Terminator Destino Oscuro, a volte ritornano (non richiesti)

terminator destino oscuro

Se c’è un vero Terminator, è questa saga che proprio non riesce a morire. Nonostante i motivi per continuare ad esistere proprio non ci siano più. E se c’è una cosa che riesce molto bene al nuovo film Terminator Destino Oscuro, paradosso dei paradossi, è confermare e darci più ragioni per l’eutanasia che non altri motivi per andare avanti.

Si sperava che almeno il ritorno di James Cameron, in veste di produttore e soggettista della storia, potesse dare qualcosa di più. Invece Terminator Destino Oscuro è un generico blockbuster che ricicla e ripete tutto il già riciclato dai capitoli precedenti. Cameron ha deciso addirittura di cancellare dalla continuity i precedente tre film, e collegare questo nuovo capitolo al capolavoro Terminator 2 come sequel diretto. Ma niente è servito ad evitare un senso di deja vu privo di qualsiasi trasporto emotivo.

Prima di tutto è un film senza anima questo Terminator Destino Oscuro.

Generico lo abbiamo già detto, ma soprattutto incapace di sviluppare qualsiasi dei sottotesti da cui prende spunto (c’è persino l’immigrazione, che finisce per essere solo un accenno pretestuoso) e incapace di recuperare quel sentimento di orrore e predestinazione rispetto al futuro. Un sentimento nefasto che era la spina dorsale dei primi due film, dal quale nasceva una ricerca ostinata di ottimismo. Ora non c’è più niente di tutto ciò – forse perché i tempi in cui viviamo sembrano davvero apocalittici per taluni aspetti – e rimane soltanto un action ripetitivo che non conosce la parola “carisma”.

Quello provano a portarlo, a dir la verità, Linda Hamilton e Arnold Schwarzenegger. Sono loro due, ma era quasi scontato pensarlo e anticiparlo, gli elementi migliori del film. I loro personaggi, le loro interazioni, la forza che riescono a portare in ogni scena. Forse perché sembrano anche gli unici che riescono a divertirsi e connettersi sentimentalmente col pubblico. Una dote che soprattutto Schwarzenegger ha sempre avuto pur non essendo mai stato, e mai diventato, un vero buon attore.

Ma i due, ovviamente, non bastano a salvare la baracca. Non bastano quando è il concetto di fondo di Terminator Destino Oscuro a non bastare: ripetersi. Si triplicano le “forti” figure femminili, si riproduce la stessa trama e la stessa struttura, si cerca addirittura di riprendere le caratteristiche dei vecchi villain. Ma più che creare, il film scava nella fossa  non trova niente di veramente originale, veramente efficace. Inserire la storia di Terminator nel meccanismo dei franchise odierni è letteralmente solo una mossa commerciale, perché ogni scelta narrativa o estetica, in questo film come nei precedenti, hanno confermato che la storia della saga si era già esaurita benissimo nel secondo capitolo.

“Hasta la vista, baby” è la frase che vorremmo sentirci dire da Cameron dopo questo film. Pensare invece possa pronunciare “I’ll be back” suona come una minaccia, che il mito dei primi due film davvero non merita.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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