Manhunt, il ritorno del gun fu

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Manhunt è quello che Terrence Malick avrebbe realizzato con To the Wonder se avesse avuto la medesima auto-ironia di John Woo.

Infatti, esattamente come era To the Wonder per Malick, questo nuovo lavoro del maestro asiatico è una summa totale e forse esageramente eccessiva di tutte le sue caratteristiche principali. Tutte eh, fino a farle risultare sopra le righe: pallottole, onore, etica criminale, rapporto simbiotico poliziotto-bandito. E poi le colombe, colombe che volano dappertutto tra i proiettili.

Eppure, Manhunt è un film assolutamente divertente, assolutamente riuscito. Conta l’innegabile gioia di rivedere John Woo tornare al suo cinema, al genere che lo ha lanciato e che anzi lui stesso ha creato, dopo un decennio non fortunatissimo a Hollywood e un altro decennio passato a fare filmoni storici in Cina. Questo è il territorio di Woo, punto e basta.

Ma il film sta in piedi soprattutto per la completa consapevolezza del regista su cosa sta realizzando.

Non c’è l’auto-parodia involontaria perché Woo trasforma il tutto in una commedia d’azione. Un regalo per i suoi fans, in pratica. Certo, ci sono ancora i momenti memodrammatici inutili del passato e la trama che possiamo totalmente prevedere. E non c’è più l’impatto visivo ed emotivo dei suoi primi film. Ma Woo è il primo a saperlo e decide di divertirsi e divertire dal primo all’ultimo istante. Superando, quindi, anche un budget ridotto lo costringe ad una resa estetica molto rozza e addirittura farsesca in taluni passaggi. Dopotutto, se si abbassa la creatività dopo così tanti anni di carriera non vuol dire che contemporaneamente svanisca anche il talento.

Un Woo che nel film si autocita direttamente più volte (il titolo del suo leggendario film A Better Tommorow è addirittura una battuta di un personaggio) significa un Woo che conosce i propri punti di forza e debolezze. E allora, quando può, varia addirittura: chi si sarebbe mai immaginato, conoscendo i suoi film, che la sparatoria iniziale fosse dedicata a due killer donne? Oppure che il finale fosse così positivo e così poco tragico?

“Se fosse un’altra storia ora saremmo morti” dice uno dei personaggi. Ed è vero, un tempo nei film di Woo si moriva. Ma ora, dopo così tanti anni, realizzare un nuovo hard boiled è come tornare casa, e farlo col sorriso sulle labbra. Dopo così tanti anni si vuol divertire e far divertire. E finché in slow motion, tra le pallottole, le colombe continueranno a volare, noi saremo più che contenti.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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