Che siano i brutti i personaggi del film di Cosimo Gomez, siamo sicuri. Che siano cattivi, è vero fino ad un certo punto. E allora, per una volta tanto, provo ad essere io quello veramente cattivo.
Dopotutto, forse prendendo troppo letteralmente spunto dal proprio titolo, Brutti e Cattivi è un brutto film. Detto onestamente, e senza mezzi termini. Saranno le scelte stilistiche rozze e ridicole, saranno i personaggi costruiti male e solo formati attorno alla loro disabilità. Sarà la trama che va avanti così liscia, con agganci che poi non tornano mai, oppure sarà la mancanza di risate genuine che non derivino dalle battute volgari e dal singolo aspetto fisico grottesco. Ma soprattutto, sarà il richiamare mostri sacri del passato cinematografico e poi lasciarli scivolare solo sulla carta.
Ora, io naturalmente non so quanto siano voluti i riferimenti e le ispirazioni a Freaks e specialmente a Brutti, Sporchi e Cattivi. Senza finire a scomodare I Mostri, già che ci siamo. Ma resta il fatto che la lezione dolceamara e grottesca di quei film è andata completamente perduta. Perché i personaggi del film di Gomez sono molto brutti e molto cattivi, in particolar modo l’uno contro l’altro, ma il film non graffia né nel ritratto sociale della disabilitata, e di come da essa possa uscire qualcuno che se ne approfitti, né nel ritratto personale di figure ai margini ma crudeli in maniera fine a sè stessa.
Classico caso in cui, quando un attore è bravo, e Santamaria lo è, possiamo definirlo sprecato.
Ecco, Brutti e Cattivi alla fine è un film sprecato, riduciamo tutto a questa definizione. Lontanissimo dalla lezione di Risi e Scola, è un film che conduce tutto verso il finale a tarallucci e vino, con la necessità di normalizzazione che di veramente cattivo non ha nulla. Anzi, è la cosa più banale che una commedia del genere potesse tirar fuori.
Probabilmente sono stato anche esagerato in questa critica, non lo escludo. Ma con un film che ci inganna mascherando lo zucchero col cinismo, qualcuno dovrà pur essere veramente brutto e cattivo.
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Emanuele D’Aniello
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