. La scenografia è imponente, articolata, rappresentativa dell’epoca della storia. Le strutture architettoniche si muovono nello spazio, si scompongono e permettono di creare scene su diversi livelli di altezza e di profondità. Un allestimento che, pur non tradendo il realismo della rappresentazione, si avvale delle più moderne tecnologie, dimostrando come la messa in scena sia cambiata nel corso del tempo.
A vestire i panni di Cyrano c’è il direttore artistico del teatro in persona: Luca Barbareschi.
Accanto a lui tanti talentosi attori come Linda Gennari, Duccio Camerini, Duilio Paciello che riescono restituire un testo in versi in maniera naturale e credibile. A completare il cast ci sono allievi e allieve della scuola d’Arte Cinematografia Gian Maria Volonté. Sul palco si incontrano, generazioni di attori diverse: quella con numerose esperienze professionali alle spalle e quella alle prime armi. E anche questo potrebbe essere visto come un regalo che l’Eliseo si fa per il suo compleanno secolare.
Nonostante sia un testo lungo e poetico, la storia si segue con piacere, coinvolgendo lo spettatore. Le scene corali hanno un gran ritmo e sono molto movimentate. Ma è in quelle a due o tre personaggi che ci si lascia completamente rapire dalla storia. Perché, alla fine, ciò che interessa di più a chi guarda è la possibilità di riconoscersi nei protagonisti. E Cyrano è un personaggi in cui ciascuno di noi può facilmente immedesimarsi.
La storia è classica: Cyrano ama Rossana che però è innamorata, riamata da Cristiano.
La giovane, però, non vuole solo un uomo bello, ma anche abile con le parole. Vuole essere conquistata attraverso l’eloquenza. Cristiano è tanto affascinante, coraggioso e onesto quanto pragmatico. Non è in grado di esprimere i propri sentimenti ricorrendo alla poesia, a figure retoriche o a frasi elaborate. Chiede aiuto proprio a Cyrano che è maestro nell’arte del parlare. Inizia così un gioco a tre molto delicato. La scena del balcone (avete letto bene e non stiamo parlando di Romeo e Giulietta) in cui Cyrano suggerisce battute a Cristiano da rivolgere a Rossana per poi prenderne il posto, è tra le più belle dello spettacolo. Divertente sul momento, ma che già lascia intendere quanto la situazione diventerà complicata in seguito.
E la domanda che sorge spontanea è: ci innamoriamo di un corpo o del carattere che contiene? Nei rapporti conta più l’attrazione fisica o ciò che le persone riescono a darsi grazie all’incontro di personalità affini o diverse? Il testo di Rostand dà una risposta abbastanza chiara in merito (che noi non vi sveliamo). Nella realtà, possiamo dire solo che ognuno di noi è libero di confrontarsi con queste domande a seconda delle proprie esperienze. Perché, alla fine, l’amore è tra le cose più difficili da comprendere e da spiegare. La cosa migliore che si possa fare è viverlo.
Cyrano incarna anche l’eroe di un tempo, quello incapace di scendere a compromessi.
Valoroso, eroico, generoso, incorruttibile, lo spadaccino non riesce a essere diplomatico. Neanche quando sarebbe meglio che lo fosse. Non sopporta gli sbruffoni, le ingiustizie e le combatterà per tutta la propria vita, costruendo intorno al suo nome un’aura leggendaria che è arrivata fino a noi. È entrato nel Pantheon delle figure letterarie immortali che, pur nella sua particolarità, finisce con il rappresentare tratti comuni a gran parte degli esseri umani.
E cosa c’è di meglio di una figura mitica per celebrare 100 anni di vita?
È sicuramente di buon augurio per un altro secolo di grandi spettacoli, storie e, soprattutto, emozioni.
Federica Crisci