Ecco come superare un cult con James Franco e The Disaster Artist, dal 22 febbraio in Italia.
Il regista dirige e interpreta la tragicomica storia vera dell’aspirante regista e famoso outsider di Hollywood, Tommy Wiseau, artista tanto passionale quanto discutibile.
Non sembrerebbe un bel periodo per James Franco, coinvolto in accuse a sfondo sessuale contemporaneamente al Golden Globe proprio per The Disaster Artist. Il 23 gennaio invece, durante le candidature agli Oscar (in programma per il prossimo 4 marzo), è rimasto fuori nonostante fosse tra i favoriti di questa stagione. Rimane in lizza la candidatura del film come miglior sceneggiatura non originale.
Sono convinta che questo incidente di percorso, che spero si concluda positivamente, porti fortuna agli incassi del film. Tutto sembra ricalcare il copione surreale della pellicola a cui si ispira, The room.
Cominciamo dal 2003, quando un perfetto e bizzarro sconosciuto decide di produrre, dirigere e interpretare una pellicola sciatta, dalla trama tragicomica e disgraziata, che si rivela un fiasco totale. Il protagonista di questa storia è Tommy Wiseau, che impegna nella realizzazione del suo sogno ben 6 milioni di dollari; sborsandone 5000 al mese nei primi tre anni per la pubblicità nelle strade di Los Angeles.
Infrangendo le regole di Hollywood, si autoproclama deus ex machina della sua creazione: è produttore, regista e protagonista contemporaneamente. La sua stessa vita è avvolta in un’aura di mistero sulle sue origini.
Ma il film diventa un cult negli anni successivi, un classico della visione di mezzanotte, un passaparola tra i giovani. Rinasce a nuova vita come un’araba fenice; trova la consacrazione in una realtà parallela all’establishment di Hollywood ma altrettanto potente, quella dell’underground globale.
Wiseau possiede l’energia, la motivazione, una forza espressiva che imbarazza e devasta; sovverte il concetto di eleganza e capacità interpretativa. Il film diventa un fenomeno di enormi proporzioni che attira chiunque, incuriosito dalla bizzarra commistione degli eventi.
Insomma, quasi un’icona punk del grande schermo. Lunghi capelli corvini, l’accento impastato e incollocabile malgrado si dichiari di New Orleans; di lui non si conosce la vera provenienza, probabilmente dell’Est. Incomprensibile è anche il modo in cui riesce ad avere enormi somme di denaro tanto da acquistare tutti i macchinari impiegati nella realizzazione del film.
Arriviamo così al 2013, anno in cui Greg Sestero, co-protagonista di The Room, pubblica The Disaster Artist, un racconto del suo trasferimento a Los Angeles dopo aver conosciuto Wiseau. Il memoriale spiega i giorni all’inizio della loro amicizia, quando entrambi erano aspiranti attori e vivevano a San Francisco.
Sestero aveva 19 anni quando si conobbero durante una lezione di recitazione. Divennero partner di scena dopo che Wiseau interpretò in modo strampalato uno dei famosi monologhi di Marlon Brando in Un tram chiamato desiderio; rimase subito affascinato dalla sue energia e malgrado il suo modo di recitare sopra le righe decise di seguirlo a Los Angeles.
Prima della pubblicazione da parte di Simon & Schuster, il libro finì nelle mani dello sceneggiatore/regista/produttore James Franco, che si trovava a Vancouver per le riprese di The Interview.
Franco non aveva mai visto The Room, ma si innamorò immediatamente del divertente ed affascinante racconto di Sestero sulla realizzazione del film; su come i due, opposti come personalità, avevano trovato l’amicizia nel mezzo di un vero disastro.
Lo sceneggiatore Michael H. Weber, che ha adattato The Disaster Artist assieme al suo socio di scrittura Scott Neustadter, ha visto nella fallimentare farsa di Wiseau e nelle sue origini misteriose una storia di ispirazione e speranza, frutto della mente di un appassionato.
Una volta completata la sceneggiatura, James Franco si è assegnato il ruolo di Wiseau e subito dopo ha scritturato suo fratello Dave Franco in quello di Greg Sestero, nonostante i due fratelli non siano mai apparsi prima nello stesso film.
Il cast stellare del film vede anche la presenza del collaboratore di lungo corso di Franco, Seth Rogen, Brandon Trost (direttore della fotografia), Dave Franco, Alison Brie, Ari Graynor, Bryan Cranston, Sharon Stone, Melanie Griffith.
Un film pazzesco, convincente, dall’ironia profonda e garbata, una ventata di gran respiro nel cinema americano. The disaster artist si preannuncia come l’incarnazione del nuovo sogno americano, orientato in una visione più sentimentale e rivoluzionaria.
Un messaggio che riequilibra in maniera democratica il concetto dell’estetica moderna: si può tentare un’affermazione personale fuori dai canoni prestabiliti delle leggi del mercato, una via alternativa alle proprie aspirazioni?
E perchè i fruitori dell’arte dovrebbero conformarsi a un criterio di bellezza vincente, drammaticamente fiera, senza le sbavature della quotidianità?
La possibilità di dare vita ai propri sogni esiste, e si attesta su diversi livelli di realtà, mondi che si incontrano, sentimenti che si intrecciano. Danno vita a profondi legami come l’amicizia, nel comune intento di concretizzare le aspirazioni artistiche. Franco/Wiseau compie un lavoro impressionante di immedesimazione del personaggio, sottoponendosi a lunghe sedute di trucco ad opera della bravissima Nana Fischer e dal protesista Andrew Clement.
Riescono a rendere i lineamenti del suo viso spigolosi aumentando la mascella e gli zigomi, conferendogli l’aspetto tenebroso del protagonista che ricorda, in alcune inquadrature, il Brandon Lee de Il corvo.
Rimane un mistero e una speranza il modo in cui delle caratteristiche di oggettiva bruttezza possano essere recepite come un superamento dell’ideale stesso di bellezza tanto da riproporne con la stessa intensità una revisione ironica e scanzonata, piacevole e intelligente.
La risposta è proprio nell’impotenza nel prevedere la propria storia personale, e di come la tenacia e l’aderenza alla propria natura possano costituire elementi vincenti per il successo.
Bella e grandiosa la storia di un’amicizia insolita che si trasforma in un patto di mutuo intervento nel tortuoso cammino verso l’arte. Un film irrinunciabile.
Antonella Rizzo