Primavalle prima era una borgata dove sorgevano solo palazzi e casette popolari. C’era molto prato, pochi negozi. senza alcun servizio pubblico. Venivano i pastori con il loro gregge e la gente quando doveva andare al centro diceva: “Vado a Roma”. Negli anni Cinquanta l’autobus era chiamato la Gallaraccia. Da Primavalle arrivava fino a Boccea e quando prendeva la salita del Forte Braschi la gente doveva scendere e spingere fino alla Piazza; il biglietto costava cinque lire. Il primo nome del cinema in Piazza era il Titanus. Cera un dormitorio pubblico, un depuratore e la strada Torrevecchia si chiamava strada romana dove si facevano le scampagnate. A Via Pietro Bembo c’erano i “grattacieli” di tre piani Alla fine di Pietro Maffi c’era un pazzo dove ci fu l’omicidio di una bambina di nome Annarella Bracci. In quei tempi i pochi negozi erano aperti anche la domenica. I bambini andavano a farsi il bagno ai tre fontanili dove c’era un vascone pieno d’acqua. C’era il negozio del carbonaro e anche il chiosco delle grattachecche. Delle signore mettevano un banchetto piccolo di legno con sopra mostaccioli, castagnaccio e zeppi dolci davanti alle scuole. Alla festa del quindici agosto tutti i negozi mettevano una quota e si faceva una gran festa con luci sulle strade, musica, bancarelle, giochi come l’albero della cuccagna, la corsa con i sacchi ed altri ancora.
street art roma
Questa è una delle tante testimonianze raccolte dalla mostra che la Biblioteca F. Basaglia di via Borromeo ha dedicato al quartiere che la ospita, Primavalle.
E il ventisettesimo quartiere di Roma, che un tempo non era che prato, ne ha viste davvero tante nell’ultimo mezzo secolo. Fatti di cronaca hanno turbato la quiete dei cittadini, processioni sacre, proteste e scioperi contro la disoccupazione hanno animato le vie che percorriamo tutti i giorni per andare a fare la spesa, andare a lavoro, prendere l’autobus. Protagonisti, spesso non benamati, della borgata sono stati spesso quei muri che portano il peso del tempo con le loro scritte, a volte solo dediche d’amore, altre, attacchi alla politica e ai mali della società.
Questi muracci, altro non sono che le mura delle case e delle attività, i pilastri del quartiere in cui il cittadino si identifica. Per questo, di fronte al degrado che spesso affligge la realtà abitata, nei migliori dei casi, accade che la comunità si armi per riconsegnargli l’identità che gli spetta.
Così Poeta del Nulla, alias Maurizio Mequio, ha coinvolto gli artisti del quartiere per conferire a Primavalle e dintorni un nuovo valore. E infatti, fino all’ex Manicomio Santa Maria della Pietà sono molti gli angoli baciati dalla street art.
L’inizio dei lavori è coinciso con la IV edizione della festa tradizionale Primavalle… mica l’Ultima, tenutasi verso la fine di Agosto. Una manifestazione dal titolo significativo, che ci tiene a sottolineare la raison d’être di luoghi spesso considerati marginali, e dunque, trascurati. La rivoluzione culturale ha avuto un grande successo stuzzicando la curiosità di molti in tutta Italia, ma il mio vuole essere il tributo di chi vive questo quartiere, di chi si rallegra quotidianamente nel vederlo rinascere.
Da questo momento i bambini potranno farsi domande su grandi disegni da imitare, piuttosto che sulle parolacce, le passeggiate nel quartiere trasmetteranno gioia, sia a coloro che hanno potuto immortalare la loro creatività, sia a coloro che ne fruiranno e basta. E la sera, quando si tornerà a casa, ci si sentirà meno soli al buio, perché le nostre spalle sono protette dallo sguardo dei nostri muracci.
Alessia Pizzi