Ancora una volta Giovanni Gentile, con il suo “Denuncio tutti-Lea Garofalo” ci sferza con uno spettacolo che racconta il dramma ma anche il coraggio di una donna e di una madre che seppe dire no all’Ndrangheta.
Il prossimo 25 settembre, “Denuncio tutti-Lea Garofalo” di Giovanni Gentile, arriverà a Roma e sarà possibile vederlo in una location che dire ideale è poco: La Casa Internazionale delle Donne.
«Abbiamo accettato l’invito con gioia e con orgoglio che non so spiegare» ha detto un emozionato autore e regista di “Denuncio tutti-Lea Garofalo” .
Uno spettacolo a cui Gentile è particolarmente legato, anche perché «il personaggio di Lea, è una figura così grande, che diventa quasi epica, un esempio di essere umano che mi pongo come obiettivo personale.»
La storia che Giovanni porta sul palcoscenico è, ancora una volta, direttamente tratta dalla cronaca.
Lea Garofalo è una giovane donna che nel 2002 decise coraggiosamente, sapendo benissimo il rischio in cui sarebbe incorsa, di denunciare il mondo della ‘Ndrangheta, facendo nomi, cognomi, riportando fatti, descrivendo i rapporti fra le famiglie criminali, ma anche le faide.
Lea in quell’ambiente fatto di violenza, prevaricazione, minacce e morte c’era nata e cresciuta, ma a un certo punto comprese l’assurdità di quella vita.
Il fratello Floriano Garofalo era il capo di una cosca locale, mentre il compagno, Carlo Cosco, da cui nel 1991 aveva avuto una figlia, un boss di spicco di una potente ’Ndrina.
Ma forse proprio la responsabilità di essere madre fu alla base del suo cambiamento.
La consapevolezza del futuro di sua figlia, fece capire a Lea che un’esistenza come quella non era una vera e propria vita.
Dopo l’arresto del compagno, che seguì quello del fratello, Lea tagliò con il suo passato, tentando di riscrivere il suo presente e quello di sua figlia.
Diventò testimone di giustizia, denunciò tutto e tutti, ben sapendo di scolpire così il suo epitaffio.
«Perché quando rompi con la famiglia,» come ha detto Enrico Fierro presentando il libro Il coraggio di dire no. Lea Garofalo la donna che sfidò la ‘ndrangheta, scritto da Paolo De Chiara «quando vuoi venirne fuori, diventi una infame, una cosa lorda, la vergogna per il padre, i fratelli, il marito. E la vergogna si lava con il sangue»
Con la sua testimonianza Lea permise agli inquirenti di conoscere un mondo da sempre omertoso.
Ma per Lea iniziò un calvario che avrebbe potuto avere soltanto un epilogo.
Perché come accaduto per Falcone, Borsellino, Livatino, Peppino Impastato, anche Lea venne abbandonata da quello Stato che avrebbe dovuto difenderla.
Fu uccisa il 24 novembre 2009, a soli 35 anni.
Responsabile della sua morte l’ex compagno.
Dopo averla torturata, la uccise con un colpo di pistola, gettandola in 50 litri di acido e lasciandola lì per tre giorni.
Il corpo, abbandonato in un terreno nella frazione di San Fruttuoso, in provincia di Monza, verrà ritrovato solo in un secondo momento, dopo la confessione di un pentito.
Il giorno dei funerali la figlia Denise, pronunciò queste parole: «Per me è un giorno triste ma la forza me l’hai data tu, mamma. Se è successo tutto questo è stato solo per il mio bene.»
Una storia di violenza, sopraffazione ma anche di desiderio, di libertà, armi che non uccidono ma che spaccano i meccanismi ben oliati dell’Ndrangheta.
Una lucida testimonianza che Giovanni Gentile porta superbamente in scena, grazie a un testo duro e lirico al tempo stesso, capace di incalzare lo spettatore, costringendolo, come in ogni suo spettacolo, non solo ad assistere ma inevitabilmente a reagire.
Sul palco, ovviamente, Barbara Grilli, attrice di straordinaria bravura che fa venire i brividi in sala, riportando in vita Lea.
Lo spettacolo, in scena il 25 settembre alle ore 21, è un’occasione per rendere omaggio a Lea Garofalo, una donna che non seppe piegarsi ma anche la possibilità per aiutare altre donne.
Quella sera, infatti, sarà anche possibile sostenere La Casa Interazionale delle Donne, a cui andrà buona parte del ricavato. Un’istituzione che da anni si impegna per offrire un aiuto vero a tutte le donne, senza se o ma, solo per il fatto di essere donne.
“Denuncio tutti-Lea Garofalo” è uno spettacolo sul coraggio di una grande donna.
«Quando ho scritto questo spettacolo sentivo quanto fosse giusto mettersi accanto a Lea e denunciare.»
(Giovanni Gentile)
Maurizio Carvigno