La Notte di Michelangelo Antonioni. Continua la trilogia dell’incomunicabilità

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Continua l’analisi della trilogia esistenzialista con la seconda pellicola del regista Michelangelo Antonioni: La Notte (1961). La pellicola rappresenta, inoltre, la seconda collaborazione del cineasta con l’attrice Monica Vitti.

Regia: Michelangelo Antonioni         
Cast principale: Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau, Monica Vitti, Bernhard Wicki, Rosy Mazzacurati
Nazione: Italia           
Genere: Drammatico
Anno: 1961

Trama

Milano, primi anni sessanta, nel fervore del boom economico. Una giovane coppia, Giovanni, uno scrittore di successo, e Lidia, sua moglie raccontano in una notte la loro crisi sentimentale che emerge scena dopo scena. Dopo la visita in clinica all’amico Tommaso, e la visita alla presentazione del nuovo libro, Lidia va via vagabondando per la città. Quando ritorna a casa, alla sera i due decidono di andare al tabarin come palliativo ad una monotonia quasi irreparabile. Neache questo sembra essere soddisfacente e i due si recano ad una festa nella grande villa dell’industriale Gherardini, che propone a Giovanni di assumerlo e di fargli scrivere un libro sulla sua impresa. Ben presto Giovanni subisce il fascino della diciottenne Valentina, figlia del padrone di casa. Da qui emerge il drama esistenziale di Lidia, la quale sperimenta la solitudine nonostante le numerose persone presenti alla festa. In questo contesto la protagonista rimane chiusa nel suo disagio esistenziale, prende le distanze dall’effimera felicità che mostrano le persone che la circondano. Dopo aver visto il marito baciare Valentina e aver appreso al telefono che Tommaso è morto, finisce per flirtare con uno sconosciuto, rifiutando però le sue avance. Quando Lidia si trova faccia a faccia Valentina, la donna non ha alcun timore nel rivelare che ormai il suo matrimonio con Giovanni è finito. A questa discussione si unisce il marito che insieme a Lidia lascia Valentina, visibilmente turbata. Sarà nel parco della villa che i due coniugi finalmente si confronteranno aprendosi ad una comunicazione assente nel primo film di Antonioni. Lei, dopo avergli letto una sua vecchia e struggente lettera scritta al termine di una notte di amore (che lui non ricordava nemmeno di aver scritto), ribadisce di non amarlo più, mentre Giovanni cerca inutilmente di riaccendere la vecchia passione, ormai sopita. I due fanno disperatamente l’amore, mentre la cinepresa gira loro le spalle.

Al centro della pellicola non il dramma ma la noia e l’insoddisfazione della borghesia del tempo

Secondo film della trilogia dell’incomunicabilità. Sebbene viaggi su un percorso diverso, La notte (1961) è vero e crudele tanto quanto il primo, L’Avventura, ponendosi rispetto a questo in una sorta di continuum esistenziale, ma più intimista. Mentre nella prima pellicola abbiamo la scomparsa di Anna, evento che rileva la drammaticità del film, ne la La notte si racconta la condizione precaria di una coppia che nelle ore che segnano il passaggio dal tramonto all’alba si scoprono svuotati e privi di speranza. Una crisi fatta di silenzi e vuoti riempiti dal frastuono di una festa. L’assenza di litigi e il mantenimento di tonalità emotive basse preparano la strada al senso di disorientamento e smarrimento. Al centro della pellicola ci sono temi come la noia e l’ansia, ma anche l’angoscia e la disperazione.

Attraverso il vagabondare di Lidia, Antonioni racconta il senso di solitudine che ogni uomo o donna sperimenta. Tuttavia, il cineasta non svela mai l’esatto stato d’animo dei suoi protagonisti, piuttosto ha premura di far emergere il senso di disorientamento e vuoto. Non conosciamo le conseguenze né le cause ma sappiamo cosa accade nell’hic et nunc.

Lidia diventa la bussola che guida lo spettatore con i suoi tormenti e le sue indecisioni. Con questa pellicola, caposaldo della tetralogia, Antonioni manifesta orgogliosamente la sua arte mettendo in scena un film ricco di significato e simboli, perché ciò che conta per il cineasta è il dover narrare e rappresentare la realtà del tempo

Dalla censura agli elogi degli intellettuali: il cineasta Antonioni accende il dibattito sulla sua cinematografia

Che Antonioni fosse un regista fuori schema è risaputo, soprattutto quando decide di raccontare un modo nuovo di fare cinema con questa trilogia. Come per il primo film anche per La Notte la censura non è tardata ad arrivare. La pellicola fu classificata dalla Commissione per la Revisione cinematografica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali come vietato ai minori di sedici anni.

La commissione inoltre impose i seguiti tagli:

a) Parte della scena dell’ospedale dopo il bacio iniziale tra Giovanni (Marcello Mastroianni) e la ricoverata (Maria Pia Luzi);
b) La parola “puttana” pronunciata da una delle signore che passeggiano nel parco;
c) Parte della scena finale del film quando, durante l’abbraccio finale, Giovanni e Lidia si distendono sull’erba, con una ripresa successiva della scena con una panoramica dove la coppia si intravede sul fondo, lasciando poi spazio solo al paesaggio. 

Nonostante la censura non sono mancate interventi di accoglienza verso quest’opera. In particolar modo, su La Notte si espressero Moravia e Pasolini. Quest’ultimo analizzò intelligentemente punti di contatto e differenze con il romanzo La noia dello stesso Moravia. 

La Critica che consacra il cineasta

Come per la prima pellicola anche La Notte ha suscitato il buon volere da parte del pubblico. Anche la critica non è tardata ad arrivare consacrando Antonioni quale maestro di un cinema moderno ed atipico. Non sorprende che proprio questo nuovo modo di fare cinema ha influenzato generazioni successive di cineasti (Malle, Godard, Wenders, Wong Kar-wai, Fatih Akın, Hou Hsiao-hsien, Kim Ki-duk) e movimenti (Nouvelle Vague).

Sebbene considerata datata, anche quest’opera realizzata da Antonioni è di difficile fruizione da parte del pubblico. Allontanandosi dalle esigenze sceniche della filiera del tempo, il cineasta continua il suo percorso continuando a raccontare la generazione dei “nouveaux riches”. Una generazione che vive di apparenze, dove lavoro, cultura e snobismo sono a farne da padroni. Una generazione, che è un po’ vicina alla nostra, deprivata dall’autenticità e incentrata su maschere che danno vita a personaggi che nel buio delle loro camere si svestono di personalità evidenziando il nulla di una vita vuota. Quella di Antonioni è una sfida che racconta una realtà culturale di difficile esposizione che si scontra con le correnti neorealiste e commedie all’italiana.

Tre motivi per guardarlo:

  1. Per la presenza di Mastroianni;
  2. Perchè la notte rappresenta il mal di vivere degli anni 60;
  3. Perchè se avete visto L’Avventura non potete accantonare La notte.

Quando guardarlo

Beh, è un film impegnativo e come per la prima pellicola anche questa può essere vista in qualsiasi momento purché lo facciate con la massima.

Angela Patalano

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IL VOTO DEL PUSHER
Regia
Sceneggiatura
Interpretazioni
Consigliato
Angela Patalano
Sulla carta sono laureata in Giurisprudenza ma la mia passione più grande è il Cinema e il mondo dell'entertainment in generale. Essenzialmente curiosa ed empatica. Goffa quasi alla Bridget Jones e tanto Geek.
la-notte-di-michelangelo-antonioni-recensioneAnche La Notte assurge a film di nicchia. Le tematiche affrontate stridono con il perbenismo raccontato da Cinecittà. Antonioni non teme la critica e mette in scena una pellicola dalla poetica elevata. Assistiamo ad una coppia che dal tramonto all'alba esplora il suo malessere interiore, fatto di silenzi, disorientamento e sesso. E' la generazione del boom economico osannata dal cinema fino a quel tempo, crolla vertiginosamente nelle pellicole di Michelangelo Antonioni.

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