Venezia 2019 Day 6: giorno di divi del passato, presente e futuro

mostra del cinema 2019

Abbiamo superato il giro di boa della Mostra del Cinema 2019 e, come ogni anno, la seconda settimana cambia pelle rispetto ai primi giorni.

Finito il weekend, i divi di Hollywood più fotografati tornano da dove sono venuti e lasciano spazio agli autori europei più cinefili. Il giorno 6 è una giornata di transizione tra le due anime del festival: ci sono film meno attesi, ma non mancano i grandi volti.

Dal passato, Julie Andrews arriva al Lido per ritirare uno strameritato premio alla carriera. Divertente che l’attrice di Mary Poppins, la tata che vola con l’ombrello, arrivi quando tutti devono aprire gli ombrelli per il meteo. Dal presente, appare Luca Marinelli col suo status di nuovo grande italiano. E per il futuro, il giovane Timothée Chalamet è quello per cui i ragazzini e le ragazzine urlano al red carpet.

Poi oltre ai volti, fortunatamente, ci sono soprattutto i film.

Fortunatamente però non è il caso di dirlo per Wasp Network, la prima grande delusione del concorso ufficiale. Il film di Olivier Assayas spreca tutto il grande cast a disposizione (Penelope Cruz, Gael Garcia Bernal, Wagner Moura, Edgar Ramirez, Ana de Armas) facendo vincere la noia e una regia stupefacentemente amatoriale per raccontare le vicende di spie cubane a Miami. Il grosso problema del film è quello di aver tanto materiale cui attingere, così tanto da esser buono per una serie tv, e spremerlo tutto in due ore. Vince quindi la faciloneria di salti narrativi schematici, l’impossibilità di approfondire personaggi e motivazioni.

Dal sudamerica invece arriva l’ennesima conferma dello stato di grazia del cinema cileno. Dopotutto Ema di Pablo Larrain era tra i titoli più attesi, e non ha deluso. La storia di una madre che fa di tutto, ma proprio di tutto per riprendere il figlio adottato che aveva frettolosamente abbandonato, è raccontata con una forza e passione cinetica da far spavento. Un film che grida Ema, un film di corpi che si muovono, di musica che esplode e sessualità che rimbomba. L’energia di questo film colpisce, e la sua vitalità abbatte ogni schema convenzionale.

Oltre le convenzioni si piazza anche Martin Eden, uno dei tre film italiani in concorso. Tratto dal romanzo di Jack London, ma completamente rimodellato e riadattato dal documentarista Pietro Marcello. Il film è un vibrante racconto sulle metamorfosi sociali e personali, sull’impossibilità di banalizzare la forza trainante dell’amore e sulla potenza del desiderio come motore unico per vivere. L’occhio di un documentarista, con gli inserti “reali” inseriti nel film, è fondamentale per accompagnare la visione con un sentimento tangibile. E di tangibile, come se uscisse fuori dal grande schermo, c’è anche la ferocia di Luca Marinelli, capace di navigare ogni registro interpretativo in due ore (debole, confuso, goffo, carismatico, pazzo, stanco, onnipotente) con un talento impressionante. Si conferma il miglior attore italiano della nuova generazione, e uno dei più magnetici in assoluto in circolazione.

E quando possiamo chiudere in giornata con un bel (anzi bellissimo) film italiano, siamo tutti più felici.

 

Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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