Ancora una volta la street art trasforma e rivoluziona il volto della periferia romana con un’iniziativa ancora più simbolica che coinvolge l’ex manicomio Santa Maria della Pietà di Roma.
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Tina Loiodice |
Il progetto “Caleidoscopio”, ideato da Maurizio Mequio e realizzato dagli artisti di Muracci Nostri (con il sostegno della Asl Roma E.), ha inaugurato un vero e proprio percorso artistico dove solo la grande espressività dell’arte di strada può sposarsi con l’impermeabile solitudine di un luogo che pare senza tempo. L’iniziativa è stata presentata ufficialmente lo scorso sabato 14 novembre all’interno dello storico complesso e alla presenza degli artisti coinvolti, del Direttore Generale della ASL RM E, del Direttore del Distretto 14 e del Direttore del Museo Laboratorio della Mente, realizzando una preziosa collaborazione con gli organi istituzionali.
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Mauro Sgarbi |
Dopo aver rivoluzionato il quartiere di Primavalle, questa volta la poesia e l’arte investono l’ex manicomio provinciale con un progetto di rinnovamento artistico e culturale che colora e dà vita ai vecchi ed abbandonati padiglioni dello storico edificio.
Grazie alla partecipazione di 28 artisti che hanno lasciato una traccia indelebile del loro passaggio sui muri di Santa Maria della Pietà, adesso un luogo che per anni è stato simbolo di isolamento ed emarginazione, è ora immagine di vita e rinascita.
Il progetto ha coinvolto direttamente anche i bambini delle scuole elementari e i pazienti psichiatrici e disabili delle comunità “Bambù” e “Fuori dal tunnel” che hanno saputo esprimere con la loro sensibilità sognante un’arte spontanea che sa di vita.
Primavalle e Monte Mario con i loro muri sporchi, segnati e rovinati sono ora case ed edifici dove lo scarabocchio sulla parete ha iniziato a gridare per essere sentito, dove la strada si colora e dove i muracci parlano anche a chi non ha tempo per stare ad ascoltare, dove l’arte si incontra con il cemento e l’asfalto e la strada diventa una tela su cui sognare.
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Carlo Lommi, Beetroot |
Cosa accade quando ad un artista viene lasciato uno spazio bianco da riempire?
Prima di realizzare il murales ho vissuto per tre giorni al Trullo nell’opera di Gomez, cercando di capire come fosse umanamente possibile affrontare “formati” tanto grandi, osservando ogni dettaglio della realizzazione del dipinto, dalla prima all’ultima pennellata e – senza che se ne rendesse nemmeno conto – è stato per me un grande maestro. Lì, in quelle ore, tra le parole di Poeta del Nulla e il bianco e nero di Gomez, ho trovato il coraggio necessario per prendermi la responsabilità di far nascere un’opera pubblica; quando metti al di sopra di te una riflessione comprendi come su quel muro non porterai solo te stesso, ma inviterai le persone a pensare e forse innescherai anche qualcosa di potente nelle loro menti. Vivo per l’arte e trovo non ci sia alcuna supremazia di linguaggio: in passato sono stata prevalentemente una pittrice e lo sono tutt’ora, ma mi muovo – mantenendo una coerenza espressiva con le opere pittoriche – tra la performance, la video-istallazione, la fotografia e negli ultimi tempi i murales. Qualunque medium è adeguato se può divenire strumento della nostra Anima.
E per quanto riguarda il tema?
Avevo già ideato un’immagine di rinascita, piena di positività e calore, ma è stato ascoltando quelle persone che ho compreso il centro, il focus: l’Ascolto.
Qui l’intervista completa.
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Ascolto Fetale |
foto Streetartrome
Le foto nell'articolo sono quasi tutte fatte dal sottoscritto e pubblicate sulla pagina
https://www.facebook.com/streetartaroma
Si prega di correggere la fonte.
Fatto. Scusi la svista, ma conoscendo il fotografo di Muracci Nostri ho dato per scontato che fossero le sue.