Il più grosso difetto che possiamo imputare al film, è quello di chiamare per tutto il tempo “super-maiale” il nostro animale protagonista, quando invece assomiglia molto di più ad un ippopotamo gigante.
E se questo è il difetto principale, capite subito che Okja è un film imperdibile. Badate bene, tale entusiasmo non vuol dire che il film sia perfetto, non voglio dire questo. Dopotutto non può esserlo quando la storia è passata sotto le mani di Bong Joon-ho, un autore che non conosce mezze misure e predilige un’impronta tonale il più possibile sopra le righe.
Allora immaginiamo Okja come un’offerta di carne tritata. Esattamente quella carne dall’apparente sapore paradisiaco che vediamo nel film. Proprio come il prodotto geneticamente modificato al centro della narrazione, un ibrido da laboratorio che contiene di tutto. Bong Joon-ho infatti mischia tanti aspetti nel suo film, e allora vediamo prima di tutto la favola per bambini. Poi la storia d’amicizia con un animale, un sottogenere floridissimo al cinema. Arriva poi il classico action per far schizzare l’adrenalina dello spettatore. Si passa quindi alla satira delle tecnologia e dei modi per combattere la fama nel mondo da parte delle corporazioni. E si chiude con la critica alle multinazionali e ai modi di sfruttamento degli animali, come un forte manifesto vegetariano. Tutto ciò, ripeto, senza mezze misure.
In questo enorme cocktail, come fa allora Okja a rimanere in piedi sena risultare indigesto?
Si può banalmente rispondere che Bong Joon-ho realizza il tutto con divertimento, con un grande occhio verso l’intrattenimento. E’ un film che stupisce continuamente e, specialmente nella prima metà, regala sequenze incredibili. Non annoia e, complice l’abilità del regista di non prendersi sul serio, nemmeno nei momenti più drammatici, mantiene intatto un costante senso di meraviglia.
Ma la risposta vera è che Okja, a differenza di molti film a tema, portatori di un messaggio, ha un enorme cuore. E’ un film realmente sincero, in cui la coinvolgente amicizia tra una ragazzina e un super-maiale, un’amicizia assolutamente genuina, è la bussola emotiva di tutto. Si può pensare a E.T. come primaria fonte d’ispirazione, anche se qui gli elementi horror non sono mai velati (c’è una delle più raccapriccianti scene di stupro mai viste al cinema) e il film rimane assolutamente un prodotto per adulti. Bong Joon-ho ricrea la sua stessa filmografia in questo lavoro. C’è infatti il dramma di Madre, l’horror fantascientifico di The Host, la distopia sociale di Snowpiercer. Ma appunto, Okja mostra come primaria l’importanza dell’umanità e dell’affetto, e tutti i manifesti politici rimangono solo come contorno.
Un cuore accompagnato dall’amore per lo spettacolo visivo, insomma. L’intelligenza del piccolo film accompagnata dall’ambizione dei grandi blockbuster. Grandi assolutamente non da poco, e per nulla scontati, nel panorama cinematografico contemporaneo.
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Emanuele D’Aniello