Amanti della musica elettronica accorrete, questo film è per voi!
Per tutti i veri nerd della musica, Le Choc du Futur di Marc Collin, fondatore dei Nouvelle Vague, è un film da non perdere. Come prima performance cinematografica, il regista ha voluto realizzare un tributo forse troppo riverente, che ricorda un gruppo di donne pioniere della musica “sintetizzata”, tra cui Delia Derbyshire, Laurie Spiegel e Wendy Carlos.
Protagonista assoluta è Ana (interpretata dall’affascinante Alma Jodorowsky) una pioniera della musica elettronica che vive nella Parigi di fine anni ’70, in cui il sessismo nell’ambito musicale è ancora all’ordine del giorno. La giovane donna, frustrata scrittrice di jingle, sta iniziando a vedere le possibilità di cambiare il paesaggio musicale grazie a nuovi strumenti per realizzare musica davvero innovativa.

In Le Choc du Futur, seguiamo le vicende di Ana, che vive provvisoriamente nell’appartamento di un suo amico musicista, che possiede numerosi macchinari per la progettazione di musica “artificiale”, un settore in cui Ana cerca profondamente di sfondare. La pellicola si svolge nell’arco di un’intera giornata, durante la quale la ragazza, grazie alla vasta collezione di sintetizzatori, tastiere e apparecchiature di registrazione, cerca di comporre il pezzo della vita, con suoni all’epoca ancora fuori dal comune.
La vita di Ana sullo schermo è ricca di riferimenti attraverso i poster, le copertine dei libri, copertine degli LP e la tecnologia retrò dell’era elettronica analogica presenti nella casa in cui abita.
Tutte ispirazioni che la porteranno poi a buttar fuori quello che ha nella testa, una creatività che per molti all’epoca era ancora inaudita ma che il suo gruppo di amici, appassionati come lei, acclamano come un inno al futuro. Ana è un personaggio che Marc Collin, in questa sua prima prova da regista, utilizza per incarnare diverse donne pioniere che hanno partecipato alla nascita e al riconoscimento dell’elettronica musica in tutto il mondo.

Nella prima parte del film, il ritmo è più coinvolgente: Marc Collin ci permette di entrare nel profondo della relazione tra Ana e il suo sintetizzatore, attraverso i battiti, i rumori, i suoni che compone insieme.
Questo aspetto prende il sopravvento su tutti gli altri personaggi, amici di Ana che vanno a trovarla, incontri che si svolgono in brevi momenti che passano inosservati rispetto alla sua voglia di continuare a comporre.
Le Choc du Futur riesce al suo meglio quando dà voce ad Ana e alla sua musica, che difende appassionatamente contro lo scetticismo di tutti quelli che le dicono di lasciar perdere, esplorando anche le divisioni generazionali che sono probabilmente una caratteristica di ogni generazione.
Una dedica appassionata, non brillantemente riuscita ma riservata alla nicchia di appassionati di musica e della sua storia, che però si rende gradevole anche per gli ignoranti in materia.
Seguiteci al Torino Film Festival 2019, qui la precedente recensione:
Ilaria Scognamiglio
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