Sono passati poco più di tre anni da quel famoso 19 maggio 2019 che ha visto andare in onda l’ultimo episodio dell’ottava stagione di Game of thrones. Tre anni dalla conclusione di una delle serie tv che ha segnato un’epoca della storia della televisione proprio come fece Lost nei primi anni Duemila. E proprio come avvenne per questa serie, il finale ha suscitato non poche polemiche. C’era chi chiedeva la riscrittura dell’ultimo episodio, chi ha riposto tutte le sue speranze nell’uscita dei libri di G.R.R. Martin (che chissà quando vedranno luce) e chi, invece, ha avuto soltanto dubbi sull’esiguo numero di episodi e non sullo sviluppo della storia (come la sottoscritta). C’erano poi i nostalgici che, al di là del finale, hanno sperato di poter tornare a Westeros grazie all’uscita di nuove serie spin-off.
Il loro desiderio è stato finalmente soddisfatto il 22 agosto 2022 con la messa in onda di House of the Dragon, serie annunciata già il 29 ottobre 2019 e tratta dal libro Fuoco e sangue di Martin. Questa volta, l’autore dei romanzi è anche co-creatore della serie insieme a Ryan J.Condal e Miguel Sapochnik, i nuovi showrunner a cui David Benioff e D.B. Weiss hanno passato il testimone. Condal si è occupato insieme a Sara Hess della sceneggiatura, mentre Sapochnik ha curato la regia dei 10 episodi che andranno in onda fino al 24 ottobre. Su Sky Atlantic ogni lunedì alle 3 di mattina sarà possibile visionare la nuova puntata con i sottotitoli in italiano mentre bisognerà aspettare una settimana per vedere la versione doppiata (la cui messa in onda sarà alle 21:15, sempre di lunedì). Tutta la serie sarà disponibile su Sky on demand e sulla piattaforma streaming Now.
172 anni prima della nascita di Daenerys Targaryen…
Sui Targaryen come sovrani dei Sette Regni è stato detto tanto durante le 8 stagioni di Game of Thrones. Sappiamo che la loro forza deriva soprattutto dall’essere affiancati dai draghi e che nella famiglia scorre il gene della follia. Con Daenerys abbiamo avuto modo di vedere luci e ombre di questa casata. La regina ha cercato di riconquistare il trono perso con l’ascesa di Robert Baratheon e di creare un mondo nuovo e più giusto. Alla fine, però, il delirio di onnipotenza ha avuto la meglio e l’ha portata a perdere tutto.
La pazzia di Daenerys è ciò che ha sconvolto (e irritato) la maggior parte dei fan della serie. Anche se sviluppata superficialmente negli ultimi episodi, i semi di questa trasformazione erano stati già piantati nel corso delle stagioni precedenti. Inoltre, la storia dei Targaryen è stata spesso scandita dalla presenza di persone carismatiche, ma impulsive, sanguinarie e prive di scrupoli. Gli stessi membri della famiglia si sono rivoltati l’uno contro l’altra per ambizione e per amore di quel trono così particolare. House of the Dragon vuole raccontarci proprio questo.
La serie è incentrata sulla “Danza dei Draghi”, la guerra civile che ha visto diversi candidati (molti della famiglia Targaryen stessa) contendersi il trono. Tra loro ci sono Rhaenyra, primogenita di Viserys I, e Daemon Targaryen, suo zio. Nessuna donna si è mai seduta sul trono di spade e la nomina di Rhaenyra come erede al trono sconvolge gli equilibri di Westeros.
Tra passato e presente
In scenari già conosciuti vediamo muoversi nuovi personaggi che agiscono secondo desideri e dinamiche che abbiamo già avuto modo di vedere in azione, ma che continuano comunque a piacere e ad appassionare.
La musica di Ramin Djaeadi (già autore dell’iconica sigla di Game of Thrones) che accompagna una delle primissime scene della serie (quella in cui Rhaenyra passeggia nel palazzo insieme all’amica Alicent) è esemplificativa in questo senso: le note riprendono melodie ormai celebri della vecchia serie interrompendole di continuo con nuovi motivi musicali. Ed è lì che ci si rende conto che siamo davvero tornati a Westeros. La sigla del secondo episodio ce lo conferma. Stiamo affrontando un nuovo viaggio, ma ritroveremo numerosi echi del passato (che sarebbe il futuro a livello narrativo). I social sono già ricchi di immagini in cui si mettono vicine Rhaenyra e Daenerys o si riprendono battute della nuova serie e le si confronta con altre simili del Trono di spade. C’è anche un richiamo esplicito alla Lunga Notte, quando Viserys parla con Rhaenyra a proposito della successione.
Questi rimandi servono principalmente a due scopi. Dal punto di vista tematico, raccontano di un’umanità destinata ad agire sempre allo stesso modo perché animata sempre dalle stesse passioni ed emozioni (che sia amore, senso della giustizia, paura, vendetta o ambizione). Un’umanità di un mondo fantasy in cui non è certo difficile riconoscere la nostra realtà. Dal punto di vista narrativo, invece, servono alla costruzione di un mondo credibile in cui perdersi così da conoscere qualche altro frammento della storia.
Una serie al femminile
In Game of Thrones la presenza maschile sembrava essere dominante. Cos’altro aspettarsi da un’ambientazione che ricorda il mondo medievale e da una storia che pone al centro la guerra e la politica? In realtà, le donne sono state un motore fondamentale della narrazione. Personaggi come Cersei, Daenerys, Sansa, Arya, Margaery non sono solo indimenticabili, ma hanno tutte uno sviluppo molto simile (pur nella diversità dei loro caratteri e desideri). Inizialmente, sono tutte strumenti nelle mani degli uomini di potere. Vengono usate per stringere alleanze o per indebolire il nemico. Ognuna arriverà pian piano a liberarsi dei propri dominatori e troverà la strada per emanciparsi e rendersi libera.
House of the Dragon si muove sulle stesse premesse. La prima scena vede Viserys Targaryen essere scelto come successore di Jaehaerys dal Gran Concilio di Harrenhal solo perché uomo. Rhaenys Targaryen, l’altra candidata, viene apostrofata come “la regina mancata” ed è costretta a muoversi a corte all’ombra di suo marito, Lord Corlys Velaryon, “il serpente di mare”.
La stessa Rhaenyra cresce portandosi dietro il senso di colpa per non essere nata uomo. Anche nel momento in cui viene nominata erede al trono non viene presa sul serio e continua a seguire le riunioni del Concilio Ristretto solo come coppiera. La madre le ricorda che il campo di battaglia di una donna è il letto su cui partorirà. Rhaenyra s’impegna per essere una buona principessa (è lei a risolvere la questione del furto dell’uovo da parte dello zio senza versare una goccia di sangue) e per creare un rapporto profondo con suo padre, ma finisce per essere raggirata anche da lui.
Anche la sua migliore amica e confidente, Alicent, verrà usata dal proprio padre per accrescere il potere della famiglia. Otto Hightower, primo Cavaliere, chiede a sua figlia di consolare il re dopo la morte della regina, spingendola a far innamorare il re di sé. È probabile che questo segnerà anche la rottura del rapporto tra le due, allontanandole e creando delle ferite difficili da sanare.
Nonostante non abbiano molto spazio di azione, le donne di House of the Dragon sembrano pronte a combattere per cambiare la loro condizione. Chissà se seguiranno le orme delle protagoniste che abbiamo già avuto modo di conoscere e di amare.
Il tempo di ambientarsi
Anche se i rimandi alla storia del Trono di spade sono inevitabili, siamo di fronte a un nuovo inizio.
I personaggi sono ancora tutti da conoscere e da esplorare. I primi due episodi si sono presi il loro tempo per presentarli e per porre le basi del futuro conflitto, ma si sente che c’è ancora tanto da scoprire (almeno per chi non ha letto il libro). Il viaggio è appena iniziato. Immaginiamo che cosa ci aspetta eppure c’è la forte sensazione di non sapere veramente nulla. E quindi, come dei novelli Jon Snow, attendiamo (im)pazientemente le prossime puntate.
La serie sin da subito si presenta impeccabile dal punto di vista tecnico. Scenografie, effetti speciali, trucco, movimenti di macchina e inquadrature sono di altissimo livello. Anche le interpretazioni sono buone (anche se, per ora, l’assenza di un carisma alla Peter Dinklage si sente). Il montaggio è stato particolarmente sorprendente nel primo episodio. I momenti in cui le scene dal torneo si alternano con quelle della camera da letto dove la regina Aemma sta partorendo o quelli in cui vediamo la proclamazione di Rhaenyra come principessa ereditaria intervallarsi con il dialogo con il padre davanti al cranio di Balerion sono ricchi di significato e contribuiscono a donare epicità alla storia. Non mancano neanche la violenza e il sesso a cui ci siamo abituati con Game of Thrones.
È solo nel momento in cui inizierete House of the Dragon che ricorderete quanto vi è mancato quel mondo. Io vi consiglio davvero di concedervi questa visione.
Federica Crisci