Game Of Thrones 8×03, non si può combattere la morte

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Raramente, in tutta la storia della serialità tv, c’è un episodio atteso quanto questo. Posso citare le puntate cardine del vecchio Twin Peaks, il finale di I Soprano o Breaking Bad, i vari finali di stagione di Lost. Ma, appunto, quasi sempre si parla di finali. Qui invece, pur essendo nella stagione finale, siamo in presenza di una puntata evento come poche altre volte era stata concepita, realizzata e presentata.

E, quando si parla di Game of Thrones e battaglie, non ha deluso le attese. Al contempo, quando si parla di Game of Thrones, ci sono anche molti “ma”.

Poiché è chiaro che nel finale di stagione, alla resa dei conti coi white walkers introdotti fin dal primissimo episodio, con una battaglia in un solo luogo nella quale tutti i personaggi principali, eccetto Cersei, sono coinvolti, non si può andare sotto la definizione di “epico” per descrivere quanto visto. Ma è altrettanto chiaro che nelle puntate di battaglia, e questo è accaduto ogni stagione, la narrazione ne risente sempre un po’

Palese, dopotutto, che si punti tantissimo sull’estetica, prima di ogni cosa. Mai in tv, e poche volte al cinema, la rappresentazione della guerra è stata tanto viscerale come in Game of Thrones. La regia di Miguel Sapochnick in questa materia è ormai una certezza. Per la serie la guerra è la trappola mortale per eccellenza, allo spettatore deve arrivare oltre ogni misura il soffocamento razionale, l’inevitabile frenesia dello scontro, l’irrimediabile caos e confusione che circonda ogni centimetro del campo fino a diventare, per chi ne è coinvolto, la più estrema esperienza sensoriale possibile: sangue, fango, urla, rumori, respiri, tutto è amplificato senza sottigliezze.

Stavolta, c’è da dirlo, forse un po’ troppo. Complice lo scenario notturno, la confusione cercata e voluta, la fotografia scura e il montaggio serrato hanno spinto fino al parossismo estetico, trasformando la scena da una sinfonia mortale a un mal di testa visivo. La tattica dell’accumulo difficilmente è efficace.

E poi, simpaticamente, vi invito ad un gioco, un drinking game. Bevete ogni volta che la situazione si salva con un deus ex machina. Occhio a non rimanere ubriachi, mi raccomando.

Arrivano poi le problematiche narrative.

Chi vi scrive non è assolutamente un fan del fantasy in generale e degli elementi fantasy della serie, sono quindi il primo ad essere felice che ci siamo liberati dei white walkers e, per il finale, si torna ai personaggi veri, intrighi e tradimenti. Ma dire così addio ai white walkers, in un nanosecondo, è piuttosto singolare. Vero che la serie li ha presentati come minaccia terrificanti, anche in questo episodio dipinti come invincibili, e poi non li ha mai sviluppati (c’è da dire che, data la loro natura, era pure difficile svilupparli). Ma toglierli di mezzo così, senza una spiegazione sui motivi e sugli obiettivi, senza capire chi fossero e cosa volessero, non è il massimo.

E abbiamo poi le risoluzioni dei personaggi. Si badi bene, nessuno voleva stragi di massi e un ritorno al sadismo senza cuore delle pagine di George Martin. Ma tra quello, e il poco coraggio degli autori Benioff e Weiss, ci deve essere una via di mezzo. In questa puntata non ci ha lasciato nessun personaggio primario, solo figure che avevano estinto la loro funzione nella storia, oppure non l’hanno mai veramente avuta. Ripeto, non che si volesse veder morire personaggi storici a tutti i costi, ma quale miglior occasione? Soprattutto considerando come era stato costruito il tutto nello scorso splendido episodio.

Indubbiamente questo episodio rimarrà negli annali, non solo della serie ma della tv in generale, per il suo enorme impatto emotivo. Per la cornice da evento che ha incollato chissà quanti al piccolo schermo. La forza emozionale, il potere dell’hype, la soddisfazione del gesto finale di Arya (esecutore più perfetto non si poteva trovare davvero) hanno soverchiato i meriti dell’episodio, quasi in maniera sproporzionata. La qualità dell’episodio passa in secondo piano di fronte all’epicità proposta, e la storia della tv era già stata fatta prima della messa in onda, praticamente.

Quale altra serie riesce a fare (o riuscirà a fare in futuro) qualcosa di simile?

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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