“Pollock e la scuola di New York”: genio innovativo e maledetto

Pollock opere
Gottlieb, Adolph

La mostra “Pollock e la Scuola di New York” ha aperto il 10 ottobre 2018 e resterà all’Ala Brasini del Vittoriano di Roma fino al 24 febbraio 2019.

In mostra ci sono quadri eccezionalmente prestati dal Withney Museum di New York, fondato nel 1930 per gli artisti americani dell’epoca che non ricevevano la giusta “ospitalità” nei musei statunitensi.

Tra questi Jackson Pollock, l’ultimo della genia di quei pittori “maledetti” che parte da Caravaggio e passa per Vincent Van Gogh. Ma si possono ammirare quadri di tutti i maggiori esponenti dell’Espressionismo astratto, dell’action painting, del successivo Minimalismo. Ci sono Arshile Gorky, Adolph Gottlieb (autore della foto in evidenza di questo articolo), Franz Kline, Mark Rothko, Helen Frankenthaler, Willem de Kooning, per citarne solo alcuni.

L’esposizione ha un intento divulgativo, come dimostrato dalla conferenza di Sergio Gaddi che l’ha anticipata. A visitarla si ha l’impressione che sia un’immancabile occasione non tanto di ammirare i quadri di Jackson Pollock – che sono pochi rispetto ai 50 esposti -, quanto piuttosto di conoscere la Scuola pittorica di New York a cui Pollock è inequivocabilmente appartenuto.

L’intento dei curatori è che il visitatore possa accorgersi di due aspetti. Il primo è il ruolo di New York come capitale dell’arte contemporanea negli anni ’30-’40-’50 del Novecento. Il secondo è il ruolo di Jackson Pollock come cerniera tra un prima e un dopo nella pittura contemporanea.

Infatti, il pezzo forte della mostra è conosciuto come la “Gioconda” di Jackson Pollock: è la famosa tela “Number 27” dipinta nel 1950, che potete ammirare qui sotto.

Pollock opere
Jackson Pollock, Number 27

 

È un esempio perfetto della tecnica inventata da Pollock, il “dripping”, cioè il gocciolamento dei colori sulla tela. Pollock non si limita a dipingere, ma danza intorno a tele sempre più grandi, con movimenti centripeti e centrifughi. Tale danza è immortalata dal fotografo Hans Namuth, come possiamo vedere nella stessa mostra.

La genialità innovativa di Pollock e l’atmosfera della New York dell’epoca sono perfettamente rese dall’allestimento.

Pollock è un talento assoluto fin da giovane, quando cominciano però anche i problemi psichiatrici e di alcolismo. Picasso è il suo idolo e riuscirà ad eguagliarlo nella portata innovativa della sua arte. Con Pollock l’arte farà un enorme salto in avanti e non sarà più la stessa.

Ad agevolare la funzione divulgativa della mostra c’è il bellissimo allestimento. Questo fa un uso sapiente del multimediale e dei giochi interattivi per i visitatori, con relativa condivisione sui social network.

Si entra nelle sale attraverso una galleria a schermi led che ricreano le opere di Pollock. In sottofondo suona la musica jazz di Miles Davis.

Alcune tele sono illuminate da un faro ad occhio di bue, nella sala in cui si affiancano le opere di Pollock e quelle della moglie, Lee Kasner. Il mondo della pittura è sempre stato maschilista. Lo ha ammesso anche da uno curatori della mostra, Luca Beatrice, durante la conferenza stampa di apertura. Krasner non ha potuto dedicarsi adeguatamente alla sua arte e questa non ha potuto avere il giusto riconoscimento, finché il marito non è morto. Fino ad allora, aveva dovuto occuparsi di lui, alcolista e bisognoso di non essere oscurato in alcun modo dalla moglie. Pollock arrivò addirittura a chiederle di smettere di dipingere e lei accettò.

Pollock opere
Lee Krasner, Untitled 1947

 

Il video d’apertura della mostra è utilissimo per capire non solo l’arte di Pollock e degli altri pittori della Scuola di New York, ma anche per conoscere il substrato sociale e culturale americano in cui nasceva. Consiglio caldamente di sedersi a vederlo prima di iniziare ad ammirare i quadri.

Ma non sono solo video e schermi al led in cui immergersi ad accompagnare il visitatore nella mostra “Pollock e la scuola di New York”.

Divertente è anche poter guardare un video celebre, girato dal fotografo Hans Namuth, che aveva ripreso Pollock da sotto una lastra di vetro sulla quale dipingeva. Ci si sdraia su una sorta di chaise long collettiva. E, guardando il soffitto, si ha la sensazione che Pollock stia dipingendo il soffitto di vetro sopra di noi. Si riesce così a cogliere pienamente la tecnica “dripping”di Pollock.

L’allestimento si serve anche della fotografia per raccontare la storia di questi pittori della Scuola di New York, noti anche come “irascibili”. Questo stesso nome deriva da una celebre foto di protesta scattata dalla fotografa Nina Leen, esposta in una riproduzione nella mostra al Vittoriano di Roma.

Vi sono ritratti un gruppo di artisti, in posa e vestiti come banchieri, una sola donna tra loro. Al centro dello scatto c’è Jackson Pollock. Hanno tutti un’espressione adirata. La fotografia accompagnerà una lettera firmata da tutti loro indirizzata al Metropolitan Museum, che aveva escluso le loro opere da un mostra sulle nuove influenze della pittura americana.

Pollock opere
Mark Rothko, “Untitled (Blue, yellow, green on red) 1954

 

I dipinti della mostra “Pollock e la Scuola di New York” colpiscono tutti perché ognuno rappresentativo dell’arte specifica di ogni artista irascibile.

Il visitatore esce avendo imparato qualcosa su ogni pittore, ma forse frastornato da tanta varietà, visto che la Scuola copre un arco temporale di circa 40 anni e il movimento non è certo completamente organico.

Potrete, probabilmente, rilassare un po’ la mente dinanzi ai due quadri di Mark Rothko (tra cui quello poco più sopra) che quasi concludono la mostra. “La scelta cromatica, infatti, è rivolta a suscitare un momento contemplativo di assoluto silenzio dopo il dopo il caos gestuale e segnico dell’Espressionismo astratto”. L’approccio di Rothko è lirico e mistico. “Se Pollock rappresenta la forza, in Rothko si evince il pensiero, la lentezza, la meditazione”.

Stefania Fiducia

Splendida quarantenne aspirante alla leggerezza pensosa. Giurista per antica passione, avvocatessa per destino, combatto la noia e cerco la bellezza nei film, nella musica e in ogni altra forma d'arte.

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