Passengers, amore disperato nello spazio
Non c’è niente da fare, non c’è niente da obiettare, non ci sono intenzioni originali dei registi o produttori che tengano, i film sono tutta una questione di aspettative e percezioni soggettive.
Che poi non è chiaro che tipo di aspettative o idee si possono avere su un film come Passengers, un qualcosa già presentato in partenza come una banale love story nello spazio, però non si può mai accontentare chiunque. Specie con un prodotto che, va premesso, non è affatto un gran film e certamente non passerà alla storia.
Passengers indubbiamente poteva essere altro, poteva funzionare di più, ma poteva anche funzionare meno. Quello che abbiamo davanti e quindi ci rimane è un discreto film di intrattenimento che non annoia troppo (qualità fondamentale), semmai coinvolge in alcuni punti e cerca il più possibile di conquistare i cuori degli spettatori con la sua storia d’amore centrale per nascondere i molti lati ridicoli della vicenda.
E’ un film da popcorn, non ci si può lamentare troppo.
Eppure è doveroso dire in sede di analisi che col cinema si può sempre fare e osare di più, soprattutto con un genere ambizioso e largamente allegorico come la fantascienza. Perché il film infatti fino al terzo atto sta in piedi e addirittura affascina, col dramma della solitudine umana e l’incredibile dubbio amletico di cosa fare per superare quello stato, se coinvolgere un’altra persona pur sapendo di condannarla a morte oppure no. E’ un dubbio esistenziale e filosofico non da poco, anzi, il problema è che Passengers non è certo il film adatto ad affrontarlo (e diciamolo, le mediocri doti recitative di Chris Pratt non sono le migliori e più complete per trasmetterlo) e ad un certo punto lo molla del tutto per tornare ad abbracciare la sua natura da blockbuster. Questa è la macabra storia di un uomo che impazzisce e trascina con sé una donna, ma il film ce li fa passare per piccioncini il cui sentimento resiste a tutto. Eppure, eccoci qui tornare all’assunto di partenza, il film potrebbe essere solo una pura avventura spaziale adrenalinica che non dovrebbe perdere tempo in quesiti più grandi che sa di non poter affrontare a dovere, e regalarci quindi solo azione.
Il punto è che Passengers non accontenta nessuno, o forse non scontenta del tutto nessuno. Forse in mano ad un vero regista sarebbe stato diverso, o forse farlo così è sempre stata l’intenzione iniziale, e allora quindi va vissuto per quello che è, due ore di un innocuo film d’intrattenimento da vedere, gustare e poi dimenticare senza danno un attimo dopo.
Emanuele D’Aniello