Better Call Saul 4×09, la sincerità non è tutto

Better Call Saul 4x09

La scorsa settimana ho sottolineato come Better Call Saul sia una serie con un tema di fondo ben preciso: raccontare ed esplorare come le scelte che facciamo, e le conseguenze di tali scelte, abbiano un peso enorme da cui non si può scappare.

Se possibile, la puntata di questa settimana, la penultima di questa bellissima stagione, ha evidenziato ancora maggiormente questo aspetto.

Gus, e di riflesso anche Ignacio, pagano la scelta di non aver inflitto il colpo di grazia alla famiglia Salamanca, quando si poteva. Mike vede esplodere sotto i suoi occhi la responsabilità di aver sottovalutato le esigenze di Werner, e soprattutto aver riposto troppa fiducia in lui, trattandolo al di sopra degli altri, quasi come un suo pari, anzi, quasi come un suo amico. Kim, specialmente, paga la decisione di affidarsi al modo di lavorare ai limiti dell’illegalità di Jimmy, e seguirlo sempre e comunque.

E poi, ovviamente, ci sono le scelte di Jimmy stesso.

Il colpo di scena di non vederlo rientrare nell’albo degli avvocati del New Mexico, quando pensavamo fosse una formalità vedendo avvicinarsi sempre più la trasformazione in Saul Goodman, è notevole. Ancora di più, però, vedendo come ciò arriva: con una conseguenza delle proprie scelte.

Non è tanto la mancanza di sincerità il vero problema, che davamo per scontata conoscendo il personaggio. Per quanto Jimmy sia bravissimo a trattare e comunicare con le persone, ha sempre un retrogusto di fittizio e arrivista. Il problema, semmai, è esattamente l’opposto, un eccesso di sincerità che gli altri, ingenuamente, non comprendono. Jimmy davvero non ha più sentimenti residui per Chuck, Jimmy davvero non ama la legge. Alla domanda “cosa è per te la legge” Chuck avrebbe risposto subito, Jimmy ci ha dovuto pensare. Praticare legge per Jimmy non è mai stata una vocazione ma, appunto, una scelta e una conseguenza. Una scelta per emulare il fratello, una conseguenza per aver conosciuto Kim, un obbligo per ottenere il rispetto del primo e l’amore della seconda.

Il litigio tra Kim e Jimmy può apparire un po’ improvviso dopo quanto visto nelle ultime due puntate. Ma ciò che si son detti era già tutta acqua messa in pentola pronta a bollire. Per lei è troppo sostenere l’ambizione di una carriera vera di successo e l’adrenalina delle truffe con Jimmy. Per quest’ultimo è impossibile liberarsi dall’ombra del fratello e ottenere la piena fiducia della donna che ama. Soprattutto quando, in base ad una vita di scelte nefaste, pensa di trasformarla nella sua nuova “partner in crime”, come quando aveva Marco al suo fianco, un tempo.

Il peso delle scelte arriva già puntale e sferzante in un dialogo precedente tra i due. Quando si chiedono se continuare ad operare al limite della legalità possa avere un senso, un fine.

Jimmy già sa che non si può tornare indietro, anzi, ne è la prova vivente. Kim prova a giustificarsi dicendo che serve ad aggiustare le cose, a farlo solo per fare del bene. Ma, appunto, è solo una autogiustificazione. I due non sono avvocati divenuti vigilanti, ma due persone fragili che scelgono le vie più facili

Qui, forse, per la prima volta, esce fuori la vera sostanziale differenza tra Breaking Bad e Better Call Saul. Nel primo caso i personaggi “diventano cattivi” per fattori esterni: una malattia (Walter), un matrimonio sbagliato (Skyler), un condizionamento altrui (Jesse). Nel secondo caso, ora in Better Call Saul, si cede alla tentazione volontariamente, perché è la scelta più facile.

Tutti i personaggi adesso, improvvisamente e soprattutto volontariamente, sono sulla stessa barca. Nel finale di stagione scopriremo se sono destinati ad affondare, o qualcuno potrà salvarsi.

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Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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