Chissà, conoscendo la situazione globale attuale, quanto bisognerà aspettare per rivedere Better Call Saul. Di certo, non poteva esserci viatico migliore per ingolosirci nella lunga attesa della stagione finale.
Che siamo vicini alla fine non ce lo dice, banalmente, solo il fatto che questa stagione appena conclusa è l’annunciata penultima. Ce lo dice soprattutto l’unione totale delle linee narrative: il mondo del Cartello e delle peripezie di Jimmy, dopo essere stati quasi due blocchi separati, adesso sono la stessa storia, e ciò ha giovato enormemente a una stagione che nel suo complesso può essere promossa a pienissimi voti.
Oltretutto, ce lo dice il traguardo emotivo raggiunto da vari personaggi. Nell’orizzonte di Gus, Nacho e Lalo non ci può essere che la fine dopo quanto successo, basta tappe intermedie. Jimmy ha già abbracciato Saul Goodman da tempo, serve solamente l’ultimissimo passo. E poi Kim il suo climax lo ha ormai raggiunto, virando di 360° da come avevamo imparato a conoscerla.
Io dico Kim, ma non sembra anche a voi Walter White?
Questo finale di stagione mi ha illuminato più volte in tale parallelo. Kim, il vero grande mistero di tutto Better Call Saul, l’enigma per i fan incalliti dai tempi di Breaking Bad, forse è il vero cattivo dell’intera serie. Abbiamo sempre pensato, fin dal primo episodio, che Jimmy diventasse Saul e ciò costringesse Kim a diventare una vittima. E se avessimo sempre presupposto male? Se fosse Kim a diventare “cattiva” trasformando Saul nella vittima costretta a cambiare?
Kim è sempre stato, oltre che il mistero, la bussola morale dello show. L’unico vero personaggio positivo a cui affezionarsi. Le volte che commetteva errori, o cadeva in trappole, erano spesso momenti causati dall’avvicinarsi alla nube tossica chiamata Jimmy/Saul. Ma ricordatevi, come ho detto fino alla nausea, Better Caul Saul è una serie sulle scelte, sulle decisioni prese. Sempre in totale volontarietà.
La Kim che abbiamo visto in questa stagione, e in particolar in questo episodio conclusivo, sceglie di essere più cattiva e spietata di Jimmy/Saul, quasi fino a spaventarlo. In quel “non sei te” che le dice, Jimmy diventa per un attimo il surrogato degli spettatori che non credono a quanto stanno assorbendo. Ma inizialmente anche noi non credevamo Walter White fosse così cattivo, e quando lo è diventato ancora davamo delle scusanti. Poi Walt ci ha detto che in realtà scuse non ne aveva, ha fatto tutto volontariamente perché voleva farlo.
E allora, Kim che nella scorsa puntata risolve la situazione creatasi con Lalo con le parole, è esattamente ciò che faceva Walter White. La Kim che escogita un piano vendicativo contro Howard solo perché punta nell’orgoglio dalle sue accuse, è esattamente Walter White che studiava piani diabolici con egoismo e orgoglio, anche se quegli atti malvagi spesso non erano necessari (chiedere a Mike).
Ricordiamoci, la caratteristica principale di Walt non era l’intelligenza, ma la fortuna sfacciata e l’orgoglio tracotante. Messo insieme, un mix letale. Kim adesso ha ereditato la seconda, e al posto della prima ha lo strumento chiamato Jimmy. Quel Jimmy ora, incredibilmente e paradossalmente, manovrato per amore.
Ancora una volta, come solo le grandi serie tv sanno fare, Better Call Saul ribalta ogni nostra aspettativa e la butta nel cestino. Essendo un prequel ha pochissimi misteri, ma quei pochi che ha sa come infittirli, intensificarli e ramificarli.
Che parta questa lunga attesa snervante verso il finale.
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Emanuele D’Aniello