Nel nuovo film di Jean-Paul Salomé, Isabelle Huppert è Patiente: un personaggio stupefacente
La Parigi di Patiente Portefeux (Isabelle Huppert) non è la patinata città dell’amore tutta Arco di Trionfo, Torre Eiffel e Museo del Louvre: è una capitale in cui si fondono lusso e degrado, la lingua è declinata con vari accenti, la fortuna può sorridere e andarsene. Patiente lo sa bene, costretta com’è ad alternare le sue giornate tra il lavoro come traduttrice dall’arabo al francese, specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga capitanata dal devoto Philippe (Hippolyte Giradot), e le visite alla struttura dov’è ricoverata l’anziana madre demente.
Paziente solo di nome, affamata di vita vera
Patiente non ha nulla del nome che porta: i suoi sguardi, i suoi gesti, le sue intenzioni denunciano una brama di vivere che nemmeno la stanchezza, i pochi soldi, un marito morto prematuramente e le due figlie di cui prendersi cura sembrano poter mitigare. Forse è per questo che finisce con l’affezionarsi a quei nomi e a quelle storie che spia con le cuffie e traduce a chi di dovere, per poi ritrovarsele in carne e ossa durante gli interrogatori spesso violenti e a cui, suo malgrado, è costretta a partecipare.
Sotto l’hijab c’è tutto
Un giorno acquista una sua vecchia foto, scattata da un artista affermato: è ritratta, giovanissima, alla guida di un motoscafo sul Lago di Ginevra. Gli altri non possono saperlo ma si tratta dell’unica testimonianza che le resta di un passato avventuroso e bandito, seppellito chissà dove. Poi succede l’imprevedibile: il ragazzo che sta sorvegliando si rivela non essere uno dei soliti sconosciuti. Questo la spingerà oltre al confine della legalità, dove tutto le appare più autentico: è arrivato il momento di mentire e trasformarsi nella padrina, grazie a una notevole partita di hashish che le cambierà la vita.

Egoista, carismatica, generosa: e Parigi si inchina
“La Padrina – Parigi ha una nuova regina”, tratto dal romanzo di Hannelore Cayre “La bugiarda”, è il primo film in cui il regista Jean-Paul Salomé lavora con Isabelle Huppert. Ma non si direbbe vista la capacità di sfruttarne la versatilità, valorizzarne il talento e mantenerne il personaggio sempre sul filo dell’ambiguità. Al netto di qualche soluzione allegramente inverosimile per sbrogliare la complicata rete di inganni ordita da Patiente, la pellicola affronta con pungente ironia e buona dose di cinismo una serie di questioni estremamente attuali: la brutalità di certi metodi delle forze dell’ordine, l’integrazione culturale, le reali opportunità date e gli stereotipi affibbiati a chi proviene da un altro Paese o si trova in difficoltà. Tra tutti questi temi si muove leggiadra la padrina: egoista quanto basta per badare perfettamente a se stessa, carismatica quanto serve per avviare con successo la sua improvvisata attività, generosa quanto vuole per non lasciarsi dietro troppe macerie.
Un montaggio dinamico, dialoghi vivaci, giusto equilibrio tra commedia e leggera suspense, una colonna sonora irresistibile fanno de “La Padrina – Parigi ha una nuova regina” un piccolo gioiello imperdibile: come se non bastasse Isabelle Huppert.
Cristian Pandolfino
Foto in evidenza: © Photo Guy Ferrandis