Ghost in the Shell, quando la fantascienza non basta

ghost in the shell -scarlettjohansson

Inizio veramente a credere che, all’uscita da un cinema o comunque al termine della visione di un film, quando si sente come primo commento “visivamente bellissimo”, il film appena visto non sia piaciuto.

Tanti indizi fanno una prova, dopotutto provate a pensare quante volte avete pensato o detto “visivamente non si può dire nulla, però….” senza essere veramente convinti.

Ecco, quel però fa tutta la differenza del mondo.

La stessa sensazione si percepisce all’uscita da Ghost in the Shell, oltre a quel pizzico di amarezza in più. Dopo anni che Hollywood prova ad adattare il celeberrimo manga e anime giapponese che ha davvero segnato un’epoca, si doveva fare di più. Quantomeno dare una vera anima al film.

Ghost = Anima

Shell = Guscio

Forma e sostanza, alla fine, ciò di cui proprio i film campano. E’ allora quasi un sadico scherzo del destino che proprio questo film sia tutto “shell” e per cercare un vero e proprio “ghost” si deve scavare molto a fondo. Forse l’errore è anche a monte, ovvero affidare la regia a Rupert Sanders. Non ci si poteva aspettare molto da qualcuno che viene dalla pubblicità e ha girato prima solo Biancaneve e il Cacciatore. Anche a primo impatto, con un nome simile la produzione ha pensato soprattutto alla costruzione dell’impianto visivo. Insomma, con tutto il bene, Sanders non è regista esperto o autoriale che possa tirar fuori un qualsivoglia discorso tematico o idea da un simile progetto.

Che poi il Ghost in the Shell giapponese di anima, idee, temi, sentimenti ne aveva da vendere, come un feroce interesse verso il ruolo dell’identità personale di fronte alla tecnologia (non sarebbe stato attualissimo?).

Ora rimane solo il guscio, appunto, che ci regala una storia di fantascienza assai banale e praticamente zero sviluppo di intenzioni o emozioni dei personaggi. E però questo guscio, sottolineiamolo, è assolutamente impeccabile: gli effetti speciali sono fantastici, i panorami della metropoli del futuro sensazionali, i trucchi digitali di prima categoria.

Sì, questo non basta come avrete capito. Come ci insegnano anche grandi scrittori, la fantascienza è prima di tutto un genere di idee, e poi una visione materiale di un futuro ipotetico. Qui accade il contrario, purtroppo.

Più “ghost” e meno “shell” la prossima volta, grazie.

Emanuele D’Aniello

Malato di cinema, divoratore di serie tv, aspirante critico cinematografico.

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