Juliet Naked, il ritorno della rom-com di un tempo

Juliet Naked

Per una volta, i titolisti italiani hanno fatto la scelta saggia nel lasciare al film il titolo originale, Juliet Naked.

Dopotutto, Juliet Naked è realmente più azzeccato del titolo italiano del libro da cui è tratto, “Tutta un’altra musica“. Perché qui, in realtà, non c’è un’altra musica, non c’è aria nuova. È la musica che conosciamo tutti, quella della commedia romantica classica, né più né meno. Non è una diminutio la mia, anzi, semmai la constatazione che la rom-com può ancora dare tanto e, quando fatta bene, è ancora uno dei generi più godibili e soddisfacenti che il cinema possa offrire.

Certo, estrapolare “solo” la rom-com dal libro originale di Nick Hornby vuol dire perdere le sue riflessioni, talvolta anche feroci, sul ruolo della soggettività della critica, sull’inutilità del fandom, sulla mediocrità del maschio moderno. Ma è altrettanto vero che non è questa la sede per analizzare ciò, poiché l’errore peggiore da fare quando si giudica un adattamento, è giudicare il film mettendolo a paragone col libro da cui è tratto.

Pertanto, è giusto giudicare il film per cosa è, ovvero una divertente e ironica commedia romantica sulle seconda possibilità.

Il regista Jesse Peretz è certamente un esperto del settore. Se da Hornby ha preso il ritratto viziato dei maschi che non si rassegnano a vivere da adulti, oltre che la trama della vicenda, il resto lo ha traslato e “americanizzato” al suo stile semplice da artigiano del cinema. Ne esce fuori un’ironia sottile che mai diventa esagerata, una ricerca dell’amore che mai diventa sentimentalismo, e un forte bisogno di vivere al massimo il minimo che la vita offre. L’aspetto migliore del film è forse proprio l’analisi della quotidianità e della mediocrità (volontaria) dei personaggi, persone comunissime, afflitte da problemi comuni, che cercano di avere ancora una chance per poter andare avanti.

Il film fa tutto questo lavoro sicuramente senza picchi. Non sviluppa troppo questo discorso, oppure i personaggi. Lo fa quanto basta per familiarizzare con loro e con la situazione, e poi lascia che i binari sicuri (seppur prevedibili) del meccanismo da rom-com facciano il resto.

Quel resto che, fortunatamente, va in porto soprattutto grazie agli attori. L’ironia di Chris O’Dowd, la leggerezza di Rose Byrne, il carisma di Ethan Hawke (che pare nato per questo ruolo), fanno molto di più della sceneggiatura. Sono gli attori, la loro dinamica di squadra e la tenerezza che infondono, a convincerci che Juliet Naked sia un ritorno alla cara vecchia rom-com, più di quanto la carineria del film effettivamente faccia.

Il libro di Nick Horny, però, rimane comunque più consigliato.

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Emanuele D’Aniello

Emanuele DAniello
Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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