“La verità su tutto”: l’abbiamo trovata?

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Dopo Vita mortale e immortale della bambina di Milano ho deciso di puntare su un altro autore italiano molto stimato per la lettura di febbraio dei Postumi Letterari. Questa volta, però, il nome non mi era familiare come quello di Starnone o di Foer. Ho scelto La verità su tutto, libro pubblicato da Mondadori a gennaio di quest’anno e già proposto per il Premio Strega.

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Devo ammettere che è stata una lettura faticosa, impegnativa di cui mi riesce difficile parlare perché siamo di fronte a un libro di grande personalità che, però, non incontra affatto i miei gusti. Ricorrendo alla solita similitudine alcolica, siamo davanti a un vino prepotente, di quelli costosi, famosi, invecchiati bene, ma che non esaltano le papille gustative. Almeno le mie.

Non posso permettermi di dire che Vanni Santoni non sappia scrivere o non abbia un’idea interessante da comunicare a proposito di alcune tendenze della società contemporanea perché non risponderebbe al vero. Semplicemente, del suo modo di raccontare tutto questo a me è arrivato molto poco.

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La trama di La verità su tutto

La verità su tutto è il racconto in prima persona della ricerca spirituale di Cleopatra Mancini. Questa giovane donna dalla vita apparentemente perfetta – un buon lavoro accademico, una relazione stabile con un’altra donna, una bella casa – inizia a farsi delle domande sul male nel momento in cui crede di vedere online un video porno di una sua ex fidanzata da lei tradita e abbandonata. Credendo di essere lei la causa del dolore che vede riflesso negli occhi della giovane del filmato, Cleopatra inizia a riflettere sui torti fatti agli altri durante la sua vita e cerca delle spiegazioni su quale sia la vera natura del bene e come perseguirlo. Da qui inizia il percorso che la porterà prima a studiare letteratura e teologia e poi a scovare realtà spirituali in giro per l’Italia.

Dopo qualche tempo passato a meditare sia in solitaria che in una piccola comunità di 6 persone, Cleopatra incontrerà Kumari Devi, una giovanissima ragazza allevata dai genitori per essere una “dea”, una figura spirituale di riferimento per le generazioni future. Con lei Cleopatra avrà modo di iniziare una relazione stabile e positiva, di perfezionare il suo credo – tanto da diventare Shakti Devi – e di fondare una sua comunità. Il numero di adepti salirà progressivamente fino a creare delle divisioni importanti all’interno dell’organizzazione stessa. Perché una realtà così seguita può mai disinteressarsi di politica? La tragedia è dietro l’angolo.

Le domande che sorgono spontanee durante la lettura sono essenzialmente due: quanto c’è di realmente spirituale nell’organizzazione che si viene a creare? La liberazione della propria anima può collegarsi a quella della comunità?

Una questione irrisolta

Il libro di Santoni è ricco di riferimenti ai movimenti spirituali e ai pensieri filosofici che si costruiscono intorno all’idea di bene e di male. C’è molta carne al fuoco, tanto che orientarsi diventa complicato. Io, almeno, non sono riuscita a seguire molti dei ragionamenti o dei dilemmi spirituali. Sarà che di mio conosco poco, essendo in un periodo di vita in cui i concetti di fede e tutte le dimensioni mistiche sono lontani da me. Ma credo che il problema sia anche la forma con cui questi temi vengono presentati.

Quello che a me sembra abbastanza evidente è che male e bene sono davvero due facce della stessa medaglia, lo yin e lo yang, due ramificazioni opposte della stessa essenza. Nella realtà non esiste l’uno senza l’altro e non è possibile eliminare uno dei due, tanto più se si conduce una vita in comunità. Forse è nell’ascetismo che si può trovare il proprio centro e il vero distaccamento dalle cose concrete, liberandosi così di ogni emozione negative. La condivisione della spiritualità può funzionare fino a un certo punto o almeno così sembrerebbe dimostrarci la storia del libro. Cleopatra sente di essere arrivata a un punto di liberazione quando è sola a meditare in una capanna fredda e isolata. Per quanto progredirà spiritualmente insieme a Kumari, non riuscirà a evitare il disastro, né a salvare altri se non se stessa.

La realtà con le sue apocalissi (si menziona la pandemia e la crisi ambientale) alimenta e distrugge la spiritualità e la fede. È ciò che spinge le persone a cercare qualcosa in cui credere e allo stesso tempo le porta a dubitare e demonizzare tutto.

È molto concreto e realistico il ritratto che Vannoni fa della ricerca individuale e collettiva del bene e del male. Sicuramente è un tema che tocca la contemporaneità e che non lascia molto spazio a facili ottimismi.

I personaggi

L’altro grande ostacolo al raggiungimento del bene è la natura egoistica degli esseri umani. Questo è sempre stato chiaro anche a chi cercava risposte laiche ai mali terreni. Ne La verità su tutto lo vediamo bene nel personaggio di Cleopatra.

Nonostante la sincerità e la bontà delle sue intenzioni, non ho potuto fare a meno di vederla come un personaggio profondamente ego riferito e, per questo, profondamente umano. Ciò che muove tutto il percorso della protagonista è la sua idea di essere stata responsabile di una grandissima sofferenza inflitta a un’altra persona. Peccato però che attribuirsi così tanto peso nella vita di un’altra persona è un pensiero molto egocentrico. Una delle donne a cui Cleopatra va a chiedere scusa per uno scherzo di cattivo gusto fatto quando erano ragazzine, glielo dice apertamente.

“Mmm… che tu voglia metterti ancora una volta al centro dell’attenzione?”

Forse, la vera liberazione dal dolore consiste nel ridimensionarsi e nel vedere chiaramente qual è la propria posizione all’interno della vita delle persone e, più in generale, del cosmo.

Cleopatra nel suo percorso non è alla ricerca di maestri o maestre. Anche quando incontra Kamuri sente la necessità di mettersi in competizione con lei, di rendersi indispensabile nella sua vita, di lasciarle qualcosa. Il suo lato spirituale – che emerge prepotentemente nei sogni o nelle intuizioni spontanee che ha alle volte – è spesso messo a dura prova dalla sua personalità. E, alla fine, non riesce a rimanere fedele a ciò che mette in piedi lei stessa.

Nonostante sia Cleopatra a raccontarci la sua storia è difficile entrare in empatia con lei leggendo il libro. Alle volte, riesce difficile anche capirne le motivazioni o i sentimenti. La stessa cosa si può dire degli altri personaggi che sembrano quasi delle apparizioni allucinate del suo racconto. Sono abbozzi su cui bisognerebbe riflettere per capirne motivazioni e azioni, ma, personalmente, mi sono fermata non riuscendo a interessarmi o a incuriosirmi davvero di nessuno.

Lo stile

Ciò che mi ha impedito di “entrare in contatto” con questi personaggi e di godermi la lettura è stato lo stile.

Ripeto, non mi sognerei mai di dire che Vanni Santoni scrive male perché è evidente che non è così. Tuttavia, le sue subordinate lunghissime, le tante parentesi, i numerosi termini desueti e regionali (“fola”, “balenghe”, “bubbole”, “esicasta”, solo per citarne alcune) hanno reso a me pesante la lettura. Non usa virgolette o trattini per i discorsi diretti e c’è un punto in cui gli spazi e la disposizione delle parole nella pagina servono a restituire l’idea di frasi che arrivano all’orecchio della protagonista come da lontano. Ci sono anche poesie, frasi in inglese, dialoghi scritti in maiuscolo. Tutte cose che non incontrano il mio gusto.

Inoltre, il tempo della storia è molto dilatato. Santoni si sofferma su alcune scene in maniera molto puntuale e precisa e sorvola su tanti altri momenti. Sono 300 pagine che ho sentito e che ho fatto fatica a mandare giù.

Chi dovrebbe leggere La verità su tutto?

La lettura di questo libro è adatta a chi piace riflettere su temi filosofici, non disdegnando uno stile articolato. Non è una lettura leggera e non credo che sia indicata per ragazzi o ragazze.

Il prossimo appuntamento dei Postumi Letterari

Inoltre, se avete voglia di condividere la vostra opinione sulla lettura di La verità su tutto, scriveteci all’indirizzo e-mail bookclubculturamente@gmail.com oppure su uno dei nostri canali social (Facebook e Instagram). Organizzeremo una live per parlarne insieme.

Per il prossimo mese ho deciso di puntare su una lettura a metà tra il distopico e il fantascientifico: Le portatrici di Jessica Schiefauer (Fandango). Nella trama ricorda molto Il racconto dell’ancella, ma al rovescio. Non sono le donne a essere perseguitate per il loro genere, ma gli uomini. È un libro che mi è capitato di trovare sfogliando il Robinson e che mi ha subito incuriosita. Speriamo bene! Abbiamo tempo fino al 15 aprile per leggerlo.

Buona lettura a tutti e a tutte!

Federica Crisci

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Sono laureata Lettere Moderne perché amo la letteratura e la sua capacità di parlare all'essere umano. Sono una docente di scuole superiori e una SEO Copy Writer. Amo raccontare storie e per questo mi piace cimentarmi nella scrittura. Frequento corsi di teatro perché mi piace esplorare le emozioni e provare a comprendere nuovi punti di vista. Mi piace molto il cinema, le serie tv, mangiare in buona compagnia e tante altre cose. Passerei volentieri la vita viaggiando in compagnia di un terranova.

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