Emoziona e commuove il nuovo film di Gianni Amelio, che ne ha scritto anche soggetto e sceneggiatura, ispirandosi liberamente al romanzo “La tentazione di essere felici” di Lorenzo Marrone.
Ambientato in una Napoli “borghese”, spesso ignorata nelle narrazioni recenti, “La tenerezza” racconta dell’essere padri e dell’essere figli e delle solitudini vissute dai personaggi.
Le vicende e i sentimenti di due famiglie si intrecciano tra il sorriso e il conflitto, sfociando anche nella violenza. Lorenzo (uno straordinario Renato Carpentieri), burbero ex avvocato, non riesce ad amare i suoi figli adulti. Tuttavia, con facilità gioca e dialoga con il nipotino e i figli dei vicini di casa. Lei (M. Ramazzotti) è piena di vita e diventa amica di Lorenzo, come il marito (Elio Germano, ottimo come sempre), un uomo problematico e angosciato. Cresciuto da una madre quasi anaffettiva (un’intensa Greta Scacchi), anche lui è in difficoltà nel rapporto con i suoi bambini.
L’elemento mancante per rendere più naturale la relazione tra questi padri e i loro figli sembrerebbe proprio la tenerezza. Proprio grazie a questo sentimento nei confronti del padre Lorenzo, Elena (la bravissima Giovanna Mezzogiorno) capirà che “la felicità non è una meta da raggiungere, ma una casa a cui tornare. Dietro. Non avanti. Tornare, non andare”.
Interessante anche il rapporto fraterno, tra complicità e gelosia, tra i figli di Lorenzo, Elena e Saverio (Arturo Muselli). E’ stata una scelta probabilmente opportuna quella di accennarlo soltanto, visto il rischio di arricchire troppo la storia.
Un film non leggero, ma da vedere, per l’altalena fra tragedia e speranza, sorrisi e commozione. Da godersi anche per le luminose immagini di Napoli, che Amelio ci restituisce insolita, ma riconoscibile nella quotidianità dei suoni e degli accenti, degli interni delle case del sud, dei piccoli riti, come il caffè e la lettura del giornale al tavolino del bar.
Stefania Fiducia