Non chiamatelo stilista o designer: Philip Tracy è un milliner, un modista di cappelli. Ma è soprattutto un genio creativo e visionario, che ha ridato una nuova, modernissima vita a un accessorio desueto.
Philip Treacy ha avuto un’infanzia che ricorda un po’ quella di Billy Elliot: mentre i suoi compagni delle elementari costruivano modellini, lui si sedeva con le compagne a ricamare, incoraggiato dalla maestra. Nato nel 1967 in Irlanda, fin da bambino capisce che la moda è la sua passione, spiando dalla finestra gli invitati ai matrimoni nella chiesa davanti casa. I veli delle spose, gli abiti fruscianti, i guanti, le borsette, i cappelli hanno un’enorme fascinazione su Treacy. Figlio di un fornaio e di una casalinga, appena può va a Londra a studiare al Royal College of Art.
Gli inizi della sua carriera
Se considerate che ancora oggi i neodiplomati dei college inglesi vengono osservati da vicino da editori e grandi maison, immaginatevi negli anni 80 e 90 quante opportunità aspettavano gli studenti. Il sistema moda inglese, da sempre, mette in strettissima comunicazione i giovani creativi con il loro futuro. Alle sfilate di fine anno, infatti, non è raro vedere nel parterre direttrici di riviste, fotografi affermati, head hunter e direttori creativi di brand famosissimi.
Philip Treacy si fa notare proprio alla fine del suo percorso scolastico e non da una persona qualunque, ma da Isabella Blow, assoluta fashion icon londinese e editrice di riviste come Vogue e Tatler. Nel 1989 Isabella sposa in seconde nozze Detmar Blow, sfoggiando un copricapo dello sconosciuto Philip Treacy. In questo preciso istante nasce tra i due una duratura e profonda amicizia, oltre che un binomio fashion di raro successo. Treacy si trasferisce addirittura nell’ appartamento della sua mecenate a Londra, dove lavora alla sua collezione. La Blow, rimasta indimenticata per i suoi look surrealisti e originali, indossa per tutta la vita creazioni del cappellaio più bravo del secolo, come è stato definito.
I cappelli dei Windsor e di Harry Potter
L’estetica inglese è in continuo bilanciamento tra ironia, understatement, eleganza e unicità. Personalità outsider e punk come Vivienne Westwood o Alexander Mc Queen vestono tranquillamente nobili e vip inglesi, in una fluida e moderna interpretazione del contemporaneo e del concetto di chic. Nelle varie serie tv dedicate ai Windsor e alla monarchia inglese, è chiaro come l’etichetta di corte abbia sempre spazio di manovra per far entrare il nuovo, anche e sopratutto in ambito moda.
Nel 2011, durante il matrimonio del principe William con Catherine Middleton, dei cappelli presenti ben 36 erano a firma Treacy, amatissimo dai Windsor e dalla principessa Beatrice di York. Un altro evento in cui l’arte di Treacy è cruciale e sotto i riflettori è il Royal Ascot. La gara di cavalli più antica di Inghilterra è -anche- una sfilata di stile lunga 5 giorni. Velette, cilindri, fascinator, acconciature stravaganti sono quasi più importanti dei risultati delle corse. In breve, se non hai un cappello di Treacy ad Ascot, fai prima a non andarci!

Last but no least, tra le migliaia di collaborazioni e creazioni, ce ne sono alcune che rimarranno per sempre nella cultura pop degli ultimi due decenni. Tutti i cappelli della saga di Harry Potter sono stati disegnati da Philip Treacy, a cui era stata chiesta “un po’ di magia”: i deliziosi cappellini delle fate nel film “Il calice di fuoco” sono i miei preferiti!
Spero di avervi fatto venire voglia di indossare un cappello, accessorio che a torto viene relegato in rare occasioni, mentre per secoli è stata parte integrante e irrinunciabile del look!
Micaela Paciotti
Foto: un modello della nuova collezione, per gentile concessione di Philip Treacy.