Sul palco del teatro Eliseo è andato in scena il secondo dei quattro appuntamenti di Personaggi e protagonisti: incontri con la storia. Ad essere giudicato questa volta è stato nientedimeno che Augusto, il primo imperatore di Roma.
Dopo Karl Marx a essere processato, nel bel format di Elisa Greco, è stato il Divo Augusto, il primo imperatore di Roma.
A portare alla sbarra il fondatore del più grande impero della storia, è il poeta Publio Ovidio Nasone, che fu condannato da Augusto alla relegatio, nella sperduta e gelida Tomi, per aver con la sola forza dei suoi versi, minato la politica moralizzatrice e conservatrice promossa da Augusto.
Proprio quella sorta di confino, è stato il centro di tutto il processo che ha preso vita, lo scorso 5 dicembre, sul palco dell’Eliseo.
A presiedere la giuria, un perfetto e imperturbabile Giuseppe Ayala, già presente in precedenti edizioni di Personaggi e protagonisti: incontri con la storia.
L’ex magistrato e politico italiano ha dovuto faticare e non poco per contenere la vis polemica dell’imputato Augusto, interpretato dall’ex Presidente della Camera dei Deputati, Pierferdinando Casini e la logorrea di Ovidio Publio Nasone, a cui ha dato voce un simpaticissimo Francesco Rutelli.
Oltre ai due protagonisti, anche l’accusa e la difesa.
La prima sostenuta dal Pubblico ministero, interpretata dal sostituto procuratore del tribunale di Roma, Antonia Giammaria. La seconda, invece, dalla bravissima Cristina Rossello, avvocato ed europarlamentare.
Un dibattimento serrato che ha riproposto sul palcoscenico dell’Eliseo, l’annosa lotta fra potere e arte, fra legge e libertà d’espressione, un tema ancora oggi attualissimo.
A perorare la causa di Augusto e Ovidio, due testimoni d’eccezione. Per l’imperatore la stessa moglie Livia, interpretata dalla bravissima giornalista Annalisa Bruchi che, fedele all’iconografia classica della consorte imperiale, si è presentata avvolta da un casto velo rosso.
Per Ovidio, invece, Giulia Minore, (interpretata da Nathania Zevi) la nipote di Augusto, figlia di Giulia Maggiore che, al pari della madre, pagò con l’esilio l’essere invisa all’illustre avo.
A supporto delle rispettive posizioni anche due periti d’eccezione.
Per l’accusa l’archeologa Elena Francesca Ghedini, espertissima di Ovidio, suo il bellissimo libro Il poeta del mito, edito Carocci.
Rilevante anche il perito della difesa, il direttore del Museo nazionale della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci di Milano Fiorenzo Galli.
A fare da sfondo a questo processo vecchio di duemila anni, ma ancora straordinariamente attuale, meravigliose immagini.
Si tratta di alcuni frame provenienti dalla bellissima mostra su Ovidio. Amori, miti e altre storie, curata dalla stessa professoressa Ghedini e visitabile presso Le Scuderie del Quirinale a Roma fino al prossimo 20 gennaio.
Imperdibile la contrapposizione dialettica fra Augusto/Casini e Ovidio/Rutelli, con quest’ultimo che strappa più di una risata nella gremita sala dell’Eliseo, ogni qual volta ricorda i giorni trascorsi nella gelida e lontanissima Tomi, in Romania circondato da uomini bruti e donne pelosissime.
A rendere ancora più suggestivo questo processo, la lettura di brani dello stesso Ovidio, ad opera di Giulia Salvo, tratti, dall’Ars Amatoria e dai Trista, l’ultima opera scritta dal poeta originario di Sulmona proprio nel periodo della relegatio.
Alla fine è stato come sempre il pubblico a dover decidere, esprimendo l’inappellabile verdetto con i fatidici bigliettini di colore rosso o blu.
Avrà condannato o, invece, assolto colui che ereditò una Roma di mattoni lasciandola di luccicanti marmi?
Il responso è stato implacabile.
A poco è servita la strenua difesa di Augusto, che inutilmente ha cercato di sottolineare come quella condanna fosse organica al suo processo di moralizzazione e che l’attacco agli dei perpetrato da Ovidio, specie nella sua opera più famosa, Le Metamorfosi, fosse pericoloso per la stabilità di Roma, da poco uscita da decenni di terribili lotte intestine.
Vana, anche, la partecipata perorazione di Livia, che ha provato a difendere l’imperiale marito dall’accusa di essere stato un ipocrita, sostenendo da una parte la moralità e dall’altra sposando una donna, Livia per l’appunto, già coniugata e con un figlio.
Il pubblico ha sentenziato la condanna per il primo imperatore di Roma, responsabile di aver recluso Ovidio e la sua poesia.
Alla fine, almeno nel grembo dell’Eliseo, e non poteva essere altrimenti, l’arte ha prevalso sul potere, la cultura sulle rigide regole.
L’appuntamento con Personaggi e protagonisti: incontri con la storia è per il prossimo anno. L’11 febbraio, infatti, a sedere al banco degli impuntati sarà Evita Peron e anche in quel caso, nonostante tutto e tutti, a decidere sarà solo e soltanto il pubblico.
(Le foto dello spettacolo sono di Federica Di Benedetto)
Maurizio Carvigno