Si è tenuta fino al primo aprile, alla Fondazione Stelline, la mostra “Oscura Luce”, che ha raccolto 12 opere di Roberto Ferri, interessante esponente della figurazione italiana.
La sua è una pittura dal gusto classico ma assolutamente contemporanea, caratterizzata da una tecnica che sfiora il virtuosismo.
Siamo sinceri: è un grande periodo per Caravaggio e per i suoi fan. A Milano fa furore la mostra Dentro Caravaggio e lo spin-off L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri (alle Gallerie d’Italia), e al cinema ha grande successo L’anima e il sangue. In questa linea si inserisce perfettamente Roberto Ferri, pittore tarantino (ma che ora vive nel Viterbese) famoso per essere finito in TV con le sue opere. Secondo lo stesso Ferri, l’attenzione che c’è oggi per Michelangelo Merisi è dovuta al fatto che la gente è stanca di vedere installazioni moderne con poca qualità e poco spessore. Piace invece l’idea di tornare a una pittura che fa parte della nostra tradizione, e Caravaggio significa tornare a qualcosa di sicuro. E’ un punto fermo della nostra tradizione, impossibile non restarne affascinati.
I quadri di Ferri sono stati scelti per il set della seconda serie di “Gomorra” andata in onda su Sky (“Liberaci dal male” e “Un angelo caduto” sono stati collocati ai lati della scrivania del boss Pietro Savastano). Ma non solo! Possiamo vedere le sue opere anche in “Sangue del mio sangue” di Marco Bellocchio, presentato al Festival di Venezia nel 2015. Bellocchio ha voluto una decina di opere di Ferri, tra cui “Sigillum”, per gli arredi della dimora del misterioso Conte.
Un veicolo per l’arte contemporanea
Come ci ha raccontato lo stesso artista, il contatto con Bellocchio è avvenuto tramite lo scenografo del film “Sangue del mio sangue”, Andrea Castorina. I quadri proposti al regista sono piaciuti tantissimo, tanto che nel film sono ben visibili circa dieci quadri dell’artista. I due si sono rivisti poi a Venezia, al Festival del Cinema. I quadri hanno così completato la scenografia e la tematica del film.
Per “Gomorra” invece sono stati scelti 4 quadri, di cui due inseriti nello studio di Savastano, il big boss della serie. Secondo l’artista questo è un buon veicolo per l’arte contemporanea, soprattutto per i dipinti, che non diventano solo un arredamento all’interno della scenografia ma accrescono il livello del film o della serie. E’ molto difficile affermarsi, infatti, per un artista contemporaneo, e questo è un modo per farsi conoscere.
Nato a Taranto nel 1978, Roberto Ferri è uno dei giovani esponenti della figurazione italiana. Sulla scorta della grande tradizione rinascimentale e poi barocca, ha saputo reinventare una pittura dal gusto classico ma assolutamente contemporanea. Un genere che oltre a Roberto Ferri, con diverse sensibilità, ha tra i suoi esponenti più noti e affermati Nicola Samorì, Agostino Arrivabene, Giovanni Gasparo.
Quella di Ferri è una pittura sublimata da una tecnica che sfiora il virtuosismo. Sugli elementi iconografici della tradizione si innestano strumenti tipici del surrealismo.
Le parole del curatore Crespi
“Il risultato”, sottolinea il curatore Angelo Crespi, “sono opere di una straordinaria bellezza, minata però da una profonda inquietudine, di corpi che si adeguano alla mollezza della ragione, colti nel dormiveglia, presi in quel soprassalto tra sonno e vita. Il nero è il limite dentro il quale sprofondano le certezze, il non colore che genera per esuberanza miracolosa la luce e dunque anche le cromie ma appena accennate, flebili e quasi momentanee increspature di una buia totalità.
Si compie così l’ossimoro della ‘luce oscura’ per chi è abituato di notte alla visione scotopica con cui si coglie prima la brillantezza, il baluginare delle cose, e solo dopo – scrutando – se ne apprezza la cromaticità. Le membra si radicano, sembrano sul punto di farsi altra scorza, in una metamorfosi solo in apparenza naturalistica. E invece, se guardata con attenzione, è una sorta di ibridazione meccanica, in cui gli ingranaggi o le catene rimandano a visioni ombrose. Rimandano ai miti di quella cultura romantica che si oppose in nome dell’oscurità e delle forze ctonie allo stolido ottimismo del positivismo nei confronti di un progresso senza fine”.
Biografia dell’autore e progetti futuri
Roberto Ferri (1978) è stato allievo per elezione dei grandi maestri del Cinquecento e del Seicento, da Michelangelo a Caravaggio, e poi dell’accademismo sette-ottocentesco. Ha esposto in molti paesi e in prestigiose istituzioni d’arte e musei, ha partecipato a importanti fiere internazionali e collettive. Non ha disdegnato neppure le commesse pubbliche di prestigio, realizzando opere straordinarie, come la Via crucis per la Cattedrale di Noto, ricostruita dopo il terremoto.
La mostra alla Fondazione Stelline ha ottenuto un grandissimo successo: 2.500 visitatori totali in circa 15 giorni, con una media di 180 visitatori al giorno.
Tra i futuri progetti dell’artista, c’è una mostra personale museo di Olomouc, vicino Praga, incentrata sul sacro. Probabilmente, inoltre, la mostra di Milano si sposterà a Palermo nei prossimi mesi. Sogni nel cassetto e obiettivi da raggiungere? Roberto non ha dubbi: spera che la pittura si affermi, e soprattutto che la pittura contemporanea abbia il giusto riconoscimento. E lui sicuramente è sulla buona strada.
Valeria Martalò