Penguin Highway, la recensione: crescere è un compito difficile

penguin highway

Al cinema solo il 20 e 21 novembre, Penguin Highway è il secondo appuntamento della Stagione degli Anime al Cinema, distribuiti da Nexo Digital in collaborazione con Dynit.

Penguin Highway è uno degli anime più surreali e strani dell’anno, tratto dal romanzo di Tomihiko Morimi. Il romanzo giapponese ha conquistato la critica vincendo il prestigioso Japan SF Grand Prize, e ora è stato anche adattato in un anime. Penguin Highway, di Hiroyasu Ishida, ha raccolto numerosi consensi da parte della critica e vinto numerosi premi, basti citare il Fantasia International Film Festival, il Best Animated Feature Film 2018, il Satoshi Kon Award e l’Audience Award. anime manga

Il protagonista, assolutamente adorabile, è Aoyama, dieci anni, studente serio e diligente che ama gli esperimenti e la scienza. Tiene dei quaderni su cui annota quotidianamente le sue osservazioni, le sue esplorazioni e i suoi “progetti”. Un giorno alcuni pinguini compaiono improvvisamente nella città in cui vive, e così come sono apparsi scompaiono. Quale sarà il mistero dei pinguini? Il tutto si complica quando la “sorellona” di Aoyama, di cui lui è segretamente innamorato, lancerà una lattina e questa si trasformerà proprio in un pinguino! (“Sorellona” è la traduzione di onesan, termine con cui in Giappone sono chiamate le ragazze tra i venti e i trent’anni: i due non sono parenti.) Cosa spinge la sorellona a produrre pinguini? E cos’è quel misterioso globo d’acqua che si trova nella foresta?

Gli amici, la vita, l’amore

Aoyama dovrà fare i conti con cosa significa crescere, condividere le informazioni con gli altri, collaborare. Ma, soprattutto, dovrà fare i conti con la morte. Non è detto che i nostri amici vivano per sempre, così come non lo faranno i nostri genitori. Quando poi l’irrazionale irrompe nella tranquilla cittadina giapponese, anche il freddo e razionale Aoyama dovrà fare i conti con la realtà.

L’anime è stato descritto come onirico, surreale, sci-fi, a volte troppo lungo e con troppa carne al fuoco. Sicuramente il film soffre di una certa lunghezza (2 ore), che però non ne inficia la bellezza. Il clima è sempre allegro e frizzante, anche nelle scene più drammatiche, e più di una volta scappa un sorriso allo spettatore in sala. Il lungometraggio è stato realizzato dal dinamico Studio Colorido, che ha già dimostrato nei lavori precedenti grande inventiva e padronanza tecnica e che in questo caso ha lavorato sulla sceneggiatura di Makoto Ueda. Lo Studio Colorido, lo ricordiamo, è nato da una costola dello studio Ghibli.

Valeria Martalò

Valeria Martalò
Classe 1989, laureata in Filologia Classica, originaria di Bari, vive dal 2017 a Milano, dove lavora nel mondo dell'editoria e della comunicazione.

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