Palmina – amara terra mia. Il coraggio di una ragazzina contro l’orrore degli adulti

Un'immagine dello spettacolo Palmina. Amara terra mia

Palmina – amara terra mia di Giovanni Gentile, in scena fino a domenica 4 novembre al teatro Kopò, è uno di quegli spettacoli che non si può perdere. Il regista pugliese, ancora una volta, assesta un pugno in faccia alla nostra ipocrisia di ben pensanti. Ancora una volta Gentile racconta la cronaca, specie quella più taciuta, attraverso la magia del teatro.

Del dramma di Palmina Martinelli sentii parlare per la prima volta molti anni fa.
Era il 1989 e a raccontare della morte di una ragazzina originaria di Fasano, provincia di Brindisi, era Corrado Augias con la trasmissione Telefono Giallo, uno dei migliori programmi del giornalista romano.
Un fatto di una crudeltà indicibile che mi sconvolse per l’atrocità della morte di Palmina e per l’assurda vicenda processuale.

E’ l’11 novembre del 1981 quando Antonio Martinelli rientrando in casa trova sua sorella Palmina avvolta dal fuoco.

La sorella è nel bagno, accovacciata sul piatto doccia nel disperato tentativo di spegnere il fuoco che la sta divorando ma quel giorno a Fasano non c’è acqua.

Antonio prova a fare qualcosa, tenta di spegnere le fiamme che bruciano il corpo di Palmina. Chiede aiuto, chiama i soccorsi ma le conseguenze sono comunque drammatiche.

All’ospedale di Bari accertano che la ragazzina, ha solo quattordici anni, ha riportato ustione terribili, che interessano il 70% del suo corpo.

Morirà ventidue giorni dopo, il 2 dicembre 1981, alla fine di un’estenuante, terribile agonia. Palmina, però, fa in tempo a parlare.

Al fratello, ai medici, ai carabinieri e specialmente al giudice Nicola Magrone, racconta quello che le è successo e fa i nomi dei suoi carnefici.
Le parole pronunciate con un filo di voce dal suo letto d’ospedale sono precise, circostanziate, registrate.
«Entrarono Giovanni ed Enrico (si tratta di Enrico Bernardi e Giovanni Costantini ndr) e mi fanno scrivere che mi ero litigata con mia cognata. Poi mi chiudono in bagno, mi tappano gli occhi, mi mettono lo spirito e mi infiammano.»

Palmina Martinelli, sesta di undici figli, ha una testa piena di capelli neri, lunghi e irrequieti come l’adolescenza, come la sua voglia di vivere.
Nonostante sia poco più che una bambina ha il coraggio di dire no a un sistema che la vuole una schiava sessuale, un corpo da sfruttare per “regalare” piacere a dei comuni mostri.

Ma a quello schifo, Palmina si ribella. Lei “la vita” non la vuole fare, vuole correre ed essere felice.

La prostituzione di giovani ragazze non è purtroppo una novità nel paese di Fasano e ha già  toccato anche la stessa famiglia di Palmina.

L’11 novembre mani rimaste ancora anonime la strappano per sempre alla vita.

Ad oggi  la giustizia non ha dato un nome e un volto agli assassini di Palmina Martinelli.
Le indagini, condotte dal PM Magrone, dopo anni di processi, si concludono nel 1989 quando la Suprema Corte di Cassazione assolve i due imputati.
La motivazione lascia esterrefatti: insussistenza del fatto.

A quel verdetto Mina, la sorella di Palmina, non crede.

Per lei è impossibile che sua sorella, una ragazza così vitale, si sia data fuoco, oltretutto senza un vero e proprio motivo.
La verità per lei è un’altra e va cercata e finalmente trovata. Per questo Mina presenta, nell’ottobre del 2012, un ricorso per riaprire il caso. Alla base della richiesta, tra l’altro, la perizia del medico legale che dimostra come la ragazzina non abbia potuto darsi fuoco.
Lo aveva fatto qualcun altro.
La pervicacia di Mina trova parziale giustizia. Il 30 marzo 2016 la Cassazione stabilisce che la Procura di Bari debba riaprire il caso.
Non si tratta, dunque, di suicidio ma di omicidio, anche se i responsabili sono ancora senza un nome.
Il dramma di una ragazzina che voleva solo vivere e correre incontro al futuro, è l’essenza dello splendido spettacolo di Giovanni Gentile, Palmina – amara terra mia.
Già autore, fra gli altri, di spettacoli come Denuncio tutti e Chi ha paura di Aldo Moro, Gentile in questo lavoro, in scena al teatro Kopò di Roma fino al 4 novembre, fa ancora una volta vibrare i polsi al pubblico in sala.
Prodotto da Compagnia Teatro Prisma di Bari, Palmina – amara terra mia ha vinto il premio come Miglior Spettacolo Teatri d’Inverno 2017, oltre che la nomination come Miglior Drammaturgia al Roma Fringe Festival 2016, raccogliendo in ogni luogo dove è stato rappresentato unanimi consensi.
Uno spettacolo che lascia il segno e che ha cambiato la vita allo stesso regista, come dichiarato da Gentile a Culturamente in una recente intervista.

Per scrivere Palmina – amara terra mia, Giovanni Gentile ha fatto davvero di tutto!

«Ho cercato di intrufolarmi negli archivi del Tribunale di Bari, ho rotto le scatole ai Carabinieri per farmi accompagnare dal Procuratore a chiedere permessi vari, che ovviamente mi ha negato. Per scrivere Palmina. Amara terra mia, ho davvero rischiato la denuncia
Sul palco del Teatro Kopo, Barbara Grilli, come in altri spettacoli di Gentile, domina la scena in modo straordinario, con una bravura e una disinvoltura impressionanti.

Barbara ha la straordinaria capacità di recitare da sola senza esserlo. Cattura l’attenzione di ogni spettatore, coinvolgendolo come pochi attori sanno davvero fare.

Vi conduce con mano ferma nella Fasano di quegli anni, dilaniata dalla droga, umiliata dalla prostituzione. Vi fa sentire il puzzo di certe case popolari e vi mostra l degrado di certi ambienti sociali.

Barbara, che per questa interpretazione ha vinto il Premio Martucci nel 2016 come migliore attrice, è nata per fare teatro. Anche i suoi silenzi sono pietre che lasciano il segno.

Quando, sulle note di De André, cala il sipario sullo splendido spettacolo di Giovanni Gentile, gli applausi sono scroscianti.

Rimane di questa serata una palpabile emozione e la consapevolezza che quella ragazzina dovrà prima o poi avere giustizia per un fatto mostruoso che, nel corso di quegli anni Ottanta, fu assurdamente derubricato a suicidio.
Dal teatro Kopo, a cui va il merito di aver accolto un testo così coraggioso che meriterebbe anche altri palcoscenici, Barbara Grilli, Giovanni Gentile e soprattutto Palmina chiamano in causa il mondo degli adulti, uno ad uno, ugualmente coinvolti, lo stesso responsabili.
A queste accuse di correità, come lo stesso regista ricorda, non si può che «rispondere se non cercando di dare loro una eco nazionale» e il teatro, ne siamo certi, è un megafono fortissimo.
Palmina – amara terra mia, scuote coscienze assopite, urlando con la forza delle parole, una delle tante ingiustizie della nostra storia patria.
Parole forti e coraggiose come quelle che la piccola Palmina scrisse alla madre nella sua ultima lettera:

«mamma, e tu che fai? Quando mi insultano, quando mio cognato mi picchia, quando papà mi chiude in casa.» 

 

Maurizio Carvigno

Nato l'8 aprile del 1974 a Roma, ha conseguito la maturità classica nel 1992 e la laurea in Lettere Moderne nel 1998 presso l'Università "La Sapienza" di Roma con 110 e lode. Ha collaborato con alcuni giornali locali e siti. Collabora con il sito www.passaggilenti.com

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