“House of the Dragon”: la recensione del terzo episodio

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That man’s pride has pride.

“L’orgoglio di quell’uomo ha un orgoglio tutto suo”. Con queste parole (da me liberamente tradotte), Viserys descrive Jason Lannister, uno dei pretendenti di sua figlia Rhaenyra. Ma di orgoglio ne abbiamo visto tanto in questo terzo episodio di House of the Dragon dal titolo Second of his name.

Scommetto che tutti e tutte state pensando a Daemon e alla sequenza conclusiva in cui il principe mette fine alla battaglia nelle Steplands contro Drahar. Dopo aver ricevuto la lettera in cui Viserys gli comunica l’arrivo di rinforzi, il Targaryen, d’impulso, decide di attaccare da solo gli uomini del Nutrigranchi. Mosso dalla furia, riesce a sconfiggere molti dei suoi nemici e ad arrivare fino a Drahar nonostante le numerose ferite riportate. L’uccisione del nemico non viene mostrata, ma i resti del corpo che Daemon trascina fuori dalla grotta sono eloquenti sulla brutalità dell’atto. L’episodio si conclude con un primo piano del principe coperto di sangue e il messaggio è chiaro: mai mettere in dubbio la forza o le capacità di Daemon Targaryen.

Questo momento è tra i più incisivi di questa stagione e racconta molto bene il personaggio di Daemon. Per capire quello che abbiamo visto, dobbiamo ricordare il dialogo che il principe ha alla fine del secondo episodio con il Serpente del mare. Daemon è un secondogenito. Tutto quello che ha, se lo è conquistato. Per lui sedere sul trono di spade non è una questione di diritto (anche se fratello di re), ma di conquista. La forza è la virtù in cui Daemon confida maggiormente. È del tutto normale, quindi, che nel momento in cui Viserys con il suo aiuto mette in discussione la sua potenza (già alterata da una guerra fallimentare), Daemon reagisca con rabbia e violenza.

Daemon non è solo arrogante. È un uomo alla ricerca di affermazione. Un guerriero con un sogno in via di costruzione e di definizione. Di certo non è un grande calcolatore, né ha la pazienza per creare piani a lungo termine. Tuttavia, non permetterà a nessuno di mettere in dubbio la sua credibilità né tantomeno lascerà che il fratello lo metta in ombra.

L’orgoglio (o l’amore) ferito di Rhaenyra

Anche Rhaenyra ha mostrato un comportamento orgoglioso e sdegnoso per tutto il corso dell’episodio. Gli atteggiamenti richiamano quelli di Daemon, ma le motivazioni non potrebbero essere più diverse da quelle dello zio. È provocatoria, oppositiva e dà spettacolo di sé. Tuttavia, la sua ferita non nasce dall’ambizione, ma dal tradimento del padre e della sua migliore amica.

Rhaenyra non desidera il trono per amore del potere, ma per sentirsi finalmente voluta e amata dal padre. La giovane ha passato l’intera giovinezza a sentirsi inutile e non apprezzata perché femmina. Nel momento in cui ha acquisito più sicurezza sul suo ruolo e sul suo legame con il genitore, tutto viene messo in crisi dal nuovo matrimonio di Viserys (matrimonio che le toglie anche l’unica amica sincera che Rhaenyra abbia mai avuto) e dalla nascita del fratellastro Aegon. A quel punto, preservare la successione al trono diventa una questione di principio.

C’è qualcosa che si sta spezzando in Rhaenyra e la scena del cinghiale ce lo racconta bene. Potremmo quasi considerare le prime uccisioni come una sorta di topos narrativo, un passaggio obbligato dall’infanzia all’età adulta in cui si perde anche parte della propria moralità. Che conseguenze avrà tutto questo, lo vedremo nei prossimi episodi. Il rapporto padre e figlia sembra avere una chiusura positiva in questa puntata. Ma parliamo di Martin e dello spin off di Game of Thrones. Niente di positivo dura a lungo.

Viserys e le richieste di vino

Quando un Arryn muore di morte violenta, non può accadere nulla di buono. La stessa cosa si può dire quando vediamo un re chiedere insistentemente del vino. Ricordiamo tutti Robert Bartheon e la sua fine.

Durante questo terzo episodio, Viserys non è del tutto padrone di sé. Lo abbiamo già visto tormentato, ma mai così incline a perdere il controllo. È da quando ho visto il primo episodio che mi sto domandando se Viserys sia un buon re o meno. Rispetto a tanti altri personaggi che si sono seduti su quel trono, ci appare molto più responsabile e consapevole. Tuttavia, è chiaro che gli manchi intraprendenza e una volontà ferma. È un sovrano sentimentale che sa difendersi dalle ambizioni di chi lo circonda, senza pretendere di essere l’unico a sapere che cosa sia giusto o meno. In lui non vediamo alcun tipo di orgoglio, ma solo molta stanchezza.

Anche se lo vediamo urlare alla figlia “Even I don’t exist above tradition and duty, Rhaenyra!” (“Neanche io sono al di sopra della tradizione e del dovere, Rhaenyra!”), Viserys è un re che ha cercato la propria libertà nei limiti del suo ruolo. È per questo che ha deciso di sposare Alicent al posto della figlia di Velaryon. Se le scelte egoistiche sono più semplici da compiere, è molto più complicato mostrare la stessa risolutezza per la successione. Non è solo la tradizione che spinge Viserys a dubitare, ma anche un sogno avuto molti anni prima in cui vedeva se stesso mettere sul trono un figlio maschio. D’altra parte, non c’è nulla in grado di inquietare gli esseri umani quanto l’idea del destino e dei suoi piani per ciascuno di noi.

Per il momento, l’affetto per la figlia riesce a fugare ogni dubbio in Viserys che giura sulla memoria di Aemma Arryn di non sostituire la figlia come erede al trono. Anche qui la domanda sorge spontanea: quanto durerà?

Appassionarsi a poco a poco

House of the Dragon si sta prendendo i suoi tempi per delineare le storie dei personaggi. A parte la rapida fine di Drahar (personaggio alquanto inquietante presentato come se fosse un nemico terribile e poi ucciso in maniera un po’ semplicistica), la costruzione delle altre linee narrative per il momento funziona alla perfezione.

Una scena che ho trovato particolarmente interessante e molto simbolica è stata la morte del marinaio all’inizio della puntata. Dopo essere stato impalato a un tronco da Drahar e lasciato alla mercé dei granchi, l’uomo spera nella salvezza alla vista di Daemon in sella al proprio drago. Peccato che proprio nel momento in cui il marinaio invoca l’aiuto del suo principe, venga schiacciato dalla zampa della bestia in atterraggio. È suggestivo perché ci parla dell’incuranza di Daemon per i suoi sudditi (che dovrebbero essere il vero centro del suo potere) e soprattutto ci racconta della distanza tra la gente comune e chi muove gli eventi della storia. E non sto parlando solo di mondo fantastico. D’altra parte, uno degli aspetti vincenti del mondo di Game of Thrones è la rappresentazione di un mondo politico che solo apparentemente è lontano dal nostro.

Mentre aspettiamo la quarta puntata, potete leggere anche la recensione ai primi due episodi, nel caso ve la foste persa.

Federica Crisci

Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

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