La vita di Pavarotti è raccontata da Ron Howard, in un documentario emozionante presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Per chi non ha mai approfondito la vita e la carriera di Luciano Pavarotti, il documentario realizzato da Ron Howard sul tenore italiano è assolutamente necessario.
Il regista Premio Oscar, infatti, porta sul grande schermo un caloroso racconto, coinvolgente ed emotivo, dallo storytelling tradizionale diviso in tre atti, raccontando la vita del tenore, dai suoi esordi nelle campagne modenesi fino ai palchi più importanti del mondo.
Luciano Pavarotti è stato uno dei tenori più amati di tutti i tempi. Per molti, la semplice parola “Opera” viene associata al suo nome. Il suo fascino, il carisma e la straordinaria capacità del cantante di arrivare al cuore del pubblico gli valse un livello di fama alla pari con la più grande delle pop star.
Gioia, romanticismo, tristezza e speranza: queste le emozioni che si respirano attraverso le immagini messe insieme da Ron Howard che, senza fuoriuscire dalle righe, riesce a raccontare con semplicità un uomo non perfetto ma che è entrato nel cuore di tutto il mondo.
Attraverso il susseguirsi di interviste e filmati d’archivio, Howard racconta una storia commovente e profonda, dagli umili inizi del cantante allo status quasi divino che è riuscito, con fatica e lavoro, a ottenere nel mondo dell’opera lirica. Il filo conduttore del documentario Pavarotti è la riflessione sul genio dell’artista, che per lui ha avuto sia dei lati positivi che negativi, come spesso accade per star del suo calibro.
Il film è stato realizzato in completa collaborazione con la famiglia, una partecipazione palpabile in ogni frame del documentario, grazie alle numerose interviste effettuate alle tre figlie di Pavarotti, all’ex moglie Adua e soprattutto a Nicoletta Mantovani, che ricorda il marito commuovendosi ad ogni parola.
Il materiale utilizzato include nuove interviste con la famiglia e anche con tanti amici, tra cui Placido Domingo e Josè Carreras, Bono Vox e tanti altri. Tra le interviste più forti realizzate per il film ci sono anche quelle con persone meno conosciute come la cantante Madelyn Renee, l’assistente personale di Pavarotti e in seguito la sua amante, e il feroce manager del cantante Herbert Breslin, che si dilettava della sua reputazione come “una delle persone più odiate nel mondo dell’opera”.
Queste testimonianze sono mixate con vecchi filmati provenienti da diversi momenti importanti della carriera del tenore. Tra questi, di notevole importanza sono la prima esibizione da pelle d’oca dei Tre Tenori alle Terme di Caracalla, nel 1990, e Luciano Pavarotti con gli U2 in Miss Sarajevo, canzone tanto desiderata dal tenore come protesta contro il conflitto armato scatenatosi in Bosnia ed Erzegovina.
A questi momenti, Ron Howard ha deciso di alternare alcune vicende della vita di Pavarotti, raccontate da persone a lui vicine negli anni, che mostrano le sue insicurezze e alcuni episodi di infedeltà.
Sicuramente, si percepisce che raccontare anche i momenti bui dell’artista non è un tentativo di denigrazione, ma semplicemente un modo per mostrare la sua umanità, per ricordare allo spettatore che nonostante una vita da Dio anche Luciano Pavarotti era un uomo come tutti gli altri.
Un uomo che sapeva amare anche sbagliando, che adorava il suo lavoro ma amava di più le sue figlie, una persona ironica nonostante la sua apparenza autorevole, che è riuscito ad avere cura del prossimo e a trasmettere il suo sapere musicale a numerosi professionisti.
Ilaria Scognamiglio