Ovidio scriveva i Remedia Amoris. D’altra parte l’amore è considerato sin dall’alba dei tempi il morbo senza vaccino, quello che secondo i cantori antichi poteva essere placato solo dal canto. Ma come trovare conforto, durante una pandemia, nell’esegesi poetica?
Prima che i cinefili abbandonino l’articolo, però, ammetto che il titolo di questo pezzo è legato anche al film con Anne Hathaway, Amore e altri rimedi.
Dopo questa doverosa premessa possiamo procedere.
Quindi ammettiamolo. Per giornalisti e scrittori vivere in un momento storico come questo è molto allettante. Vi ricordate l’incantevole Jennifer Lawrence in Passengers, quando partiva – ibernata su una navicella spaziale – verso un altro pianeta, solo per poter scrivere il romanzo della sua vita? Il punto è più o meno questo: raccontare una grande impresa.
Non vi nego che la gloria di scrivere qualcosa di grande (almeno la mia) è passata in secondo piano in questi giorni. Attualmente non sono affetta dal COVID-19 (o almeno che io sappia), quindi non posso scrivere un diario giornaliero della mia quarantena. Ho pensato molto ad Anna Frank in queste ore, anche se, naturalmente, prima che mi lapidiate viva, le situazioni non sono paragonabili.
Solo il senso di impotenza legato alla reclusione lo è. O forse anche l’incredulità che tutto questo stia accadendo. Dicono, è surreale. Eppure accade.
Io sono solo una ragazza come tante, che lavora da casa, che esce solo con la scusa di portare fuori il cane, che non può più fare quello che faceva prima (tipo andare a scuola di musica a fare lezione) e che peraltro si ritrova con un 1 decimo dei suoi oggetti più cari in casa, perché ha traslocato da poco. E può sembrare una cosa di poco conto, ma quando anche la Biblioteca Comunale ti invita a restare a casa, i libri sono, ancora una volta, una cosa importante da avere con sé. Perché anche la psiche può risentire di questo Coronavirus: è un po’ come il fumo passivo. Anche se non ce l’hai direttamente in corpo, indirettamente ti striscia dentro.
Eppure non sento nemmeno particolarmente l’ansia da virus. Non sono ipocondriaca (anche se mia madre disinfetta le zampe del cane quando rientriamo dalla passeggiata) e non indosso la mascherina quando passeggio. Non seguo nessun programma televisivo sul Coronavirus. Mi attengo ai comunicati ufficiali e rispetto le direttive.
Arrivata al secondo giorno di “reclusione” in casa, però, ho iniziato a sentire molto dolore emotivo. Molta pressione. La pressione di chi è incatenato in una gabbia in cui non vuole stare (e non mi riferisco all’appoggio provvisorio presso la casa dei miei genitori…!). C’è molto web dentro e fuori di noi, troppo. Siamo bombardati di notizie, cerchiamo di farci compagnia con i social network. Ma alla fine dei giochi, mi manca l’aria.
Arriviamo quindi al punto dei “Rimedi”. Mi ci è voluto un po’, di solito ci giro meno intorno, ma stavolta è diverso.
Stavolta abbiamo tutti più tempo per leggere e io per scrivere. Stavolta è il caso di mostrare come la letteratura sia estrinsecazione della realtà. E se la realtà è meno frenetica lo è anche la lettura e, di conseguenza, la scrittura.
Per caso leggo due parole di Raffaele Morelli, uno degli psicoterapeuti più noti nel panorama italiano, sul Coronavirus. Mi soffermo perché ho letto praticamente tutti i suoi libri e non mi ha mai delusa. Morelli chiede, in questo momento, di prendere il sole ed essere creativi. Il sole fa bene, io ho il terrazzo, ma se avete il balcone o una finestra fate come le piante: mettetevi là nelle ore più calde. Alla fine della Pandemia, male che vada, sarete abbronzati come se foste stati ai Caraibi. Siate creativi – continua il dottore – beh ci sto provando con questo articolo, ma ammetto di aver saltato un passaggio importante.
Il passaggio in cui Morelli invita le donne a essere femminili anche in questo momento: questo è uno dei capisaldi del suo pensiero. Ricercare sempre la femminilità. Allora, mentre ero presa dall’horror vacui che mi mi affligge sempre nei momenti di vacuum, appunto, e ancora di più ora che il vacuum è forzato, mi sono fatta una doccia. Penserete che sia il minimo.
Ma dopo giorni di “abbrutimento” da casa (e qui riecheggio l’operaio marxista, ma solo per associazione di idee con la parola) ho deciso di fare con molta calma quello che solitamente, data la routine della mia vita, sono costretta a fare di corsa. Quindi ho connesso il mio telefono allo speaker bluetooth di mio padre (che ho appeso a una maniglia in bagno, cosa che naturalmente lo ha molto alterato – ma l’effetto penzolante faceva parte del momento artistico), ho lasciato partire la mia playlist preferita, mi sono fatta uno scrub facciale e uno al corpo, sotto doccia. Penso che non mi facevo un scrub dall’ultima volta che ho indossato il costume quest’estate (per chi non lo sapesse, lo scrub serve a esfoliare e purificare la pelle per renderla più liscia). Mi sono lavata con calma, mi sono depilata, ho messo la crema per i capelli e ho aspettato tutto il tempo necessario della posa.
Mentre mi asciugavo il corpo, uscita dalla doccia, mi sono spalmata con cura una crema corpo profumata ricordando che Ovidio ha scritto anche un’altra opera, i Medicamina faciei femineae, tradotto anche come “I Cosmetici”.
Imparate o giovani donne quale accorgimento preservi il vostro viso e come dobbiate proteggere la bellezza.
Scrive Ovidio, in questa piccola opera. Piccola perché ci è pervenuto molto poco del testo originale, come spesso accade per quelli molto antichi: solo 100 versi. Dunque, proteggete la vostra bellezza.
Nel film Mangia Prega Ama gli italiani sono quelli che sanno godersi il “dolce far niente”. Chissà se è vero. Forse questo vale solo quando possiamo assecondare le nostre abitudini. Andare al bar a fare colazione, baciare tutti per salutarci, e perché no, stare appiccicati come sardine nei mezzi pubblici mentre si va a lavoro. E qualche volta è stato anche bello, se accanto a noi c’era quel tipo affascinante che vedevamo tutti i giorni alla stessa ora, senza sapere nulla della sua vita, ma con l’unica fantasia di poterla immaginare, senza volerci entrare, ché poi il sogno svaniva.
E quindi immaginiamo, come dice Morelli. Siamo creativi. Giochiamo con le forme attorno a noi e le forme su di noi. Prendiamoci cura del nostro corpo: mangiamo meno, perché ci muoviamo meno. Ma comunque muoviamoci quanto possibile (anche se questo vuole dire saltare con la corda in balcone, ché tanto in Italia a pranzo fanno sempre 20 gradi).
E poi, non dimenticate il femminile che è in voi, a prescindere dal vostro genere: spalmatevi una crema (magari fatta in casa), metteteci un’ora, massaggiatevi, accendete una candela profumata, bevete tante tisane, regalatevi questo tempo che ci è stato dato, un po’ croce, un po’ delizia per noi che stiamo bene.
Penserete che mi sono scordata gli uomini (quantomeno di quelli che non si impomatano).
A quelli potete mandare il video mentre vi impomatate. Sono certa che la loro creatività arriverà alle stelle! E se siete gay, impomatatevi insieme, ragazze. Ecco il phármaka che avrebbe sfornato Circe per voi. Un intruglio d’erbe, fatto rigorosamente in casa e frutto di un sapere antico e non scritto, che si cela dentro di noi.
Proteggete la vostra bellezza.
E alla fine sì, andrà tutto bene. O almeno, andrà tutto come deve andare. Ma scrivere, comunque vada, mi ha fatto molto bene.
Alessia Pizzi