Il terzo appuntamento della “Storia a Processo” di Elisa Greco, andato in scena lo scorso 13 febbraio, ha visto difendersi sul palco del Teatro Eliseo Eva Duarte, meglio nota come Evita Peron.
La paladina dei descamisados, la donna più famosa d’Argentina, la moglie dello spregiudicato presidente Juan Domingo Peron, coraggiosa e spregiudicata, infinitamente amata e odiata.
Resa celebre al grande pubblico dal film di Alan Parker con protagonista la pop star Madonna, Evita, come sottolineato dalla stessa Elisa Greco, fu «una personalità carismatica e nello stesso tempo paradossale che comunque ha saputo cogliere i codici del populismo e i linguaggi della politica.»
A vestire i panni della Peron sul palco dell’Eliseo la bellissima Marisela Federici.
Elegante, nel suo lungo abito bianco e nero, Marisela ha risposto con sicurezza alle accuse mosse dal pubblico ministero, l’avvocato penalista e docente di diritto penale informatico Stefano Aterno.
Due i capi di imputazione pronunciati dal presidente della giuria, nell’occasione Raffaele Cantone, Presidente dell’ Autorità Nazionale Anticorruzione.
Riciclaggio di denaro e favoreggiamento personale per aver favorito alcuni ex gerarchi nazisti, riparati in Argentina per sfuggire alle maglie della giustizia internazionale.
Il dibattimento scorre rapido sulla scia degli attacchi di un agguerrito Juan Peron, interpretato dal giornalista Rai Giancarlo Loquenzi, (sua la trasmissione radiofonica Zapping) e la strenua difesa dell’avvocato di Evita, l’ottimo Andrea Purgatori.
Questi, giornalista, scrittore e sceneggiatore, ha dedicato alla vicenda della Peron più di uno speciale televisivo.
Non meno agguerrita la giornalista Sabrina Scampini.
Teste della difesa, ha sostenuto come Evita fosse malvista dai poteri forti per il semplice fatto di essere una donna potente e amata, una femminista che lottava contro l’Argentina maschilista del tempo.
Sabrina Scampini, esperta sulla vita di Evita Peron, più volte, nella sua trascinante difesa della donna prima che del mito, è stata energicamente stoppata dal presidente della giuria e invitata ad esprimere fatti e non giudizi.
Non sono mancati momenti di ilarità come quando ha ricordato che se, all’epoca ci fosse stato un Raffaele Cantone e una Autorità Nazionale Anticorruzione, i soldi forse non sarebbero stati distratti.
Vigorosa e circostanziata anche la testimonianza di Stefano Zurlo, in qualità di perito dell’accusa.
La firma del “Il Giornale” ha raccontato un episodio legato alla vita della Peron, poco noto ai più e ampiamente descritto nel suo Quattro colpi per Togliatti: Antonio Pallante e l’attentato che sconvolse l’Italia, edito da Baldini Castoldi.
I fatti risalgono agli anni Cinquanta quando la first lady argentina spedì ad Antonio Pallante, all’epoca in carcere per un fallito attentato contro il leader comunista Palmiro Togliatti nel 1948, una busta con un’ingente somma di denaro definendolo un combattente per la libertà”.
Accuse mirate ma che appaiono non scalfire l’inossidabile armatura di Evita, che durante il dibattimento è stata abile a spostare l’attenzione dei giurati sul quello che a suo avviso è l’unico responsabile: suo marito.
Il compassato Juan Peron ha cercato di respingere al mittente le accuse mosse dalla difesa, volendo apparire come un burattino nelle mani di una donna spietata e ambiziosa di cui, però, era follemente innamorato.
Ma francamente ha convinto poco.
La sensazione che serpeggia nell’emiciclo dell’Eliseo, nella fervida attesa della lettura del verdetto finale, è che Evita sarà assolta.
Le accuse mosse a Evita paiono davvero fugaci.
Al contrario emerge nettamente il ruolo del marito, vero responsabile di molti dei misfatti che hanno contrassegnato l’Argentina negli anni successivi al secondo conflitto mondiale.
Rispetto ai due precedenti appuntamenti, che avevano visto finire alla sbarra prima Marx e poi Augusto, l’impressione sulla scelta finale del pubblico appare chiara.
Ed Evita infatti viene assolta con un largo margine.
Alla fine ha prevalso il mito sulla donna, la leggenda sulla storia, il fascino sull’ambizione.
Non rimane che ricordare, mentre la bella e audace Marisela Federici raccoglie i meritati applausi, l’ultimo appuntamento con “La storia a Processo“.
Il prossimo 25 marzo ad essere condotto davanti alla giuria dell’Eliseo sarà nientemeno che Maximilian Robespierre.
Sarà assolto anche lui? Chissà!
Ai posteri l’ardua sentenza.
Testo: Maurizio Carvigno
Foto dello spettacolo: Federica Di Benedetto
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