La poetica del rigore: il respiro medievale di Tommaso da Modena

tommaso da modena
tommaso da modena

Bando alla contingenza, spesso esule da contenuti e significati, mentre l’epoca medievale delizia di perle poco conosciute come l’arte di Tommaso da Modena (1325-1379).

Nato a Modena da padre pittore, Barisino Barisini, dal quale eredita probabilmente l’imprinting artistico che deputa principalmente a una poetica storica. Sua patria d’arte sarà la città di Treviso, ove esegue nel 1352 gli affreschi per il convento domenicano di San Nicolò.

Il suo stilema, intriso di dettami giotteschi, si installa un impianto figurativo influenzato da un afflato fiammingo e da un virtuosismo tipico di Vitale. Una pittura ricca, decorativa, non statica, ma innovativa rispetto all’habitus veneto: una “nouvelle vague” che ha origine dalla provincia. Innovazione che si concentra nella personalità di Tommaso da Modena, considerato l’espressione della contingenza pittorica e la rivoluzione degli impulsi visivi.

Un’opulenza dell’essenziale, dove il naturalismo sdogana ogni elemento immaginifico e esclusivamente decorativo. E’ la verità ad entrare in scena e a stigmatizzare la poetica del pittore che scruta il contesto storico-sociale e lo rapprende nella sua ritrattistica.

La carrellata di visi domenicani rappresentati nella loro individualità, nella loro mimica quotidiana a discriminare l’essenza interiore che li contraddistingue come unità e come coralità. Il vettore diventa l’introspezione psicologica dei dimoranti il convento di San Nicolò, ognuno immortalato con la dovizia di un cenno, di una venatura, di una cicatrice.

L’impianto compositivo nella sua concezione spaziale risulta piuttosto immaturo, non desta particolare interesse nell’artista improntato sull’elemento umano.

Punti di fuga, parallele, prospettive distorte che inficiano in un certo qual modo l’assetto realistico desiderato. Una costante nel comparto artistico di Tommaso che, dal ciclo di S. Orsola allo studiolo del S. Gerolamo, serba questa incertezza spaziale, seppure prodiga di particolari narrativi.

Le celle dei domenicani raffigurate assurgono a stigma del suo intento di verità. Una consueta ingenuità, con il conseguente patetismo, a descrivere l’habitus monacale viene sovvertita da una volontà maggiormente performativa, lasciando un respiro tardo-gotico alle forme.

Sulla colonna di San Niccolò oltre il San Gerolamo, anche un trittico con i santi San Romualdo, San Giovanni Battista e Sant’Agnese. Quest’ultima si staglia quale un ideale, un’icona di grazia, castità, di sentore apollineo. Mentre la Madonna e Santi della cappella Giacomelli nella chiesa di S. Francesco viene intesa come un polittico “aperto”, con principi di estetismo liberale e accenti toscani (si suppone un periodo di percorrenza dell’artista tra le colline sienesi). Un anticonformismo stilistico che denota una certa disinvoltura con l’approccio rappresentativo delle tematiche trattate.

Ma il nucleo fondante della poetica realistica di Tommaso risiede nel gruppo ritrattistico dei domenicani che si contrappone al pathos di Giotto e all’immaginifico di        Simone Martini.

Nelle Storie di S. Orsola lo spirito di fondo è sereno, pregno di umanità, di una freschezza quotidiana e intriso della abituale ingenuità spaziale che crea quella originale dialettica tra il vero e il distorto. Le tinte cerulee, fredde, che addensano l’atmosfera.

Il rigore pervade il trittico con la Vergine tra San Venceslao e San Palmazio (serbato nel castello di Karlstein, presso Praga). La tecnica condensata della pittura ad uovo volta ad imprimere la tela di una severità silente, immersa in una luce fredda.

Tommaso da Modena pittore artigiano di un’etica del quotidiano e di una risposta ad un misticismo privo di un contatto con il dato reale e il tessuto connettivo popolare. I lineamenti, a tratti prosaici investono la sua arte di una poetica, caricata, espressionista nella forma, intrisa di introspezione psicologica.

L’elemento naturalistico punge su soggetti di tipo sacro, connotandoli di un’aura “confidenziale”, vicina, non lontana dall’immaginario comune. Un innovativo punto di vista che sdogana alcuni assiomi estetici e contenutistici, per fornire una nuova anticamera all’umanesimo, ergendola su un impatto realistico e intimistico. Avvicinando ciò che è imponderabile e allontanando l’esasperato, Tommaso dona un contributo armonioso e originale.

Costanza Marana

Foto: Tommaso da Modena [Public domain]

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