Dopo Sanremo, le canzoni ri-ascoltate su Spotify tra conferme e sorprese

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Un altro articolo sul Festival di Sanremo? Non è finita questa agonia? Vi sarete chiesti leggendo il titolo di questo pezzo.

Eppure, se siete arrivati fin qui vuol dire che qualcosa vi ha incuriosito e che forse anche voi, come me, dopo aver risentito le canzoni del Festival in radio o su Spotify, avete cambiato le vostre impressioni.

Si sa, il live non è lo studio di registrazione. O almeno non lo è per tutti. Ci sono cantanti che sanno reggere benissimo l’esibizione dal vivo, arricchendola di quei virtuosismi che la versione commercializzata non consente, e cantanti che semplicemente sono in grado di riproporre la canzone in entrambe le versioni senza far percepire la differenza.

Certo, quando si parla di Sanremo 2019, si parla anche di esibizione dal vivo con un audio pessimo (la prima serata), si parla di cantanti che con tutto il rispetto hanno una certa età e questo incide su alcune voci (buonismi esclusi per l’indubbia auctoritas delle personalità in gara), si parla di cantanti che non erano in forma (Arisa durante la terza esibizione), perché chiaramente stiamo parlando di esseri umani. Conta anche molto il genere, ma devo dire che l’orchestra ha saputo ri-arrangiare bene anche canzoni più ostiche, come quella vincitrice.

Il Podio

Partiamo proprio da Soldi, quindi. La canzone del giovane Mahmood ha letteralmente conquistato Spotify quindi la risposta viene da sé. Per quanto mi riguarda mi ha convinta dalla prima serata, anche con l’esibizione live, quindi non mi stupisce che la studio-version stia riscuotendo tanto successo.

Ho molto rivalutato I tuoi particolari di Ultimo. A mio avviso dal vivo l’ha cantata meglio Fabrizio Moro nel duetto. Devo ammettere che registrata, però, la voce di Ultimo acquista il risalto che non ha dal vivo e la canzone ha un ritornello che entra in testa.

Il Volo è noioso dal vivo e noioso su Spotify. Per carità, i tre ragazzi hanno delle grandi voci e non ho nulla da dire sull’esibizione live, ma è proprio nel complesso che il trio risulta pesante. Con tre voci si potrebbe giocare molto, molto di più. Insomma, le potenzialità ci sono, ma come per Anna Tatangelo è sempre la stessa solfa. Le nostre anime di notte, visto che ci siamo, era impeccabile nell’esibizione dal vivo quindi registrata mi fa lo stesso effetto: noia.

Anna Tatangelo, una grande promessa (non mantenuta) della canzone italiana

Le conferme

Nonno Hollywood di Enrico Nigiotti. Cos’altro aggiungere a una grandissima prova di cantautorato italiano? Tematica originale, ottima esecuzione. Nigiotti sin dalla prima serata mi ha rapita con la semplice efficacia della sua canzone.

Solo una canzone degli Ex Otago più la sento più mi chiedo se sia stata scritta da Jovanotti, ma ne dubito. Mi sembra un’imitazione mal riuscita.

Achille Lauro, ora l’ho capito, con Rolls Royce a Sanremo voleva diventare il nuovo Vasco Rossi di Vita Spericolata.

Arriviamo alla mia più grande delusione, Paola Turci. Grande voce, grande interprete, bellissima canzone: ma L’ultimo ostacolo la doveva cantare un tono sotto, non c’è nulla da fare. Non mi spiego questa scelta.

Sanremo 2019 tra mummie e “voli” che non volano. Per fortuna c’è Nigiotti

Le rivalutate

Ho rivalutato la canzone di Loredana Bertè, Che cosa vuoi da me, quando l’ha cantata con Irene Grandi. Qui il problema è l’età e mi fa malissimo dirlo. La canzone è una hit rock a 360°. Bel testo, bella musica (anche se un passaggio del ritornello ricorda troppo Left Outside Alone di Anastacia), ma settant’anni sono settant’anni e dal vivo si sentono. La versione naturalmente registrata ovvia alla questione e rivela il suo potenziale, ovvero quello di una canzone che poteva vincere.

Idem con patate per Patty Pravo: dal vivo non è emerso minimamente il valore della canzone con Briga, Un po’ come la vita. Ascoltatela ora e fatemi sapere. Il ritornello è un classico all’italiana, ma ha il suo perché.

Per un milione è un tormentone, ma la rima non è voluta: l’avevano preannunciato. Onestamente l’avevo percepito poco, mi sembrava più orecchiabile Senza farlo apposta di Federica Carta e Shade. Invece la canzone dei Boomdabash è impossibile da dimenticare, il coro dei bambini è delizioso. Non posso dire lo stesso del duetto precedentemente citato: troppo banale.

Arriviamo a La ragazza con il cuore di latta. Bel testo, per carità. Peccato che la versione registrata faccia capire immediatamente che si tratta di un remake di Mary dei Gemelli DiVersi, dalla tematica agli acuti della vocalist alla fine… Irama, Irama, non si fa!

Rose viola di Ghemon l’ho molto sottovalutata. Lui ha una timbrica pazzesca, mi ricorda vagamente Alex Baroni. La canzone è molto intrigante, tra il pop e l’R&B, con un testo interessante, una prospettiva femminile raccontata da un uomo.

Dulcis in fundo, spezzo una lancia a favore di Arisa e della sua meravigliosa voce. Mi sento bene ha un testo incredibile, penalizzato dalle esibizioni live della cantante che evidentemente… non stava bene, passatemi il gioco di parole. Il pezzo è un gioco di virtuosismi canori che alla prima defiance distrugge tutto il castello. Ma prendetevi del tempo per riascoltarla perché Arisa si merita davvero una seconda chance.

Le non pervenute

Poi ci sono le canzoni che continuo ad ascoltare nella Playlist di Spotify e che non riesco a ricordare. Tanto che per menzionarle in questo elenco ho dovuto segnarmi i titoli per onor del vero. Certo, essere menzionati perché si è dimenticati non è proprio il massimo, ma queste canzoni hanno partecipato, a mio avviso, senza lasciare il segno, né dentro né fuori Sanremo. Alcune tipo Mi farò trovare pronto di NekAspetto che torni di Francesco Renga, sono la solita solfa. Da Renga mi aspettavo molto di più. Le altre onestamente faccio difficoltà proprio a ricordarle, melodicamente parlando. Le ascolto e niente, svaniscono.

    • Un’altra luce – Livio Cori, Nino D’Angelo
    • Abbi cura di me – Cristicchi
    • Dov’è l’Italia – Motta
    • Parole nuove – Einar
    • L’amore è una dittatura – The Zen Circus
    • I ragazzi stanno bene – Negrita
  • Argentovivo – Daniele Silvestri, Rancore, Manuel Agnelli

Alessia Pizzi

Laurea in Filologia Classica con specializzazione in studi di genere a Oxford, Giornalista Pubblicista, Consulente di Digital Marketing, ma soprattutto fondatrice di CulturaMente: sito nato per passione condivisa con una squadra meravigliosa che cresce (e mi fa crescere) ogni giorno!

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