Grande successo su RaiTre per la storia dello scrittore e regista Mattia Torre.
Sulla tv di Stato si può parlare di malattia senza puntare su pietismo e cadere nella retorica?
Una domanda da rivolgere a colui che è riuscito a farlo addirittura il sabato sera, giorno deputato a buste da aprire e spettacoli di bassa categoria, seppur su un canale di nicchia come Rai Tre.
Lui è Mattia Torre autore del libro autobiografico e regista del film omonimo “La linea verticale” che racconta il suo personale percorso nel reparto di oncologia per sconfiggere un tumore al rene.
Coadiuvato da un cast azzeccatissimo capitanato dal protagonista Valerio Mastandrea, nel ruolo dello stesso Torre, e da dialoghi profondi e allo stesso tempo divertenti, questo prodotto televisivo è riuscito a rivitalizzare l’annoiato pubblico delle fiction italiane.
Non è semplice coinvolgere uno spettatore senza provocare in lui una sensazione di disagio, parlare di una malattia che non guarda in faccia nessuno.
Forse solo chi ha vissuto davvero questa esperienza difficoltosa poteva centrare il segno, focalizzandosi su piccoli particolari che talvolta commuovono e altre strappano un sorriso.
Ogni personaggio è concepito per lasciare un segno, dal chirurgo considerato un Dio della medicina al semplice portantino stanco e frustrato dal suo lavoro.
I complimenti vanno a tutti gli attori con una menzione speciale alla giovane Greta Scarano, nei panni della moglie incinta del protagonista, e al veterano Giorgio Tirabassi unico nel ruolo del paziente con la maniaca passione per la medicina.
Insomma, un atto di coraggio per le reti Rai che, seguendo la moda del binge watching, prima della messa in onda il sabato sera ne hanno testato la validità mettendo a disposizione tutti gli episodi su Rai Play. Quindi, che sia il libro o la serie “La linea verticale” è da non perdere e per questo dobbiamo dire grazie a Mattia Torre per aver avuto il coraggio e la forza di lottare per la vita.
Maria Giovanna Tarullo