Dio è donna e si chiama Petrunya

Dio è donna e si chiama Petrunya

Al quinto film, finalmente l’Italia distribuisce un lavoro di Teona Strugar Mitevska.

Non è naturalmente un caso che questo capiti con la sua opera più riuscita, questo Dio è donna e si chiama Petrunya, sicuramente summa dei lavori precedenti e dei temi della regista macedone, ma al tempo stesso storia assolutamente attuale e topica dei momenti che viviamo.

Siamo in Macedonia, ma purtroppo potremmo essere in tanti parti del mondo, tristemente anche da noi, c’è da dire. La storia di una ragazza che rompe una tradizione religiosa e maschilista, e per questo subisce un fiume di misoginia violenta, è il simbolo di una condizione femminile ancora oggi perseguitata.

Un film, però, mai schiacciato dalla propria serietà e importanza politica. Mitevska ricorda di fare cinema, oltre che lanciare un messaggio, e con i toni della commedia e del dramma, con una regia curatissima e un’estetica sorprendente, riesce a dare maggiore efficacia alla sua battaglia politica. Si segue con con estrema godibilità Dio è donna e si chiama Petrunya, e senza momenti morti di riflessione fine a sé stessa lo spettatore rielabora con piena coscienza quanto vede.

Soprattutto, è una storia che non si piange mai addosso. La crudeltà maschile non diventa macchiettistica. La protagonista, Petrunya, subisce ma riesce a conquistare sempre più forza. È una donna scaltra, intelligente, testarda, che non fa una crociata simbolica ma semplicemente vuole farsi rispettare. Petrunya non è un simbolo, ma una donna che lotta per sé stessa. La sua “avventura” non la cambia, nemmeno la migliora, ma la rende consapevole che solo lei è artefice del proprio destino. Contro tutto, contro il sistema, ma con le armi giuste per affrontare le battaglie.

L’onestà e la bravura della Mitevska non dovrebbe stupire, soprattutto coloro che conoscono (pochissimi purtroppo, solo chi frequenta i circuiti festivalieri) il suo cinema da sempre concentrato sulle figure femminili. Semmai, stupisce che un film così arrivi dalla Macedonia, che si dimostra più coraggioso di tante altre scuole cinematografiche. Anche per questo, Dio è donna e si chiama Petrunya è l’occasione perfetta per scoprire questa interessantissima voce.

Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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