Il ricordo di una grande Donna che Hollywood ha reso celebre e la cui eleganza, dolcezza e generosità ancora incantano e affascinano il mondo.
Audrey Kathleen Ruston (questo il vero nome dell’attrice) nasce a Bruxelles dall’assicuratore britannico Joseph Anthony Ruston e dalla sua seconda moglie, la baronessa olandese Ella van Heemstra il 4 maggio 1929. Solo in seguito suo padre aggiungerà al suo cognome anche quello della nonna materna, Kathleen Hepburn.
La piccola Audrey, a causa del lavoro di suo padre, trascorre la sua infanzia tra i Paesi Bassi, il Belgio e il Regno Unito fin quando, a seguito della separazione dei suoi genitori, non si trasferisce nella città olandese di Arnhem dove inizia a studiare canto e danza. Purtroppo, però, la situazione non è delle migliori: il morale della bambina è a terra per la lontananza del padre (che poi ritroverà e con il quale manterrà un buon rapporto sino alla sua scomparsa) e la Seconda guerra mondiale incombe.
La piccola cittadina dove vive Audrey viene occupata dai nazisti che requisiscono ogni bene e i generi alimentari sono di difficile reperibilità e questo fa sì che le condizioni di salute della bambina vengano compromesse con conseguenze anche nel suo futuro. Ad esempio, è anche a causa di questa malnutrizione che la ragazza, alla fine degli anni Quaranta quando ormai si è trasferita a Londra, sarà costretta ad abbondonare la danza dopo aver preso lezioni persino da Marie Rambert, l’insegnante di Vaclav Nižinskij.
Ed è proprio in questo momento che la giovane Audrey pensa di poter tentare la strada della recitazione. Il suo debutto risale al 1948 quando partecipa al documentario dal titolo L’olandese in 7 lezioni aprendole, così, le porte del teatro dove recita in alcuni musical. Tre anni più tardi, però, anche il cinema si accorge di lei e recita in ben due film: One Wild Oat di Charles Saunders e Vacanze a Montecarlo di Jean Boyer e Lester Fuller. Ad accorgersi di lei è anche la scrittrice Colette l’autrice della commedia Gigi e la sceglie per interpretare la parte della protagonista a Broadway ricevendo il prestigioso premio Theatre World Award.
È l’inizio della leggenda.
Audrey Hepburn a Roma
L’anno successivo William Wyler sceglie Audrey Hepburn per il fantastico ruolo della principessa fuggiasca nella Caput mundi bonariamente “(in)seguita” dal bel giornalista interpretato da Gregory Peck nel favoloso (è proprio il caso di dirlo!) film Vacanze romane.
È un successo. Al suo primo importante film da protagonista Audrey Hepburn vince, alla ventiseiesima edizione dei Premi Oscar svoltasi presso il RKO Pantages Theatre il 25 marzo 1954, l’ambitissima statuetta sbaragliando attrici del calibro di Leslie Caron (nominata per Lili), Ava Gardner (nominata per Mogambo), Deborah Kerr (nominata per Da qui all’eternità) e Maggie McNamara (candidata per La vergine sotto il tetto).
Hollywood è ai suoi piedi.
Dopo il successo di Vacanze romane e le repliche di Gigi ad Audrey viene proposto un ottimo contratto con la Paramount permettendole, così, di lavorare con i più importanti e prestigiosi registi e attori di Hollywood. Per la Hepburn si prepara un nuovo progetto ovvero la realizzazione del dolcissimo film Sabrina dove recita accanto a mostri sacri come Humphrey Bogart e William Holden per la regia di Billy Wilder guadagnando la sua seconda candidatura agli Oscar. Questo film, inoltre, la offre l’occasione di incontrare e conoscere uno dei suoi più fidati amici, ovvero lo stilista Givenchy cui sono affidati i suoi costumi. Nello stesso anno la Hepburn recita anche in teatro in Ondine dividendo il palcoscenico con Mel Ferrer, che di lì a poco diverrà suo marito (il matrimonio durerà sino al 1968), ricevendo anche l’Oscar per il Teatro, ovvero il Tony Award.
Audrey Hepburn è una stella. Il pubblico, la critica e Hollywood la acclamano. Nella seconda metà degli anni Cinquanta recita al fianco dei più importanti attori della “vecchia” Hollywood. Tra questi film è doveroso ricordare, Guerra e pace di King Vidor (1956), Arianna di Billy Wilder e Cenerentola a Parigi di Stanley Donen dove danza con Fred Astaire (entrambi del 1957) e La storia di una monaca di Fred Zinnemann (1959) che molti considerano una delle migliori prove interpretative dell’attrice che ottiene, così, la sua terza nomination agli Oscar.
Nel decennio successivo il successo dell’attrice non fa che consolidarsi ufficializzando il suo status di icona di stile ed eleganza ed entrando ufficialmente nella leggenda.
Nel 1961, infatti, l’attrice recita nel film firmato da Blake Edwards Colazione da Tiffany che Truman Capote scrive pensando a Marilyn Monroe rendendola indimenticabile con il suo tubino nero firmato Givenchy, con i suoi capelli raccolti e le perfette mèches bionde e, infine, con il suo impermeabile mentre corre per un vicolo alla ricerca del Gatto che diviene un inno alla Libertà e al vero senso dell’appartenenza. Poco tempo dopo la vediamo ancora sul grande schermo nuovamente diretta da Stanley Donen in Sciarada una comedy-spy story dove interpretata assieme all’affascinante Cary Grant mentre nel 1964 è Eliza Doolittle in My Fair Lady di George Cukor dove viene preferita a una ancora poco nota Julie Andrews (che nello stesso anno è la fiabesca Mary Poppins per la cui interpretazione vince il Premio Oscar).
La seconda metà del decennio, invece, vede la crisi con il marito Mel Ferrer e il successivo divorzio ma anche la quarta nomination agli Oscar per la sua interpretazione nel film Gli occhi della notte dove interpreta, per la prima volta, il ruolo di una donna non vedente. Da questo momento in poi la Hepburn diminuisce le sue apparizioni cinematografiche soprattutto dopo l’incontro con lo psichiatra italiano Andrea Dotti dalla cui unione nasce Andrea.
Degna di nota è la sua ultima apparizione sul grande schermo nel film di Steven Spielberg Always – Per sempre del 1988 in cui intrepreta un angelo dopo la quale diviene totale il suo impegno umanitario con l’Unicef di cui diviene ambasciatrice ottenendo dalle mani del Presidente americano George W. Bush la Medaglia Presidenziale della Libertà, ovvero il più importante riconoscimento umanitario che si possa conferire a un civile.
La morte
Prima di morire, però, aveva deciso di avvicinarsi al piccolo schermo conducendo il programma Gardens of the World with Audrey Hepburn la cui prima puntata andò in onda il 21 gennaio 1993, il giorno dopo la sua morte e per il quale ricevette un Emmy (l’Oscar per la televisione) postumo.
Così, la donna dagli occhi di cerbiatto e dal fisico esile che ha sfidato la Hollywood delle maggiorate fisiche scompare ma restano indimenticabili la sua dolcezza, la sua riservatezza e l’amore per la semplicità. Una donna che amava mangiare panna e ketchup e adorava cucinare per i propri figli. Una donna che agli abiti di alta moda preferiva i comodi jeans e i primi piumini.
Una donna che amava la televisione italiana prediligendo il nostro programma Canzonissima e che nutriva una grande ammirazione per Raffaella Carrà. Una donna dallo sguardo colmo di dolcezza divenuta simbolo di umanità, di generosità facendo (seppur involontariamente) del suo stile il simbolo dell’eleganza. In fondo, è stata la stessa Audrey Hepburn ad affermare:
La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossa né dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore.
Chiara Ricci
Le immagini contenute in quest’articolo sono riprodotte in osservanza dell’articolo 70, comma 1, Legge 22 aprile 1941 n. 633 sulla Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio. Si tratta, infatti, di «riassunto, […] citazione o […] riproduzione di brani o di parti di opera […]» utilizzati «per uso di critica o di discussione», nonché per mere finalità illustrative e per fini non commerciali. La presenza in CulturaMente non costituisce «concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera».