Mustang, un inno alle donne in Medio Oriente
Nel nostro piccolo mondo occidentale, la questione della disparità dei sessi è sempre all’ordine del giorno, e giustamente.
Ad esempio, per rimanere nell’ambito che in queste poche righe mi compete – il cinema – sono ormai mesi che si parla di quanto poco guadagnino le attrici in proporzione ai colleghi uomini, e ora molti grandi nomi stanno finalmente iniziando a ribellarsi.
Problemi che poi spariscono di fronte al vero dramma della condizione femminile a così pochi passi dalla nostra piccola fetta di civiltà. Mustang è un film che racconta la situazione di giovani ragazze nel mondo mediorientale moderno, e ci lascia un sapore ancora più amaro perchè tradizioni quasi medievali sono ancora vive e vegete nella Turchia che vorrebbe tanto entrare nell’Europa politica. E vedendo la cronaca recentissima, con le leggi sempre più repressive del presidente Erdogan o l’ondata di attentati che sta sanguinando il paese, Mustang assume un contesto ancora più potente.
Il film della giovane Deniz Gamze Ergüven, regista donna che si è formata a Parigi, segue le vicende di cinque sorelle orfane, di età compresa più o meno tra i 12 e 18 anni, allevate dallo zio, un tradizionalista misogino dai pesanti scheletri nell’armadio, e la nonna, una signora in costante conflitto tra la tradizione che rispetta e l’amore per le nipoti. Con una struttura episodica, ma legata da momenti chiave che ricorrono nel corso della storia e avranno tutti uno sbocco narrativo soddisfacente, Mustang ci mostra la condizione di queste cinque bellissime ragazze, i loro giochi, i loro desideri, l’oppressione che subiscono, i matrimoni combinati, i test della verginità, le tragedie e le piccole gioie. Il pensiero vedendo il film non può ovviamente non andare a Il Giardino delle Vergini Suicide di Sofia Coppola – e il paragone è ancora più azzeccato se pensiamo che sono due debutti di due registe donne – ma al tempo stesso le differenze sono abissali: se il film della Coppola decideva di abbracciare e mostrare la tragedia, Mustang invece è un inno alla vita e all’emancipazione giovanile/femminile, una storia di formazione piena di momenti leggeri che va a braccetto con gli episodi più brutti e terribili, così come la vita dopotutto.


La grazia, forse, è il vero obiettivo del film, il raggiungimento della grazia che solo un gruppo di sorelle forti e piene di desiderio possono raggiungere, cinque sorelle che sembrano quasi un personaggio unico, una ricerca che il mondo bigotto circostante, purtroppo così reale e contemporanea nella sua assurdità, ostacola ma senza la medesima forza delle ragazze. Non a caso, quando arrivano le porte blindate e le sbarre di ferro alle finestre, la casa diventa una vera prigione non per le ragazze, ma per i misogini tradizionalisti che non riescono più ad entrare, o meglio a mettersi in contatto col mondo delle giovani. Una metafora semplice ma potentissima, che fa di Mustang una delle rivelazioni cinematografiche dell’anno, un doloroso ma necessario specchio della nostra vicinissima realtà.
Emanuele D’Aniello