The Love Witch, una strega in Technicolor

La regista e sceneggiatrice Anna Biller torna al Torino Film Festival dopo Viva, film che riscosse l’approvazione della critica, omaggiando ancora una volta i Sex- thriller degli anni ’60 con The Love Witch, un lavoro unico scritto, diretto e progettato dalla Biller, dai costumi alla scenografia.

Elaine è una giovane strega con un grande problema: ama troppo. La sua vita sentimentale si è rivelata molto travagliata, il suo sogno è quello di trovare un uomo sincero che le dia amore e fedeltà. Dopo la morte del suo primo marito, si trasferisce in una nuova cittadina dove, nel suo appartamento vittoriano, si dedica a preparare incantesimi e pozioni da utilizzare su soggetti maschili per poi sedurli. Nel nuovo ambiente, Elaine non ha molti problemi a trovare uomini da ammaliare, ma i suoi incantesimi funzionano talmente bene da portare i prescelti all’esasperazione amorosa, fino a raggiungere situazioni spiacevoli. La strega però non si arrende e crede di aver trovato il suo vero amore nel detective Griff, affascinante poliziotto che sta indagando proprio su di lei.

Con un ritorno alle scene in Technicolor ispirate agli anni ’70, girate in 35mm, misto ad uno stile vittoriano con set sgargianti ed una colonna sonora tendente al rococò, la Biller ci presenta un film che offre non solo una gradevole qualità visiva ma anche una prospettiva femminista sui bisogni emotivi e sessuali degli uomini, a volte molto verosimili. La bellissima Samantha Robinson protagonista è padrona della scena, interpretando in maniera ironica e credibile la bella Elaine. L’unica pecca del film è, sicuramente, l’eccessiva lunghezza. Due ore sono troppe per un lavoro che in un’ora e mezza, o anche meno, avrebbe allietato molto di più lo spettatore, preso inizialmente dalla sferzante ironia e dal brio del racconto.

Ilaria Scognamiglio

Appassionata di cinema, social media manager, lettrice accanita.

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