Venezia 2019 Day 9: una nuova serie tv di Roberto Saviano

roberto saviano a venezia 2019

Quasi arrivati alla fine della mostra del cinema, è la scoperta lo spirito che guida la scelta dei film. C’è in giro Roberto Saviano a Venezia 2019, ma la ricerca è più festivaliera (per la sua serie tv ZeroZeroZero ci sarà tempo). 

Non titoli di cartello, non titoli che riempiono le sale, ma sorprese che possono far felice la giornata del cinefilo. Questo è stato il mio caso stamattina, fortunatamente.

I due film del concorso infatti passati oggi hanno regalato buone soddisfazioni. Il cinese Saturday Fiction è una bellissima spy story ambientata durante l’occupazione giapponese della Cina, nel quale l’intreccio della storia è funzionale alle psicologie dei personaggi e ai rapporti che si creano tra loro. Persino la scelta del bianco e nero non è solo un vezzo per omaggiare i vecchi noir, ma suggella il doppiogioco sempre in atto. E poi, non fa male vedere ancora in grandissimo spolvero la divina e sempiterna Gong Li, una delle ultime vere star semplicemente perfetta.

E poi è stato il turno dell’unica opera prima in concorso, l’australiano Babyteeth. Dramedy agrodolce, è un film sulla malattia mai stucchevole e mai melodrammatico, anzi, tenero e affettuoso con le sue idiosincrasie. Il film crea un bizzarro punto d’incontro tra lo stile minima ispirato a Andrea Arnold e il mondo sopra le righe tipo Zach Braff, tra lacrime e divertimento. La regista esordiente Shannon Murphy ha, speriamo, un brillante futuro davanti.

Fuori concorso, il film di guerra Mosul è stato anche una sorpresa. Classico nella struttura e nella vicenda, ma ben girato e tesissimo, ha il merito di mostrare una prospettiva nuova: via protagonisti occidentali, e scenario a arabi contro arabi. Nel mostrare il terribile marasma del conflitto contro l’ISIS, si evitano così stereotipi culturali e cinematografici.

Sempre proveniente dal mondo arabo, ma di genere e tono completamente diverso, anche la commedia Arab Blues convince. Presentata in Giornate degli Autori, il film tunisino è una riflessione sentita e sincera sulla condizione femminile, ma finalmente leggera e vivace.

Insomma, anche senza titoli grossi o star da red carpet, o forse proprio per quello, il palato del cinefilo trova piccoli grandi film di cui saziarsi.

Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

COMMENTA QUESTA DOSE DI CULTURA

Lascia un commento!
Inserisci il tuo nome qui