A 91 ci ha lasciato Harry Dean Stanton, probabilmente il miglior caratterista rimasto finora in circolazione. Senza dubbio, uno dei volti più noti e amati pur essendo stato rarissimamente in carriera un protagonista.
Harry Dean Stanton era esattamente così, sempre bravo. Sempre capace di rubare la scena nelle sue piccole parti. Sempre così dannatamente cool e carismatico, pur avendo un volto comune e un fisico magro. Ha cominciato a girare film negli anni ’50, ma è diventato popolare solo con l’età più matura. Per molti di noi Harry Dean Stanton è stato sempre vecchio, ed è sempre stato quel vecchio incapace di non lasciare il segno, abilissimo a trasformare con la sua calma la scena in cui appariva.
Si era fatto notare in Nick Mano Fredda e poi anni dopo in Missouri, ma ci siamo iniziati ad accorgere di lui solo con Alien, e aveva già 53 anni. Poi sono arrivati tra i tantissimi (ma davvero tanti) 1997: fuga da New York, Un Sogno Lungo un Giorno, Christine – La macchina infernale, Repo Man – Il recuperatore, Bella in Rosa, L’ultima tentazione di Cristo, Cuore Selvaggio, Fuoco Cammina con Me, Paura e delirio a Las Vegas, Una Storia Vera, Il Miglio Verde, La Promessa, Inland Empire, This Must Be the Place, 7 Psicopatici, la serie tv Big Love, la recentissima apparizione nel ritorno di Twin Peaks.
Ho lasciato per un ultimo, ovviamente, uno dei suoi rari ruoli da protagonista e il suo più noto, la sua miglior prova. Parlo di Paris, Texas di Wim Wnders, quando finalmente a 58 anni poteva essere il primo nome sul poster di un suo film. Nessuno riuscirà mai più a catturare quel misto incredibile tra coolness e sofferenza interiore come ha fatto Harry Dean Stanton in quel capolavoro.
91 anni, decine e decine di film: ci mancherà, ma il suo lascito è enorme.
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Emanuele D’Aniello