Cercate una delle migliori serie da vedere su Netflix? Beh, se non viene accorti, è tornata Suburra.
Dal 22 febbraio è interamente disponibile la seconda stagione, otto episodi invece dei dieci della prima. E già questa maggiore compattezza della storia è un buon elemento. Ma questo basta? Davvero possiamo definirla una delle migliori serie da vedere? Andrei un po’ più cauto, adesso.
C’è da dirlo, seppur diminuita in lunghezza, Suburra 2 in realtà è amplificata in tutto rispetto al primo anno. È maggiore la confidenza di attori, registi e sceneggiatori. È maggiore la voglia di smarcarsi dai tanti esempi nel genere per raggiungere una propria identità. E, inevitabilmente, come sono amplificati i pregi, lo sono pure i difetti.
Suburra: la serie, Netflix porta la sporcizia di Roma nelle nostre case
Quando più di un anno fa ci eravamo salutati elogiando la mappa tematica costruita dalla serie, il disegno di un conflitto prima generazionale e poi criminale tra i protagonisti, avevamo anche al tempo stesso notato il perenne e, oso dirlo, volontariamente pigro abbandono ai cliché faciloni del genere. Oltre ad un uso della cronaca vera che entra nella finzione in modo fin troppo elementare e, in taluni casi, pure strumentale.
Tutti questi elementi li troviamo adesso sotto steroidi in Suburra 2.
L’aspetto più interessante, che dà vera vita e ampio respiro alla serie, è il momento nel quale i protagonisti lasciano la pistola e si ricordano di essere uomini. Che sia il percorso di emancipazione, familiare e identitaria, di Spadino, o il dramma della solitudine dovuto alla necessità di potere di Aureliano, quando la serie si ricorda di scavare nei suoi personaggi, e si ricorda che questi non sono solo pedine narrative, c’è sempre un contatto qualitativo superiore.
Ma, come appunto detto, questi momenti sono pochi, e raramente così forti da prendere il sopravvento. In ogni puntata, Suburra 2 segue sempre pedissequamente le esigenze di portare avanti una trama crime piuttosto scontata e molto poco interessante. Scontata, perché vista e rivista in tantissimi prodotto del genere crime, poco interessante perché sviluppata spessissimo in dialoghi tra due o più persone. Vi sfido e invito a rivedere le scene di Samurai in ogni puntata: provate a contare quante scene di dialogo faccia a faccia ha con personaggi random.
Oltretutto, Spadino e Aureliano sono davvero gli unici personaggi un filino diversi di tutto il gruppo. Tra figure poco approfondite o stereotipi – in quante serie o film abbiamo visto il politico corrotto di Filippo Nigro? – anche la tanto sbandierata rivoluzione al femminile della serie non convince. Le donne di Suburra 2, per quanto sulla carta interessanti, si muovono sempre legate ad un personaggio maschile, i loro comportanti sono sempre azioni o reazioni alla controparte maschile.
Non che Suburra 2 sia una brutta serie. Il problema, come sottolineato ampiamente, è la sua ripetitività.
Una storia che nulla aggiunge al genere o sorprende i fans del crime (all’italiana o non). Incastrata in un eterno loop, gira sempre su se stessa e alla fine la tanto esasperata lotta di potere ritorna sempre ai blocchi di partenza. Col capitale recitativo e visivo a disposizione (l’aggiunta di Molaioli e Messina alla regia è una delle cose migliori) questa serie potrebbe davvero fare molto più del compitino da 6 politico che finora ha imboccato.
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Emanuele D’Aniello
Buonasera, ho letto con interesse la Sua recensione. “Una trama crime piuttosto scontata e molto poco interessante.”: “molto poco”? Ma come scrive? Che definizione è, “molto poco”? A parte questo, io invece l’ho trovata molto compatta, stringente e attuale. Quindi tutt’altro che ripetitiva. Lo sviluppo sei personaggi – a parte quelli che non vogliono crescere, imprigionati nel loro inferno perpetuo e cercato, come Samurai – è evidente, soprattutto in Aureliano (un uomo che ha fatto, e visto, troppo; un uomo spezzato che continua a fare quello che ha sempre fatto, ma senza crudeltà o compiacimento) e Spadino (una mina vagante, più potente e perciò più crudele). Lele si redime nel modo più doloroso, ma lo fa. Monaschi nuova Lady Macbeth. Per Lei è davvero tutto così ripetitivo e noioso? Mi domando che cosa Le serva per distrarsi.
Cara Ombretta, prima di tutto grazie per il commento e la discussione 🙂
Nel merito, abbiamo semplicemente opinioni differenti e aspettative differenti, tutto qui. Sono felice che a lei coinvolga, io come già detto trovo tutto visto e rivisto, ripetitivo non solo rispetto ad altre opere del medesimo genere ma ripetitivo anche all’interno di se stesso: nel finale, ad esempio, siamo tornati esattamente ai blocchi di partenza. Più che uno sviluppo siamo in un loop, che andrebbe anche bene se fosse sensato, ma non è costruito come tale. E sto parlando della trama, quando paradossalmente a me, per distrarmi, piacerebbe meno trama, ma qui l’aspetto della faida crime soverchia tutto il resto.
Concludo con l’esegesi del mio “molto poco”, ci teneva: per me la serie è “poco”, dato che come detto potrebbe fare di più e ripropone cose usuali, ma lo fa talmente spesso e con tale evidenza che diventa “molto”. Semplice.
La saluto e ringrazio ancora chiudendo con una battuta: non paragoniamo la complessità di Lady Macbeth a questi personaggi, gli eventuali discendenti di Shakespeare potrebbero avere la querela facile.