I vincitori del Festival di Sanremo 2020 quest’anno mettono tutti d’accordo: davvero ben riuscito!
L’anno scorso sono stata molto critica nei confronti del Festival più amato dagli italiani e anche da me. Aspetto tutti gli anni, con grande ansia, le cinque serate di musica. Proprio come me, sono tanti gli italiani che lo fanno per ricordare come cambia la musica nel corso del tempo, per godere e gioire insieme alla propria famiglia, per cantare a squarcia gola la musica del nostro Bel Paese, che ormai non ha quasi più niente di bello…
Insomma per non pensare, ma soprattutto per tornare indietro del tempo.
Festival di Sanremo 2019: tutto truccato? L’Italia è in contrasto con il vincitore
Ero molto delusa dal festival delle mummie, degli scorsi anni, così lo definivo, dei matusalemme. Avevo proprio voglia di una grande ventata di aria fresca, nuova, pulita.
Così è stato. Finalmente quest’ anno sono stata accontentata. Complici tante innovazioni e scelte convincenti avvenute all’interno della Rai, che quest’anno dopo tanto tempo è stata in grado di catapultarci in una nuova dimensione.
Merito dello straordinario Amadeus, che ha condotto insieme al suo amico Fiorello, da ben 35 anni un Festival stupendo.
Si respirava un’aria diversa, davvero di amicizia, nel nome di una promessa, fatta dai due showman agli inizi della propria carriera.
Si erano ripromessi che, qualora fossero riusciti ad arrivare lontano, il Festival lo avrebbero condotto insieme.
Fiorello è un grandissimo one man show, ma nonostante questo era molto emozionato e aveva davvero il terrore del risultato, per questo negli anni precedenti, quando più volte gli era stata proposta la conduzione, aveva sempre rifiutato.
Probabilmente non era pronto, o più semplicemente aveva bisogno della sua spalla destra. Proprio così, perché si può dire che, più che un amico, Fiorello è stato il co-conduttore di questo festival di successo.
Al contrario, il suo compagno di viaggio Amadeus si presentava tranquillo, convinto di fare bene e andare per la propria strada, perché, come più volte egli stesso ha affermato durante le innumerevoli conferenze stampa, confermandolo anche nell’ultima:
“Quando un uomo fa bene il suo lavoro, non ha bisogno di parlare, se non di dimostrare, che quello che sta facendo lo sa fare bene ed è per questo che io ho fatto così. Semplicemente ho fatto bene il mio lavoro, perché ero convinto che così andasse fatto il Festival dei mie sogni e che avevo immaginato da tanto. Per questo sono l’uomo più felice del mondo”.
Devo dire che hai avverato anche il mio di sogno, caro Amadeus. Era da anni che sognavo un festival pieno di musica, di giovani, lontano dalle polemiche, che solo tu hai saputo ignorare e ingoiare con una estrema classe ed eleganza, che nessuno avrebbe saputo usare meglio, quindi: chapeau.
La chiave vincente, secondo me, risiede nella diversità dei due amici, così lontani eppure così supplementari l’uno dall’altro. Uno agitato, l’altro tranquillo, ma pronti a spalleggiarsi nei momenti di difficoltà per creare così, anche un po’ involontariamente, un grande spettacolo pieno di spontaneità.
Le canzoni erano tutte belle, ad eccezione di qualcuna, ma anche queste non possono mai mancare per fare la differenza.
Come ha affermato anche Tosca in una intervista con il grandissimo Vincenzo Mollica:
“Ormai sono tanti anni che partecipo a Sanremo, ma devo dire che l’atmosfera che si respira quest’anno è unica. Credo che sia il festival più bello che io abbia mai fatto”.
La percezione di cui ci parla Tosca, ma anche Piero Pelù, è quella dell’amicizia. Il frontman dei Litfiba si sente parte integrante di un gruppo di amici e completamente a proprio agio. Gabbani, aggiunge che questo è il Festival della condivisione, afferma che sia presente non solo sui social ma che ci sia una vera e propria condivisione tra la gente: “Siamo tutti amici”, dichiara.
Da aggiungere una nota di merito alla spettacolare scenografia, che con i suoi continui giochi di luci e i colori sgargianti, quest’anno è stata in grado di superare se stessa e portare una cornice meravigliosa per questo festival, ricco di innovazioni.
I numeri sono stati molto alti, nella prima serata si raggiunge il 53,3 % di share – anche se io mi aspettavo molto di più – e la seconda serata arriva a superare la prima: si giunge al 53,6%; per non parlare della terza, che anche senza la presenza dello straordinario Fiorello arriva al 54,4%.
Che sia tutto merito della grandiosità e la maestosità della poesia d’amore, ricca di arte e cultura che ci ha splendidamente decantato Roberto Benigni, il nostro orgoglio italiano?
Le Vibrazioni, in gara con "Dov'è", al secondo posto sul mio personale podio. Foto di Chiara Mirelli, fornita dall'ufficio stampa Parole & Dintorni.
Solo Amadeus poteva essere in grado di abbattere ogni tipo di barriera, proponendo un festival perfetto, corroborato anche da due artisti internazionali, finalmente freschi e davvero di valore: il cantautore britannico, Lewis Capaldi, e la splendida Dua Lipa, che portano finalmente una ventata di brio.
Non si vedono più teste bianche, ma giovani donne, bellissime (sì, perché essere belle non è un difetto, ma un pregio).
Sanremo 2020: moriranno come le “fidanzate di” o forse Amadeus intendeva altro?
Aggiungo bellissime dentro e fuori, perché anche quello non dispiace: dalla straordinaria Sabrina Salerno e i suoi look fantastici, alle due meravigliosi giornaliste di Rai uno, la mia preferita Emma d’Aquino.
Sì, lo ammetto, quando è in tv in diretta al TG1, a volte la lascio parlare e la ammiro incantata, solo per commentare i suoi strepitosi look e le sue giacchette/magliettine in pelle che le calzano a pennello.
La classe, lo stile e la bellezza sono un tutt’ uno nel caso di queste splendide donne, che si acchiappano il Festival e cavalcano il teatro dell’Ariston. In particolare Emma, con un bellissimo monologo sul giornalismo italiano, rapportato alla figura femminile. Mi è piaciuta molto.
Il mio vincitore è Achille Lauro, un artista completo, un ragazzo sensibile, in grado di arricchire il Festival con arte, musica, storia e cultura. Rappresenta davvero un’icona di altri tempi, pur avendo quasi la mia stessa età. Porta sul palco David Bowie, Giotto con la sua rappresentazione di San Francesco. Ci cattura la sua voce, la sua performance, le sue parole, la sua protesta.
Sembra denunciare le ingiustizie, con la classe di qualcuno che però non se la prende con nessuno, se non con tutti. Questa è la sua straordinarietà, particolarità che lo rende il vincitore. Presenza scenica esagerata. Il suo look ha lasciato tutti senza parole.
La performance più straordinaria degli ultimi anni sul palco dell'Ariston, Achille Lauro e Boss Doms si esibiscono a Sanremo 2020, "Me ne frego".
Ed ecco a voi la mia personale classifica dei vincitori di quest’anno, chi secondo me meritava il podio e chi resterà parecchio una hit o tra i più scaricati su Spotify. La mia playlist è già piena.
A proposito: se volete ascoltarci su Spotify con le nostre dosi di musica culturali, vi lascio il link.
La mia classifica:
1. Achille Lauro – Me ne frego
2. Le Vibrazioni – Dov’é
3. Elettra Lamborghini – Musica (Il resto scompare)
4. Junior Cally – No, grazie
5. Rita Pavone – Niente (Resilenza 74)
6. Paolo Jannacci – Voglio parlarti adesso
7. Levante –Tikibombom
8. Diodato – Fai rumore
9. Piero Pelù – Gigante
10. Elodie – Andromeda
11. Irene Grandi – Finalmente io
12. Raphael Gualazzi – Carioca
13. Pinguini Tattici Nucleari – Ringo Starr
14. Francesco Gabbani – Viceversa
15. Marco Masini – Il confronto
16. Enrico Nigiotti – Baciami adesso
17. Michele Zarrillo – Nell’estasi o nel sangue
18. Anastasio – Rosso di rabbia
19. Tosca – Ho amato tutto
20. Alberto Urso –Il sole ad est
21. Riki – Lo sappiamo entrambi
22. Giordana Angi – Come mia madre
23. Rancore – Eden
E come direbbe Fiorello, in questo Festival di Sanremo 2020: c’è del “successismo“!
Volevo dedicare questo mio articolo ad un professionista, un grande signore di tutti i tempi, lo straordinario Vincenzo Mollica, che prendo come esempio e che sarà la mia guida, in questo lavoro. Un giorno spero di diventare brava almeno un quarto di lui e di condurre in modo così eccellente le interviste – sempre con la domanda giusta e mettendo a proprio agio l’artista che ha di fronte – per diventare un grande giornalista come lei. Grazie dei suoi immensi contributi ai quali poter attingere.
Articolo e foto in copertina a cura di Alessandra Santini