Lila e Lenù sono tornate.
A distanza di oltre un anno dall’uscita della prima stagione, Storia del nuovo cognome è pronta a entusiasmare nuovamente il pubblico di Rai 1. Tratta dal secondo romanzo della tetralogia L’amica geniale di Elena Ferrante, la serie con i suoi 8 episodi aggiungerà un tassello in più alla storia delle due amiche provenienti dalla periferia di Napoli.
Una storia che è già ben nota a tutti i lettori e alle lettrici dei libri e di cui i più impazienti hanno avuto un’anticipazione al cinema il 27, 28 e 29 gennaio.
Ora l’attesa è finita per tutti. Dal 10 febbraio siamo di nuovo nel rione con L’Amica Geniale 2.
Un rione che, rispetto alla prima stagione, sta cambiando. Siamo a cavallo tra gli anni ’50 e ’60. Siamo nel momento di ripresa economica dell’Italia e la periferia cerca di modernizzarsi. Si aprono negozi, vengono costruite nuove case. Ma pur cambiando aspetto, il rione rimane un luogo di ignoranza, pregiudizio, dove domina incontrastata la logica mafiosa e del patriarcato.
Quello di Storia del nuovo cognome è un mondo claustrofobico, ancora di più che nella prima stagione. Nonostante si guardi al futuro, si rimane attaccati a concezioni vecchie e a uno status quo che azzera l’individualità e svuota di significato qualsiasi tipo di emozione reale. È una società che succhia via la vita e che un personaggio come quello di Lila – rappresentativo della forza vitale più viscerale e più autentica – vede, sente e rifiuta per come può (non facciamo spoiler!).
È un mondo da cui si può uscire solo grazie allo studio. Il sapere è ciò che salva. Andare a scuola, leggere, imparare sono le sole attività che garantiscono la possibilità di emanciparsi. Perché l’unico modo per superare la rigidità e le barriere di una società chiusa è scoprire l’esistenza di alternative. E solo la conoscenza permette di percepire la vita fuori dagli schemi prestabiliti, nel suo dinamismo e nella sua complessità.
Il sapere è ciò che accomuna Lila e Lenù.
Anche se in maniera diversa, visto che la prima ha dovuto smettere di frequentare la scuola e studia da autodidatta mentre la seconda prosegue il suo percorso da liceale. Lila continua a sostenere e a supportare Elena nello studio. Sta vicino alla sua amica geniale, cercando di non farle perdere fiducia in se stessa e di farle dare il massimo. Lenù ha avuto il privilegio e la libertà che a lei sono stati negati e per questo non deve assolutamente sprecare la sua opportunità. In alcuni momenti, sembra quasi riversare i suoi sogni infranti su di lei, in un’ambiguità di sentimenti che proprio in questa fase della storia inizia a sorgere in maniera più evidente.
Dall’altro lato, infatti, anche Elena sviluppa una sorta di gelosia latente nei suoi confronti. Si sente lasciata indietro rispetto alle dinamiche sociali del matrimonio e della famiglia, che hanno reso Lila la signora Carracci.
L’amicizia tra le due ragazze è un legame particolare che è alla base del successo del romanzo. La genialità della Ferrante sta nel fatto che non descrive l’affetto tra Elena e Raffaella in maniera idilliaca. Piuttosto sceglie la verità che non può prescindere dall’insicurezza, dall’egocentrismo, dalla vanità e dall’orgoglio dei personaggi. Le due ragazze sono essenzialmente persone fallaci che agiscono secondo la loro indole, spesso in maniera irragionevole e ferendosi a vicenda.
Nel corso della serie, così come del libro, si arriva ad amare e detestare entrambe le ragazze. Ci sono momenti terribili in cui, da spettatore, non si capisce il perché le due agiscano in un determinato modo, né perché si dicano quelle parole. Tutto si spiega alla luce di un impressionante e dirompente realismo. Lila e Lenù sono personaggi veri che brancolano nell’incertezza della vita come tutti noi e in cui, pertanto, non è difficile riconoscersi.
È una serie televisiva che parla di donne alle donne.
Questo non vuol dire che non sia godibile anche per un pubblico maschile, perché lo è. Ma da donna le sensazioni sono amplificate. Si percepisce sulla pelle che cosa significhi essere oggetto di aspettative sociali che vogliono che si ricoprano dei ruoli ben precisi: quello di moglie e quello di madre.
Bisogna essere conformi a questi ruoli, anche quando il costo è amaro. È una mentalità talmente radicata che gli occhi si chiudono davanti alla violenza e alla bestialità. Si è sordi alle urla e alle provocazioni. Si finge di non vedere e si continua a giocare secondo le regole imposte dalla maschera che si deve indossare. Per Elena e Lila è difficile connettersi con la loro parte femminile. È difficile sentire e riconoscere la propria voce. Mai come nel primo episodio di Storia del nuovo cognome (in una scena che non sveliamo, ma che non faticherete a indovinare) si assiste al maltrattamento e alla degradazione della donna. Non persona, ma oggetto. Non essere umano da considerare, ma da comandare e da cui ottenere tutto ciò che si desidera.
E nonostante stiamo parlando di una società risalente ad oltre 60 anni fa, tutto ciò risulta quanto mai attuale. Formalmente ci siamo liberati del sistema patriarcale, ma la cronaca di tutti i giorni ci insegna che il raggiungimento della completa parità tra uomo e donna è purtroppo ancora lontano.
Ed ecco allora che anche opere letterarie e cinematografiche di questo tipo possono fornire un importante contributo alla lotta. Perché è fondamentale cambiare la mentalità e per farlo l’emancipazione deve essere prima di tutto culturale.
Come è noto, le grandi opere d’arte sono tali perché parlano a tutti indifferentemente e hanno qualcosa da dire in ogni luogo e in ogni tempo. La Ferrante, in questo senso, si è dimostrata negli anni una vera artista, scrivendo dei romanzi dalla voce universale. E il successo di pubblico a livello internazionale (una volta tanto!) lo conferma.
Un’eredità e un compito importante, dunque, quello di trasferire le pagine sulla pellicola. Eppure Saverio Costanzo ci riesce in maniera superba, restituendo nelle immagini l’incisività e la forza evocativa del romanzo.
Il regista riesce a creare delle inquadrature che restituiscono il senso di disgusto, di inquietudine, di soffocamento che le due giovani protagoniste devono provare.
Ancora una volta, la serie L’amica geniale 2 non ha nulla da invidiare alle grandi produzioni internazionali.
Tutto è curato con grande attenzione al dettaglio. E sebbene la voce della Rohrwacher continui a non essere all’altezza del resto, il livello della recitazione è molto alto. Belle le ambientazioni, bello il modo di raccontare la storia. Non c’è fretta: ci si prende sempre il tempo necessario per far nascere in chi guarda la sensazione che si deve comunicare.
Vedremo cosa succederà nel corso dei prossimi episodi e se la qualità rimarrà intatta.
Federica Crisci e Francesca Papa
Tutte le informazioni su L’Amica Geniale 2
Come già nella prima stagione, le due protagoniste adolescenti saranno interpretate dalle giovani Gaia Girace (Lila) e Margherita Mazzucco (Lenù). Torneranno anche altri personaggi come Elvis Esposito e Antonio Gallo (Marcello e Michele Solara), Giovanni Amura e Fabrizio Cottone (Stefano e Alfonso Carracci), Gennaro De Stefano (Rino Cerullo, fratello di Lila). Invece tra le new entry ci saranno Bruno Orlando che interpreterà Franco Mari, amico dell’università di Elena, e Matteo Cecchi nei panni di Pietro Airota, figlio di un accademico.
La serie è uscita in anteprima con i primi due episodi al cinema il 27, 28 e 29 gennaio. Viene trasmessa su Rai 1 e in streaming su Raiplay a partire da lunedì 10 febbraio. In America si dovrà aspettare il 16 marzo per la messa in onda sul canale HBO.
Anche per la seconda stagione dell’Amica geniale la regia è di Saverio Costanzo. Il terzo e quarto episodio, però, saranno diretti da Alice Rohrwacher, voce narrante della serie.
https://www.culturamente.it/serie-tv/elena-ferrante-lamica-geniale/
Il trailer della seconda stagione è stato diffuso lo scorso dicembre da Nexo Digital per promuovere l’anteprima al cinema dei primi due episodi del 27, 28 e 29 gennaio.
https://www.youtube.com/watch?v=c4TmIqCK_SI
La seconda stagione è stata girata in parte nello stesso set della prima: il Rione Luzzatti ricostruito a Caserta. Ci sono poi scene girate nel centro storico di Napoli, sulla Costiera Amalfitana e a Ischia. L’ultima parte sarà ambientata a Pisa, dove Lenù frequenta l’università.